mercoledì 8 settembre 2010

La porta chiusa - seconda parte

"E adesso che si fa?" chiese Elisa dopo qualche minuto.
"Ho provato a bussare, ma non c'è più nessuno."
"Urliamo? Chiamiamo aiuto?"
"Non funziona, Elisa: la sala è insonorizzata..."
"Ah, già. Telefoniamo a qualcuno.."
"Mah, vediamo... No, non c'è campo per il cellulare. Lo sapevo, l'abbiamo schermata per evitare la fuga inopportuna di notizie..."
"E quel telefono nell'angolo?"

"Elisa, provi..."
La donna si alzò, si avvicinò al telefono e sollevò la cornetta. Dava il segnale di centrale, ma solo quello per le chiamate interne. Provò a comporre il prefisso per le esterne, e subito squillò libero.
"Dottore, suona..."
Fred si girò a guardarla, appoggiando la schiena alla porta chiusa.
"Sì, lo so: ogni numero che si compone su quel telefono fa squillare sempre un unico telefono interno."
"Magari c'è ancora qualcuno..."
"C'è, ne sono sicuro: ma non risponderà."
Elisa lo guardò con aria interrogativa. Fred continuò:
"Elisa, quello che squilla è il suo interno..."
"Ah. Già, certo: la segreteria di direzione..." ed appoggiò il microtelefono con aria sconfitta.
"Che ci resta, Dottore?"
"Un miracolo, Elisa. Solo un miracolo..." disse Fred, lasciandosi lentamente scivolare lungo la porta, fino a sedersi per terra.

"Dottore, secondo lei se ci avviciniamo alle finestre, e facciamo dei segnali, ci vedono dalla strada?"
"Ho i miei dubbi: il palazzo ha vista 'autostrada', e per di più siamo al settimo piano..."
"Quindi siamo chiusi qui dentro..."
"Sì, Elisa: tutta notte, poi tutto sabato, tutta domenica. E lunedì mattina..."
"...arrivano gli Americani!" concluse la donna, con un sospiro.
Fred la guardò, intenerito.
"Elisa, il problema non sarà lunedì mattina..."
"No, Dottore?"
"No. Ci pensi bene..."
Elisa si guardò intorno: nella sala c'erano diverse bottiglie di acqua minerale, ma niente generi alimentari.
"Beh, non moriremo di sete, ma non c'è nulla da mangiare.."
Fred sorrise debolmente.
"Elisa, per due giorni senza mangiare possiamo sopravvivere. Ma non è questo il problema più impellente. E qualcosa di molto più pratico. Possibile che non capisca?"
La donna riflettè un po': impellente.. pratico.. impellente.. impellente... IMPELLENTE!
"Il bagno!" esclamò, portandosi una mano davanti alla bocca "Non abbiamo un bagno dove..."
"Eh, già! Esattamente!"
"Oddio Dottore! Come faremo?"
"Dovremo adattarci, temo..."

