Crystal
Prima Parte
La figura ammantata lasciò il luogo dell’omicidio senza farsi notare troppo dalla folla. Era ormai abile in questo: i suoi nemici avevano iniziato a pensare che comparisse dall’oscurità e scomparisse all’improvviso da dove era arrivata, ma tutto ciò che faceva era semplicemente usare con maestria l’arte del travestimento e dell’inganno.
Percorse tutta la città per la via maestra e uscì dalla porta Sud, trovandosi davanti il paesaggio brullo che caratterizzava la maggior parte del continente: in lontananza si vedevano le catene montuose delimitanti i confini del regno mentre, finchè l’occhio poteva vedere, una sconfinata landa arida con sporadiche chiazze di vegetazione. La figura, assicurandosi che nessuno la notasse, prese una strada a destra, verso un bosco appena fuori dalla città che soddisfava i fabbisogni di legna dei cittadini ma non era intenzionata a cogliere legna: la sua attenzione era verso un albero ben preciso, il più grande che ci fosse.
Arrivata ai piedi di un pioppo incredibilmente alto, controllò nuovamente che nessuno l’avesse seguita, dopodiché si chinò e spostò quella che sembrava essere una radice dell’albero. Accanto a lei si aprì una botola dalla quale si poteva intravedere una stretta scala a chiocciola che scendeva in profondità. Iniziò a scendere la scala e dopo qualche gradino la botola si chiuse sopra di lei con un tonfo sordo.
Nonostante la mancanza di luce naturale, ai piedi della scalinata si intravedeva un bagliore che permetteva la discesa senza troppi problemi e in poco tempo la figura, che non si era ancora tolta il cappuccio che la distingueva, aveva percorso tutta la scala.
Si diresse con passo sicuro verso la luce che derivava da delle torce posizionate lungo tutto un corridoio: percorso quello, si trovò di fronte ad una grande porta di legno, intarsiata sugli stipiti con frasi in greco e in latino. Aprì la porta senza soffermarsi su quei dettagli in quanto a lei erano ben conosciuti ed entrò in un enorme stanza ben illuminata, in cui era presente un gran numero di persone dedite alle più svariate attività a seconda della zona in cui si guardava.
Si diresse verso la scalinata presente sul fondo della sala e salì rapida gli scalini che la condussero al piano superiore, dove era presente una sala ben più modesta in dimensioni ma non in importanza. Prima di aprire la porta che permetteva l’accesso a quella sala, appoggiò l’arco che aveva sempre tenuto con sé accanto all’uscio, sospirò pesantemente e varcò la soglia.
La cosa che la colpiva sempre era la scrivania presente in fondo alla stanza: grande, sempre piena di fogli e appunti ma sempre ordinata in modo quasi maniacale, perfettamente in stile con il resto dell’arredamento che comprendeva due enormi librerie, piene di libri trattanti i più svariati argomenti: dall’alchimia alla geografia, dalla storia alla letteratura.
Era estasiata ogni volta da quella vista e, come ogni volta, venne riportata alla realtà con un brusco -Cosa c’è?-.
La persona col cappuccio si girò verso la scrivania, più precisamente verso chi era seduto ad essa: un uomo piuttosto anziano, con alcune rughe sul volto e la maggior parte dei capelli bianchi, preso a scrivere qualcosa a quanto pare di molto importante sentendo il tono spazientito della voce. La figura ammantata appoggiò il ginocchio destro e il pugno sinistro a terra prima di parlare: -Sono qui per il rapporto sulla missione affidatami-
L’uomo, resosi conto di chi fosse a parlare, alzò la testa di scatto e cambiò tono: -Bene, bene… Se sei qui, vuol dire che il governatore è stato ucciso. Dico bene, figlia mia?-
La figura si alzò e si tolse il cappuccio attaccato alla sua voluminosa giacca, scoprendo dei capelli biondissimi, tagliati all’altezza delle spalle, e degli occhi glaciali -Sì, padre. La missione è stata un successo. Ma…-
-Ma?- chiese incuriosito l’anziano
-Ma non è per opera mia. Ho fallito, e per questo merito una punizione esemplare, come è successo sempre nella nostra setta-
L’anziano fissò la ragazza con sguardo interrogativo -Ma se la missione ha avuto successo, come puoi tu aver fallito?-
La figlia non guardò negli occhi il padre mentre parlava -È stata una ragazza a togliere la vita al governatore-
Il padre era sempre più sorpreso -Come è morto?-
-Ha ingaggiato un duello con quella ragazza e lei ha avuto la meglio-
-Ha avuto la meglio sul Governatore in un duello?!- chiese a voce alta l’anziano, alzandosi di scatto in piedi -Non è possibile! Avevo incaricato te dell’assassinio perché l’obiettivo è invincibile ai duelli all’arma bianca!-
-Lo so, Gran Maestro- disse la ragazza appellando suo padre con il grado che aveva nella setta -ma è così-
L’anziano rimase in piedi per qualche secondo, poi si sedette di nuovo -Voglio una descrizione precisa della ragazza-
-Era di carnagione scura, con capelli scuri e occhi blu. Sembrava avesse una coda-
-Una coda? E come lo hai notato?-
-Beh, lei provava a nasconderla spacciandola per cinta ma si vedeva che si muoveva da sola, seppur di poco-
-E se tu hai notato uno spostamento così piccolo, vuol dire che i cittadini non lo hanno visto…- il Gran Maestro riflettè un attimo, dopodiché parlò: -Sei libera di andare. Non ti assegnerò punizioni per questa volta, ma solo perché hai portato più benefici di quanto pensi…-
La ragazza si portò la mano sinistra chiusa a pugno al petto e si girò per andarsene. Era ormai fuori dalla stanza quando venne fermata dal padre
-Crystal…- la ragazza si girò, colpita dal fatto che venisse chiamata col suo nome. Suo padre sorrise -…abbi cura di te-
La ragazza si rimise il cappuccio, prese l’arco e chiuse la porta, scomparendo dalla vista del padre.
Un cappello pieno di ciliege, di Oriana Fallaci
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Avevo iniziato a leggere questo libro molti anni fa e non ero riuscita a
superare le prime dieci pagine. Adesso, forse complice un’età più avanzata
e un...
5 mesi fa
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