venerdì 29 ottobre 2010

Alice - capitolo 7


….”Non ti preoccupare piccola, non ti preoccupare”…..

Carlo a questo punto abbandona immediatamente il pensiero del suicidio, ha ben altro a cui pensare!

Per prima cosa cerca di tranquillizzare Alice e la convince a tornare a casa con lui, lei da una parte e’ sollevata da questo inaspettato incontro ( che in realtà non riesce a spiegarsi ),

dall’altra si sente depredata dal suo sogno di libertà.

Alla fine di tutti questi suoi pensieri, con un dolce sorriso sulle labbra, accetta di buon grado lo scherzo che il destino ha voluto riservarle.

Carlo e’ molto agitato ma non vuole che Alice, almeno per il momento, sappia cosa sta realmente accadendo.

Si avviano al posto che lei ha riservato e si siede silenziosa mentre

Carlo la prega di scusarlo un momento perché ha una chiamata importante da fare.

Si allontana velocemente, raggiunge un angolo dove e’ sicuro di non essere sentito e chiama Gabriella, spera che lei risponda, che non abbia spento il telefonino…

…Il telefono e’…. acceso.

Squilla a lungo ma alla fine una voce sottile risponde :” Si “

“ Gabri ti prego non fare cazzate, ho trovato Alice stiamo tornando a casa, siamo su questo dannato Freccia Rossa che non si fermerà fino a Bologna, ti voglio un bene dell’anima, non voglio perderti, se non ti importa di me pensa almeno ad Alice, lei ti vuole bene, qualsiasi cosa tu abbia fatto sei la sua mamma, sei la cosa più importante che ha..ti prego non farla soffrire, vedrai ce la possiamo fare, noi tre, insieme, dai lascia perdere questa folle idea e vieni in Stazione Centrale a prenderci, io credo che per le 13.30 potremmo essere lì se tutto va bene , dimmi di sì, ti prego dimmi di si “…

Gabriella scoppia a piangere e poi con una voce strana, alterata, farfuglia qualche cosa e si limita a dire: “ Ok vengo a prendervi, ma ti prego non dire nulla ad Alice di tutto ciò, ciao”.

Gabriella ha bevuto, non si e’ nemmeno chiesta il motivo della strana assenza sia di Alice che di Carlo e poco ha capito di cosa fosse successo se non che doveva andare alla stazione Centrale perché sarebbero arrivati con il treno proveniente da Bologna alle ore 13.30.

Nella testa le risuonano le parole di Carlo, vuole credergli, gli crede, tanto da andare in bagno, prendere le pillole che ha lasciato sul lavandino e buttarle nel cesso.

La paura però inizia ad impossessarsi di lei, paura di affrontare la realtà, paura di fallire nuovamente , in questo momento il suo unico pensiero e’ come procurarsi un’altra bottiglia di gin, l’altra l’ha finita la sera prima, e ne porta ancora i postumi.

Sono solo le 10.00, le rimane ancora tempo prima di doversi recare in stazione e così si veste frettolosamente e con noncuranza per uscire, ma prima fa’ un promemoria su un post- it con scritto: “ Stazione Centrale ore 13.30 “ e lo attacca sulla porta dell’ingresso quasi presentisse che se ne sarebbe dimentica.

Scende barcollando le scale di casa, esce dal portone e si avvia verso il primo supermercato della zona, si ritrova immersa in una giungla di asfalto, i clacson delle automobili le rimbombano nella testa, il forte odore dei tubi di scarico le fanno aumentare la nausea che già si era impossessata di lei precedentemente, si sente perduta, incapace di affrontare anche le più stupide banalità, non ce la fa ad accettare la realtà, ma sopra ogni cosa non riesce a volersi bene, a perdonarsi.

Entra nel supermercato, a fatica riesce a conquistare la sua bottiglia di gin e se ne torna a casa, esausta, come se avesse realizzato chissà quale impresa,

si accascia sul divano, fa un lunghissimo sorso dalla bottiglia per poi sprofondare nel nulla.