Erano ormai un paio d'ore che si trovavano chiusi nella sala riunioni.
Fred aveva provato prima a forzare lo stipite della porta, ma essendoci le pareti blindate, la serratura era particolarmente precisa. Poi si era dedicato alla maniglia, ed aveva cercato di smontarla, senza purtroppo nessun esito. Aveva quindi ispezionato tutta la sala, cercando un punto debole, una dimenticanza dei muratori, qualcosa che gli consentisse di uscire comunque da quella trappola. Ma aveva dovuto constatare che il lavoro era stato fatto davvero a regola d'arte.
Alla fine si era arreso, e si era seduto per terra, a qualche metro di distanza da Elisa: aveva appoggiato la schiena e la nuca alla parete, e si era coperto il volto con le mani, massaggiandosi le tempie con la punta delle dita.
Elisa l'aveva guardato attenta e silenziosa, pronta ad intervenire qualora Fred avesse avuto bisogno di qualcosa: era rimasta seduta sulla poltroncina, innaturalmente composta, e si era alzata solo per aprire una bottiglia di acqua ("Naturale o gassata, Dottore?") e per versarla in due bicchieri sul tavolo; naturalmente sotto ogni singolo bicchiere aveva posto un piccolo tovagliolino di carta.
Vistolo seduto per terra, con la cravatta allentata, la donna disse:
"Dottore, volevo dirle che..."
"Elisa, siamo chiusi al settimo piano di un edificio vuoto, dovremo starci per tre giorni, e mi dai del lei? Ma dammi del tu, santiddio!" le rispose brusco l'uomo.
La donna si risentì un po' per il modo insolito con cui l'aveva apostrofata; poi trasse un lungo sospiro, e disse:
"Non so se ne sono capace. Darle del.. darTI del tu... come ti devo chiamare?"
"Come vuoi, Elisa. Come vuoi..." rispose Fred spazientito.
"So che la chiamano anche Fred, tra l'altro."
Bosoni alzò la testa, e guardò incuriosito la donna: "Tra l'altro? Perchè, ho anche un altro nome?"
Elisa arrossì.
"Elisa, me lo dica! Elisa, te lo ordino: dimmi come mi chiaamano qui dentro! Adesso!"
La donna sorrise amaramente:
"Davvero lo vuole sa.. lo VUOI sapere?"
"Certo."
"..."
"Dai...."
"...ehm..."
"Su, forza!"
"Beh.. la chiamano 'Flinstone'. 'Fred Flinstone'.. sa, come quello dei cartoni animati..."
Fred rimase interdetto per qualche secondo, durante i quali Elisa temeva di assistere ad un feroce scoppio d'ira.
Poi improvvisamente Fred scoppiò in una fragorosa risata:
"Flinstone! Fred Flinstone! Hahahaha! Che bastardi! Flinstone! Hahahaha! Stronzi! Hahaha..."
Elisa era allibita.
"Ma non si arrabbia?"
Fred aveva le lacrime agli occhi dal ridere, e le rispose:
"Ma va'! Tutto sommato è bello. Un soprannome al capo deve essere irriverente, sennò che capo è? No, tu non dirglielo, ma mi piace!"
"Ma io non la voglio chiamare 'Flinstone'!" si lamentà Elisa.
"E lei mi chiami Fred! Hahahaha. Flinstone! Quello di 'Wilma! Dammi la clava!' Hahahaha. E Wilma chi è? Lei?"
"Ma non ne parliamo nemmeno!" rispose la donna stizzita.
Il silenzio piano piano ritornò tra i due.

"Elisa?"
"Sì?"
"Cosa mi stavi dicendo una mezzora fa?"
"Quando?"
"Quando ti ho detto di darmi del 'tu', e poi mi hai raccontato di 'Flinstone'.."
"Ah, sì. Volevo dirle..dirti che mi dispiace immensamente di aver chiuso la porta, di aver causato inavvertitamente questo guaio..."
"Pazienza, Elisa. Anche io sono dispiaciuto di averti scossa. Se magari te lo dicevo in maniera più soft, magari..."
"Ancora con quella storia? Ma Fred, sei un uomo sposato! Hai moglie, figli..."
"...suocera, cani, vicini di casa. Uno spasso, non credi: dopo 20 anni di matrimonio, non mi manca proprio nulla..." soggiunse amaramente l'uomo.
Elisa rimase interdetta, e senza parole.
"Sai, Elisa? Da quanto tempo lavoriamo insieme? Saranno più di 10 anni, vero?"
"A gennaio sono 14."
"Beh, sei la persona con cui ho passato più tempo, dopo i miei genitori, i miei fratelli e mia moglie."
"E allora?"
"Allora mi sono sempre chiesto se quella strana forma di attrazione che ho nei tuoi confronti sia solo abitudine, o sia una forma di affetto..."
Elisa abbassò gli occhi, poi sussurrò:
"Fred, mi metti in imbarazzo..."
"Scusa, Eli."
E tornò con lo sguardo a ispezionare ogni spigolo della sala, inutilmente.

(segue)

4 commenti:

  1. Si fa interessante...
    Noto che hai risolto brillantemente una critica che era stata fatta al mio "LA PORTA CHIUSA".. Esattamente nel terzo paragrafo di questa seconda parte...

    RispondiElimina
  2. Ti riferisci alla 'segnalazione dalla finestra' o al problema più... impellente? ;D
    Per il resto, non scherziamo: questo era partito e rimane un raccontino. Non è paragonabile all'originale.

    RispondiElimina
  3. Mi riferivo al problema "impellente" :-)
    Gli originali sono fatti per essere superati, giusto?

    RispondiElimina
  4. va beh....mentre voi discutete io continuo....a ridere

    RispondiElimina