martedì 3 agosto 2010

La Luna lo sa - Sabato sera

Parte 2

Sabato sera, Lei
L'acqua scorreva piacevolmente sulla sua pelle, massaggiandola con delicatezza: Raffaella aveva avvolto intorno ai capelli un asciugamano, e stava lasciandosi lavare dal getto tiepido le tracce del viaggio in treno.
Quando si voltò, improvvisamente vide quella sagoma attraverso il vetro bagnato: lui era lì, in piedi appoggiato al lavabo, e la guardava, con le braccia conserte. Di scatto la donna si copri pudicamente il seno e il ventre con le mani: “Mi hai fatto spaventare!” disse attraverso il vetro chiuso, fingendo irritazione; poi con voce più dolce aggiunse: “Ciao Amore, da quanto tempo sei lì?”
“Sei bellissima, lo sai?” rispose l'uomo “Peccato che la doccia sia troppo piccola per entrambi”
Raffaella spense l'acqua, e sempre senza uscire dalla cabina doccia prese un asciugamano e si asciugò il corpo frizionandolo con calma.
L'uomo osservava assorto la scena attraverso il vetro bagnato, immaginando i dettagli che le goccioline d'acqua rendevano leggermente indefiniti. Raffaella aveva davvero uno splendido corpo: non era esplosivo come certe venticinquenni sulla playa di Santa Monica, ma per l'età che aveva era davvero notevole. Un certo pensiero gli germogliò nella testa...
Intanto la donna si era avvolta il lungo asciugamano appena sopra al seno, e uscì dalla cabina doccia con le spalle nude e le gambe ancora un po' gocciolanti: con un movimento lieve si sciolse i capelli dall’improvvisato turbante di spugna e li lasciò cadere soffici sulle spalle. Poi, guardando negli occhi l'uomo che ancora l'osservava appoggiato al lavabo, disse con un sorriso malizioso:
“Ma ti sembra questo il modo di presentarti?”
“Perchè?” rispose l'uomo con un sorriso stupito, mentre le braccia gli cadevano lungo i fianchi.
“Come perchè! Ma guardati!”
“Ah, perchè sono vestito?” chiese l'uomo incredulo “Mi avresti preferito se mi fossi fatto trovare qui tutto nudo?”
“Ma che nudo e nudo!” rispose la donna ridendo “Ti avrei preferito se ti fossi fatto trovare con un bell'aperitivo per me in mano, no? Sciocco!”
Ed avvicinandosi lo abbracciò e gli diede un lungo bacio sulla bocca.
L'uomo rimase perplesso per qualche frazione di secondo, poi si scosse ed assecondò il bacio e soprattutto l'abbraccio di Raffaella.
“Per quanto tempo ti ho aspettata: e per quanto tempo ti ho sognata!” disse l'uomo non appena riuscì a staccare le labbra da quelle di lei “Mi sei mancata tantissimo!”
“Anche tu, amore! Non sai quanto...” le rispose la donna, con un sospiro; e prendendogli dolcemente la testa tra le mani, chiuse gli occhi e riprese il languido bacio appena interrotto.
Lui iniziava a sentire il sangue circolare più rapidamente in tutto il suo corpo, e con le mani delicatamente slacciò l'asciugamano dal corpo di lei, e ne accarezzò la pelle liscia con lunghi movimenti, lenti e sensuali.
Raffaella lo lasciò fare, godendo di quel momento tanto desiderato: avrebbe voluto che quell'attimo non finisse mai, era tanto che l'aspettava...
Poi aprì gli occhi, lo guardò in viso e disse:
“Amore! Avevo così tanta voglia di risentirmi stretta tra le tue braccia! Hai fatto un buon viaggio?”
L'uomo smise di accarezzarle il corpo, fermandosi delicatamente le mani appena sotto i lombi di lei, e rispose:
“ Non vedevo l'ora di arrivare... Mi sei mancata da morire, sai?”
Lei gli appoggiò le mani aperte sul petto, e si scostò quel tanto che bastava per poterlo vedere bene in viso senza allontanarsi troppo dal suo corpo.
Lo sguardo dell'uomo seguì il profilo del collo di lei, scese lentamente giù e si posò languido sul suo decolletè teneramente appoggiato alla camicia: ora poteva sentire attraverso la stoffa sottile la vicinanza della pelle tesa di lei, e la cosa rinfocolò quel certo pensiero di poco prima.
La donna colse qualcosa nello sguardo di lui, o forse il segnale venne da un’altra posizione, e così gli sorrise. Poi, quasi imbronciata, gli domandò:
“Ma tu non ti rinfreschi un po'?”
“Sì, ma….”
“Fatti una doccia, intanto che io mi faccio bellissima per te.”
L’uomo intuì che la situazione stava per prendere proprio quella piega che lui non avrebbe voluto…
“Ma, Raffaella: tu sei già bellissima così…”
“Adorabile bugiardo!” lo zittì ridendo Raffaella, e raccolto l’asciugamano si alzò in punta di piedi e gli diede un piccolo bacio sul naso: poi si girò e mentre usciva dal bagno aggiunse: “Non avere fretta, amore: ora rilassati, e poi usciamo a cena. Si sta preparando una notte magica là fuori!”
All’uomo non restò altro che accendere controvoglia l’acqua della doccia.