Sono le 11.00.

Gabriella apre gli occhi: “ dove sono, ma cosa….”, Gli occhi stanno per richiudersi quando un pensiero si fa largo dentro di lei : “ mah io devo fare qualche cosa..ma cosa??”.

Tenta di riemergere dal divano, le forze le mancano, la vista e’ offuscata ma piano piano riesce a percepire una macchia gialla in lontananza di fronte a lei, si alza a fatica, si avvicina alla porta, cerca di mettere a fuoco le parole impresse su quel piccolo foglietto giallo, ora le vede: “ Stazione Centrale ore 13.30”, “ Cazzo ma che ore sono?”, Guarda l’orologio appeso al muro che inesorabile segna il tempo ormai da molti anni, forse troppi, sono le 13 passate.

Senza pensarci prende le chiavi della macchina , il telecomando del garage, cerca le chiavi di casa , non le trova: “ cazzo!Ma dove sono? Fa niente, lascio aperto”, e si affretta ( per quanto le e’ possibile) giù per le scale, apre la porta del box ,si infila in macchina e sale la rampa che in qualche secondo la introduce nel turbinio di macchine impazzite che a quell’ora sfrecciano nella città.

Gabriella sta percorrendo viale Forlanini a tutta velocità: “ non ce la farò mai ad arrivare in tempo”, in quel momento il suo piede schiaccia ulteriormente sull’acceleratore, sorpassa sulla destra il solito autista che come una lumaca viaggia sulla carreggiata di sorpasso, guarda nuovamente l’orologio, nello stesso istante un grosso camion si immette dalla tangenziale sul viale, senza frecce, silenzioso come la morte quando decide di prenderti.

Gabriella non lo vede, se non all’ultimo secondo, l’impatto e’ inevitabile….

Un grande fragore rompe il silenzio dell’abitacolo e poi più niente.

Finalmente il treno arriva in stazione,

Alice e Carlo scendono e si avviano verso la testa dei binari cercando di scorgere mamma Gabri che sarebbe già dovuta essere lì,visto che il treno portava almeno un’ora di ritardo.

Si guardano intorno ma non la vedono.

Carlo inizia ad essere preoccupato visto che aveva già provato a chiamarla per avvisarla del ritardo ma il cellulare risultava spento.

Continuano a cercare, aspettano ancora parecchio tempo ma alla fine Carlo decide di prendere un taxi e di tornare a casa.

“Taxi!” “ Buongiorno ci può portare il più velocemente possibile a San Felice Segrate per cortesia?”.

Il taxista senza farselo ripetere si fa largo nel traffico milanese, fino ad arrivare sul viale Forlanini che era praticamente bloccato.

“ Ma cosa e’ successo? “, “ Dalla nostra parte niente”, dice il tassista,” da poco c’e’ stato un grave incidente sulla carreggiata opposta e come al solito si crea la coda anche dall’altro lato perché la gente rallenta curiosa di vedere quanto accaduto”.

Si ode la sirena di un’ambulanza allontanarsi.

Dopo circa una ventina di minuti finalmente giungono a casa, salgono di gran fretta le scale

fino a raggiungere il secondo piano, Carlo sta per estrarre le chiavi di casa quando si accorge sgomento che la porta e’ socchiusa.

“ Gabri ci sei ? Gabri rispondi per favore”,

nessuna risposta. Cerca disperatamente per tutta la casa …niente.

Ormai sono ambedue seriamente preoccupati, Carlo afferra il telefono e decide di provare a chiamare gli ospedali vicini.

Ospedale San Raffaele, “ Buongiorno mi scusi e’ stata per caso ricoverata da voi una signora che si chiama Gabriella Antoni ?“ “ Un attimo che guardo…no dal terminale non risulta…ma aspetti un secondo... vediamo in pronto soccorso….si e’ al pronto soccorso, scusi ma lei e’ il marito?”

“ Si sono il marito”, “ Guardi mi spiace, la stanno per ricoverare d’urgenza, ha avuto un grave incidente stradale e ha riportato gravi traumi”.

