martedì 31 agosto 2010

Enigma - Seconda scena

Arrivati a casa parcheggiammo la moto in garage, salimmo le scale dagli scantinati al portone e prendemmo l’ascensore per il quarto piano. L’appartamento dove vivevo mostrava chiaramente che ero sposata ed avevo dei figli, ma questo non sembrava turbare minimamente l’uomo del quale ancora non conoscevo il nome, che mi seguiva deciso ma educatamente indietro rispetto ai miei passi, all’interno della casa.



- Vuole darsi una rinfrescata? Mi sembra di capire che è appena arrivato a Milano... magari la farà stare un po’ meglio.
- Beh, grazie, sì, accetto volentieri se non è di troppo disturbo a lei e a suo marito...
- Mio marito?
- Sì... è sposata, vedo. E ha anche dei figli.
- Sì, certo... mio marito... non è a Milano. Ad agosto è praticamente impossibile trovare una baby sitter, così siamo costretti a fare una parte di ferie separati e quindi adesso lui è al mare con le bambine.
- Oh, capisco adesso perchè diceva che sarebbe stato sconveniente... Mi spiace. Non ci avevo pensato. Davvero pensavo solo di poter fare qualche ricerca su Internet. Poi lascio il disturbo. E’ che pensavo di avere bisogno di qualcuno di Milano per avere qualche dritta... Mio Dio, sono stato davvero inopportuno, signora...
- Già, non ci siamo ancora presentati... Mi chiamo Lara. Lara Carini.
- Sebastiano Cerruti. Lara, le devo davvero chiedere scusa per questa invadenza...
- Venga, le dò un asciugamano pulito e le preparo un caffè mentre lei si rinfresca. Poi andiamo su in mansarda dove ho il computer con internet e cerchiamo la sua Ann.
- Non è la mia Ann
- Oh bella, e perchè la cerca, allora?
- Sto cercando un’altra donna. La donna che ha lasciato questo biglietto sul tavolo stamattina, in cucina, accanto ad una stampa degli orari del treno per Milano.
- Da dove viene?
- Non molto lontano... dalla provincia di Torino.
- Ecco perchè è così regale... – mi lasciai sfuggire...
- Cosa?
- No, nulla nulla... è solo che sono rimasta davvero colpita dalla sua eleganza. E sa... insomma Torino, i reali... una stupidata. Vada pure, io vado a preparare il caffè...



Un po’ imbarazzata lo lasciai davanti alla porta del bagno e mi diressi in cucina. Come al solito accesi il mio I-Pod collegato alle casse e un po’ di musica iniziò a diffondersi nell’aria. Madonna – Don’t cry for me Argentina, una delle mie preferite! Iniziai a canticchiare riempendo la macchinetta di caffè e poi aprii la finestra e mi appoggiai alla porta del balcone, reclinando un po’ la testa e perdendomi a pensare mentre guardavo il giardino fiorito sotto casa.



L’odore di caffè mi scosse appena dopo che una mano mi ebbe sfiorato il fianco. Mi girai imbarazzata e me lo trovai di fronte, con il suo viso regolare, il suo sorriso bianchissimo ed un profumo che emanava dalla camicia che si apriva sul suo petto, liberata dalle catene della cravatta troppo formale. Spinsi il mio corpo avanti sicura che lui avrebbe indietreggiato ed invece lui restò fermo, guardando al di là di me, verso il laghetto che si intravvedeva tra le foglie degli alberi del piccolo parco sottostante.



- Bello qui...
- Eh... – bofonchiai terribilmente imbarazzata – prego, il caffè è pronto!
- Ottimo profumo! Adoro il caffè fatto con la moka!
- Beh, sì non è buono come dalle mie parti... sa, l’acqua...
- Di dov’è lei?
- Sorrento.
- Sorrento? Allora vediamo... Regno delle due Sicilie?
- Cosa fa... vuole prendersi gioco di me?
- Beh, lei mi ha elogiato pensando potessi essere un nobile torinese ed io mi permetto di ricambiare l’offesa!
- Su, prenda il caffè che poi andiamo a cercare la sua Ann... – dissi cercando di togliermi dall’imbarazzo.

Imperava con la sua altezza nella mia cucina, ma la sua presenza rimaneva discreta, non era ingombrante come avevo immaginato. Bevve il caffè, poggiò la tazzina sul piattino al bordo del tavolo e disse:
- Bene... facciamo un giro di valzer su Google?



(continua)

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