 ***

Sabato sera, Lui
Phil percorreva sicuro i piccoli vicoli della città vecchia, conducendo la sua ospite verso il ristorante. Il suo passo, di solito a grandi falcate e molto veloce, era per l’occasione rallentato, un po’ per consentire alla donna di poter camminare agevolmente dall’alto dei suoi meravigliosi sandaletti rossi, ma soprattutto perché voleva cercare di godere di ogni secondo passato in sua compagnia.
Lei indossava un semplice tubino nero, con la gonna che le terminava deliziosamente appena sopra il ginocchio, aderente quel tanto che bastava a slanciare il fisico senza fasciarlo eccessivamente; accessori rigorosamente rossi, come gli aveva esplicitamente fatto notare lei mentre nella suite si faceva ammirare prima di uscire: e lui aveva ammirato quanto le donavano gli accessori ed anche il vestito.
Entrarono nel piccolo ristorante, e il cameriere li fece accomodare in un tavolo un po’ defilato, vicino al grande finestrone che dava su un canaletto: fuori una coppia di gondole danzavano ondeggiando lievi sull’acqua, mentre la luce artificiale della sera iniziava ad avere il sopravvento su quella del tramonto, variando così radicalmente la gradazione dei colori.
Phil lasciò galantemente che la donna sedesse nella posizione in cui avrebbe potuto osservare la sala e gli altri commensali presenti, mentre lui si sedette nel posto proprio di fronte, dal quale non avrebbe avuto occhi che per lei.
“L’ultima volta hai scelto tu, mi pare.” disse la donna prendendo il menù della Signora “Stasera lasciati guidare da me.”
“Ah, avevo scelto io?! Bene, allora stavolta nemmeno guardo la lista dei piatti. Ma poi…”
“ … il vino lo abbini tu, certo. Lo so che ci tieni, non ti priverei di questa soddisfazione per niente al mondo. Ah, povera me! Esco con un americano che si crede un intenditore di vini…. Dunque vediamo…”
“Sono proprio curioso…”
La donna vide una cameriera avvicinarsi, e le fece un cenno.
Quindi scoccò un’occhiata profonda e maliziosa a Phil, e poi si rivolse alla cameriera, con aria complice, la fece avvicinare a sé e le comunicò con fare segretissimo le ordinazioni in un orecchio. Man mano che la ragazza scriveva la nota delle ordinazioni, i suoi occhi neri correvano veloci in continuazione dal suo blocco al viso interrogativo di Phil, finchè lentamente la sua bocca si stemperò da fessura impassibile a un palese sorriso divertito e malizioso.
Phil continuò a preoccuparsi.. e la sua ospite a divertirsi, soprattutto dopo che i piatti furono serviti.