Carlo diventa bianco come un cencio il cuore batte all’impazzata, butta giù il telefono,

cerca di controllarsi per non far preoccupare Alice più del dovuto, ma maschera a stento il suo stato d’animo.

“ Alice, mamma e’ stata ricoverata al San Raffaele perché ha avuto un incidente, ma non preoccuparti, vedrai che non e’ niente di grave,

Vieni andiamo.”

Ospedale San Raffaele

Dopo lunghe ore di attesa,

dopo lunghi giorni di attesa…

….era ancora in prognosi riservata.

Dopo una settimana di questo calvario, finalmente il Professor Antolini vuole parlare con Carlo.

Le notizie non sono positive, Gabriella ha il cuore molto debole e ha subito un forte trauma cranico che in seguito ha causato un ictus al tronco-encefalo che ha danneggiato i fasci piramidali.

Detto in soldoni in realtà a livello cognitivo non ha riportato conseguenze ma tutti i nervi cranici motori e tutti i nervi che si originano dal midollo spinale sono paralizzati,

questo significa che Gabriella a livello cognitivo e’ assolutamente presente ma il suo unico modo di comunicare e’ codificando la chiusura della palpebre oppure muovendo gli occhi,

questa sindrome viene chiamata LOCHED-IN.

Alice e’ sconvolta,

rimane seduta in sala d’attesa completamente immobile,

come svuotata, assente.

Dopo circa un’ora sapeva cosa fare.

Si alza e si dirige verso la camera 236, dal vetro la può vedere, sta dormendo.

Apre piano la porta, entra e si siede vicino alla sua mamma prendendole la mano.

Dopo poco Gabriella apre gli occhi e la guarda,

Alice le fa un sorriso e inizia a parlarle: “ ciao mamma, che bello vederti,

sai ho un sacco di cose da dirti, non ti preoccupare io sto bene,

in queste settimane ho avuto modo di pensare molto,

volevo dirti che ho finalmente compreso la tua solitudine,

la tua sofferenza, ho capito che la prima ad aver bisogno d’affetto sei tu ed io forse in qualche modo ti ho portato via la scena, tutti quando ero piccola si preoccupavano per me , mi viziavano mi adoravano e tu sei rimasta nell’oscurità incapace di superare i tuoi problemi senza l’appoggio di qualcuno che ti sostenesse, papà era troppo impegnato a risolvere la sua difficile posizione economica per accorgersi di quello che stava accadendo ed io ero troppo piccola per capire, ma ora sono cresciuta ora so che ti voglio bene, un bene incondizionato ed anche papà te ne vuole, più di quanto tu non ti possa immaginare,

guarda e’ al di là del vetro, ti sta sorridendo…”

…Gabriella chiude e apre le palpebre in segno di assenso,

i suoi occhi ora sono pervasi da una luce nuova,

e’ serena lo si può percepire , ha finalmente fatto pace con se stessa, si e’ perdonata,

Alice le stringe la mano, si avvicina a lei e le bacia la fronte…

…proprio in quel momento l’elettrocardiografo smette di segnalare i suoi battiti cardiaci..

…il cuore non ha retto, era troppo debole…..

…..e come un battito d’ali di farfalla Gabriella se ne va per sempre.

Alice esce dalla stanza,

con le lacrime agli occhi abbraccia suo padre,

il suo cuore e’ gonfio di dolore ,

l’ultimo suo pensiero mentre si allontana in quel lungo corridoio e’ rivolto a lei:

“ so di averti compresa di averti regalato questi ultimi momenti di serenità,

ma so anche di non averti perdonato per tutto il dolore che hai causato.

E forse mai lo farò…”.

2 commenti:

  1. Amaro. Però mi è piaciuto come 6 diverse sensibilità hanno affrontato l'argomento. da più parti mi è venuta la richiesta di "Come sarebbe stato se invece Alice...". Chissà? Magari qualcosa potrebbe essere ancora scritta...

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  2. Hai ragione...forse qualcosa potrebbe essere ancora scritta.

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