domenica 12 settembre 2010

The Lift

Seconda Parte

Certe fortune capitano una volta sola nella vita, direte.

No! Vi dico io. “Quella” fortuna mi capitò anche altri giorni, perché il “signore” abitava esattamente al piano di sopra del mio dal giorno prima e sembrava single, celibe, libero... capite?

Io mi chiedo adesso cosa io avessi fatto di così male in tutta la mia vita, fino ai miei trentacinque anni, per meritare una disgrazia simile. So che molte di voi staranno lanciando anatemi e vorranno inveire contro di me, ma vi posso giurare che avere un essere simile al piano superiore e incontrarlo praticamente ogni giorno non può che essere alla fine considerata una disgrazia.

Perché? Nessun problema la mattina, quando sei truccata, curata nei minimi particolari, con i vestiti stirati e in ordine e apri la porta e senti che qualcuno sta scendendo le scale: allora sei libera di girarti e sfoggiare il migliore sorriso del mondo, provare ad attaccare bottone cercando di rinfacciargli che la sera prima ha avuto ospiti e ha fatto tardi – mentre tu morivi dalla voglia di salire su e chiedere se potevi autoinvitarti alla festa. Hai certo le forze per scendere le scale con il tacco a spillo altezza dieci fingendo una disinvoltura che non è reale ed infine salutarlo con un sorriso sperando che ti chieda se sei libera la sera... Questi incontri sono davvero sporadici...

(Attenzione, sentite la musica di sottofondo? Non vi ricorda l’ultimo tragico Fantozzi?)

Ebbene sì... va sempre a finire che lo incroci quando hai aperto la porta in tuta, con i capelli bagnati e ricci – perché non avevi voglia di asciugarli e passarli sotto la piastra – con il cestino dell’umido in mano, dal quale volano via un po’ di insetti perché come al solito ti sei dimenticato di buttare il sacchetto con la frutta da una settimana.



Oppure lo incroci quando hai tolto le lenti a contatto per lavarti i capelli, ma devi precipitarti giù a riaccendere il contatore visto che hai acceso phon e lavatrice insieme e non hai il contratto “BIG” – del resto che ti serve a fare il contratto “BIG” se sei da sola? – e allora ti togli velocemente le lenti a contatto ma non vedi nulla e devi fare finta di vederci e scendi uno scalino dopo l’altro come se fossi Wanda Osiris che scende la scalinata , piano, lentamente e lui ti chiede: “Tutto bene?” e tu “Sì, grazie, ho solo male ad un piede...”

Eppure un giorno successe quello che non mi aspettavo, anche se è inutile dirvi che un po’ ci speravo...

Era una domenica di quelle che sei un po’ svogliata ma ti tiri comunque fuori dal letto, indossi la prima tuta che trovi, infili i pattini e decidi di andartene in giro per il Parco di fronte a casa. Successe mentre stavo chiudendo la porta e sinceramente quella volta non pensavo – come ogni volta – di incontrarlo. Ero ancora assonnata ed avevo finito il caffè, perciò avevo pensato di prendermelo al bar. Avevo il mio marsupio attaccato in vita, vi infilai le chiavi dopo avere chiuso la porta e mi girai sovrappensiero, trovandomi a cinque centimetri dal suo viso e dal grigio dei suoi occhi.

- Scusa... che sb.. che sbadata! - balbettai
- Ma dai, pattini?
- Sì... da.. da quando ero piccola...
- Sto andando a correre. Vuoi venire con me?

La mia testa disse di sì, mentre il cervello ancora cercava di svegliarsi ed il cuore era già partito, destinazione Paradiso. Eppure non avevo “i grilli in testa”, quella mattina davvero non pensavo a niente. Era successo così per caso e sempre per caso continuò. Fu così che quella domenica mattina pattinai per più di quattro ore, mentre lui correva e camminava e riprendeva a correre e camminava ancora, al punto che il giorno dopo non riuscivo nemmeno a muovere le gambe per scendere dal letto. Lui era davvero bello... il sole poi riusciva ad illuminare i suoi occhi in modo speciale, colorandoglieli di un po’ di azzurro. Sembrava così distante da me, dalla figura che avevo sempre immaginato come il mio principe. Era radioso, sprizzava felicità, allegria. E davanti al laghetto mi baciò, così, senza dire nulla... Stava correndo e ad un certo punto si fermò e mi tirò a sé e spiaccicò le labbra contro le mie, infilandomi la lingua in bocca e frugandomi con passione.

No, mi dicevo forsennatamente in testa mentre mi baciava... i principi non si presentano in questo modo... devono misurarti la scarpa e vedere se è della tua misura e per il primo bacio devi aspettare il giorno delle nozze, perché lì si chiudono tutte le favole e non sai mai cosa succede dopo.... finché mi arresi al suo abbraccio.

(continua)

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