Mentre Phil provvedeva a saldare il conto, la donna aveva scelto di effettuare un tagliando al trucco, e si era eclissata nel piccolo bagno del ristorante. Phil pensò che era stata una bella cena, e che lei aveva scelto il cibo davvero con raffinata competenza: doveva ammetterlo, era stata molto brava.
Subito il suo pensiero si ricollegò all’altra cena, quella di New York. Quella sera Raffaella lo aveva letteralmente stregato, era stata capace di creare un’atmosfera unica, dove intimità e mistero, dove conosciuto e ignoto si lambivano, senza però svelarsi l’uno all’altro. Allora fu professionalmente necessario evitare che tra loro nascesse un rapporto più diretto e intimo, ma la scelta razionale contrastava con le pulsioni dei loro cuori. Il suo era sicuro: percepiva con chiarezza che l’altra persona era in piena sintonia, che le sue emozioni erano condivise. Forse questo era il motivo della felicità di quella sera, e della bellezza di quel ricordo.
Questa cena a Venezia invece era certamente più carica di promesse, di concrete possibilità … ma a New York Raffaella, però…
D’un tratto si scosse: non doveva fare paragoni, ogni evento è unico e irripetibile: “Questa volta sarà di certo diverso: e non è detto che – alla fine – sia addirittura migliore.” Comunque dentro di sé di una cosa era certo: il suo cuore probabilmente amava Raffaella.
Poi la donna tornò, se possibile ancora più splendida di prima, e Phil accantonò tutti questi pensieri. Usciti dal locale, la serata stava ormai dando il meglio di sé: spenta definitivamente l’iperattiva luce diurna, iniziava a scorrere su Venezia una tiepida brezza serale, che con sé portava musiche delicate e inebrianti profumi, per lo più dolci e femminili. Nel contempo la Luna, attenta sceneggiatrice, aveva optato per un suo ingresso ritardato, lasciando così alle sole stelle il compito di trapuntare con l’oro il soffitto degli amori primaverili.
Anche il vino – che Phil chissà come era riuscito tutto sommato ad abbinare decorosamente alle varie portate di cruditès marinare e di tempura all’italiana – stava facendo il suo giusto lavoro, e gli scorci pittoreschi della città lagunare dipingevano quei momenti di rara dolce lentezza.
Mentre passeggiavano, si trovarono sopra un ponte. Guardando il paesaggio, la donna disse:   “Amore. Venezia, è sempre speciale.”
“No, Dolcezza.” rispose Phil rallentando il passo e guardandola negli occhi “Sei tu che la rendi così.”
La donna gli inviò di rimando un’occhiata in tralice, poi lentamente si fermò, si girò con calma verso di lui, lo abbracciò e gli diede un lungo bacio appassionato.
Phil si appoggiò di schiena al parapetto del ponte, e ricambiò bacio e abbraccio, e come per incanto intorno a loro il tempo si fermò.
Lentamente la mano di lei slacciò un bottone della camicia di lui, e si insinuò sotto la tela ad accarezzare il suo petto ancora muscoloso; Phil sentì gli addominali tendersi, e attirò a sè con più forza il corpo di lei: ora lo sentiva palpitare tra le sue braccia, lo percepiva vicinissimo, separato dal suo soltanto da pochi aliti di seta.
Fu lei a staccarsi per prima:
“Guarda, qui a destra: c’è vicino la Basilica.” disse senza levare la mano da dentro la sua camicia “Sai, pensavo: facciamo due passi fino a San Marco, così, a scopo… digestivo, poi rientriamo e…”
“…E..?” domandò Phil con aria maliziosamente interrogativa, fingendo di non curarsi del fatto che la mano persisteva ad accarezzargli il petto.
“E poi ritorniamo indietro da questa stessa parte e rientriamo in albergo, che invece è proprio qui a sinistra. Non mi avrai fatto venire qui solo per baciarmi su un ponte, no?”
Phil guardò verso la Basilica, poi si girò dall’altra parte, e vide la splendida figura dell’albergo che si rifletteva nell’acqua liscia del canale: i lampioni sulla facciata del palazzotto storico giocavano a copiarsi con quelli riflessi dall’acqua.
Sempre abbracciando la donna disse:
“Ah, no? E per che altro, dolcezza?”
La donna sorrise sorniona, poi si alzò in punta di piedi e gli diede un piccolo bacio proprio sotto il lobo. Phil ebbe la chiara sensazione che la gamba della donna non fosse scivolata par caso nello spazio che c’era tra le sue, anche se la cosa gli era sembrata perfettamente naturale… E lei, ridendo, se lo tirò ancora vicino vicino alle sue labbra rosse e lucide, che illustravano le intenzioni molto più di mille parole pronunciate.
La luna improvvisamente debuttò con molta tempestività e la coppia fu illuminata da un argenteo occhio-di-bue; Phil sorrise: “Anche la luna è dalla tua parte, eh? Ho capito. Allora andiamo dove dici tu.”
E detto questo, si voltò e condusse la donna con delicata decisione subito verso il loro albergo: lei lo seguì con uno sguardo a metà tra l’interrogativo e il divertito.
Mentre camminavano scortati dall’argentea Luna, Phil decise di chiudere in uno scomparto buio della sua memoria il file di New York e la felicità legata a quel ricordo, almeno momentaneamente.
Forse perché la sua felicità era adesso lì, la sentiva presente di fianco a lui.
O forse perché la Luna sa tutto, e tutto può.
(segue)

1 commento:

  1. Mamma mia....letto tutto d'un fiato: dolce e sano romanticismo....mi piace

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