lunedì 4 ottobre 2010

Neko Adventure

Incontro
Parte unica

Jilien aprì gli occhi all’improvviso. Sdraiata su uno dei tanti tetti della città, aveva sentito un rumore, seppur minimo, di passi che si stavano avvicinando. Si alzò in fretta e furia, prese la sua borsa e corse verso il tetto adiacente. Arrivata a questo, continuò a correre per un altro paio di minuti, in modo da essere certa di non essere più in vista del possibile aggressore.
Da quando aveva ucciso il governatore tre giorni prima, non era mai rimasta per più di una notte in un quartiere, per paura di poter essere individuata e catturata. Doveva ringraziare il suo udito finissimo per essere riuscita a scappare in più di un occasione e la sua abitudine a non dormire, ma riposarsi solo in uno stato di dormiveglia che la teneva sempre in allerta, per essere riuscita a sopravvivere.
Quei passi che aveva sentito, però, non erano di un abitante. Erano diversi. Leggeri, misurati… impossibili da sentire per la maggior parte delle persone. Ma lei non poteva considerarsi un essere umano qualunque, anzi: aveva dei dubbi di essere persino umana.
Girandosi attorno per vedere se il suo aggressore fosse nei paraggi, notò un tetto su cui era stato montato una cisterna per raccogliere l’acqua dalle piogge che colpivano quella regione. Senza pensarci due volte, corse verso quel riparo e in paio di salti fu al sicuro.
Dentro la cisterna, guardò in alto: era ancora buio e il sole non si sarebbe fatto vedere prima di tre - quattro ore. Perlomeno si sarebbe potuta rilassare un attimo, e riposare ancora un po’.
Mentre si stava preparando ad un'altra ora di “sonno”, sentì di nuovo quei passi. Il suo cuore ebbe un tuffo: chi la stava inseguendo l’aveva vista? O gli assalitori erano più di uno?
I passi si fecero sempre più vicini: anche volendo, non sarebbe potuta scappare, paralizzata com’era dalla paura. Senza neanche vederlo, sapeva che chi si stava avvicinando era un professionista, forse un assassino. Il consiglio del re faceva sparire così chi uccideva un politico?
Mano a mano che i passi si facevano più vicini, sentì anche il rumore di una lama che veniva sfilata. Ormai non aveva più dubbi: stava per essere uccisa. Ma avrebbe venduta cara la pelle.
Prese il suo pugnale e si accucciò, pronta a saltare verso il suo aggressore. Contò i passi mentre il suo cuore batteva all’impazzata.
Ancora nove… otto… sette…
-So che sei lì dentro, e tu sai che io sono qua fuori- disse una voce femminile e sorprendentemente giovanile. Jilien rimase sorpresa. Davvero chi la stava per uccidere le stava rivolgendo la parola?
-E allora cosa aspetti a venire qua?- disse mentre gocce di sudore le imperlavano la fronte
-Credi davvero che io sia così stupida?- disse la ragazza -So che sei pronta a saltarmi addosso non appena io sia nella portata del tuo pugnale- Sa anche che arma uso? Pensò guardando la lama che teneva in pugno
-Senti, non posso spargere il tuo sangue, per il momento almeno- Fa anche la spiritosa? -Ma se non esci di lì con le buone, mi vedrò costretta a usare le cattive-
-Chi mi garantisce che non sei un assassino del re?- chiese Jilien , tentando di prendere tempo. Non si aspettava che la risposta fosse una risata di gusto, come se avesse raccontato una barzelletta. Jilien rimase sconcertata. Magari era qualche pazza che voleva diventare famosa uccidendo chi aveva pugnalato a morte il governatore…
-Io non sono pazza, né sono al servizio del re. Ma ti assicura una cosa: sono un assassina molto efficace. Potrei già averti ucciso, a non posso perché ci sevi viva-
Ci? -A chi servo viva?-
Sentì sbuffare -Senti, non ho tempo di rispondere. Vuoi uscire sì o no? Conto fino a tre per lasciarti decidere, dopodiché non sarò più responsabile delle mie azioni, intesi? Uno-
Jilien si sentì in trappola. Come poteva farla in barba ad un assassino, per giunta pazzo?
-Due.-
Guardò freneticamente in alto, in basso, sulle pareti della cisterna, ma non aveva via di scampo se non andare dritta contro chi la stava minacciando. Che scontro sia.
-Tre!- Jilien balzò fuori tenendo ben stretto il pugnale, pronta a sferrare il suo attacco. Grazie alla sua vista, riusciva perfettamente a vedere anche nella totale oscurità.
Atterrò davanti all’avversario e lo guardò negli occhi, l’unica parte scoperta del volto. Di colpo, il suo cuore ebbe un sussulto e sentì le gambe cederle improvvisamente.
Quegli occhi. Azzurri e freddi come il ghiaccio. Quelli dello strano tipo alla taverna. Quelli del ricercato per molteplici omicidi.
-Finalmente sei venuta fuori. Ora seguimi senza troppe storie.-
Jilien rimase paralizzata. Non può essere lui. Sono ancora viva e poi chi ho davanti è una lei. No, devo essermi sbagliata…
L’aggressore si avvicinò -Senti, già sono piuttosto contrariata per il fatto di doverti catturare viva, non mi istigare-
Jilien si riscosse e si mise in posizione di guardia -Mi vuoi? Vieni e prendermi!- Che cosa sto facendo?
La ragazza incappucciata sospirò -Va bene… l’hai voluto tu.- mise il coltello davanti alla faccia e guardò Jilien intensamente negli occhi -Vieni. Ti aspetto.-
Jilien non se lo fece ripetere due volte. Scattò in avanti urlando e fintò un affondo per saltare dietro alla ragazza che non si era mossa di un millimetro. Puntando il pugnale nella schiena dell’aggressore, disse: -È finita per te-
-Sicura? Fossi in te non starei in piedi con quella ferita…-
Jilien si sentì confusa -Quale ferita?-. La ragazza spostò il coltello sopra la sua spalla e Jilien notò che la lama era sporca di sangue.
-Ma come…- Jilien si sentì improvvisamente debole e notò che la sua casacca era umida. Portandosi una mano sulla pancia, sentì una fitta di dolore e guardandosi la mano notò che era sangue ciò che le stava inzuppando i vestiti. Si sentì cedere le gambe e si accasciò a terra.
-Ringraziami: non è letale, ma ti farà perdere i sensi quanto basta per portarti via.-
L’ultima cosa che vide furono gli occhi glaciali della ragazza, poi il buio l’avvolse.

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