Sebastiano scoppiò a ridere e si alzò, raggiungendomi al centro della stanza e bloccandomi con le mani strette in vita.
- Lo sapevo!
- Lo sapeva? – esclamai cercando di divincolarmi. Lui mi lasciò andare facendomi compiere una piroetta al ritmo del pianoforte di Mamikonian che suonava sospeso nell’aria.
- Sì... non poteva essere così facile.
- Sebastiano, non la capisco... vuole spiegare anche a me?
- Certo. Non è un nome reale.
- Reale?
- Vede... io sono un appassionato enigmista. Mi piacciono i Rebus e gli Anagrammi ed anche a Sabine piacevano.
- Sabine?
- Sì, la mia compagna.
- Che stupido... Non m’ama più...
- Sebastiano, non la capisco...
- Ann O’Pitioum è un anagramma:
N O N T I A M O P I U '
Semplice e banale. Come ho fatto a non pensarci prima...
- Mi spiace...
- Non deve spiacersene... in fondo cosa sono io per lei? Nulla... Stamattina ha incontrato questo stupido quarantenne di Torino alla ricerca di una donna a Milano, con in mano solo un misero foglio stracciato con un nome sopra. Lara, lei è stata fin troppo gentile. Devo togliere il disturbo... Non è opportuno io rimanga qui oltre.
- Ma lei è sconvolto... forse non è opportuno che lei vada in giro per Milano. Dove intende andare adesso?
- Immagino in un bar ad ubriacarmi? E’ così che succede giusto? La tua donna ti lascia e tu ti fiondi in un bar ad ubriacarti. Il primo non ti basta, il secondo nemmeno... se ti va bene finisci sul marciapiede insieme a qualche barbone che ti si piazza addosso perchè sai di alcool.
- Ecco, lei non mi sembra il tipo che farebbe questo...
- No? E che tipo sarei? Forse il tipo che si dispera e medita il suicidio su un ponte? C’è un ponte a Milano? Qualcosa dal quale buttarmi?
- Lei sta scherzando?
- Io? Scherzando? Crede davvero? Ho l’aria di uno che scherza? Vent’anni di onorato servizio al fianco di una donna ed un bel giorno ti alzi dopo aver fatto l’amore con lei tutta notte e lei non c’è. E non sai dov’è. Rischi come minimo di impazzire. Sono il matto allora... il giullare di Shakespeare... ricorda? Eh sì, lei ha studiato letteratura... lo ha detto lei... il pazzo è l’unico che vede e dice la verità e può permetterselo solo perchè gli altri dicono di lui che è matto. Dunque: son matto! Matto! Matto! – e come se stesse recitando una parte davanti ad un pubblico, si pose di lato alla stanza, con la mano davanti alla bocca e sussurrò: - Signori, lo fo’ bene il matto? Ci avrà creduto?
- Sebastiano, lei sta dando i numeri. Lo spettacolo è divertente, potrei stare qui ore a guardarlo, ma non capisco se sta bene o male.
- Champagne... ce l’ha una bottiglia Lara? La prego – e si inginocchiò – mi dica di sì...
- Eh.. sì, ce l’ho – risi mentre lui sorrideva con me e mi prendeva la mano come a voler chiedermi di sposarlo
- Bene... vada giù, corra, presto e torni su con due bicchieri... due flûte, mi raccomando! Ed una bella bottiglia di spumante... e porti le scarpette da ballo, questa musica non può essere solo ascoltata... deve essere anche ballata – e mi prese per un’altra piroetta, facendomi finire tra le sue braccia, con un braccio dietro la schiena e la schiena rivolta verso il basso in un casqué, con le sue labbra ed il suo sorriso a due centimetri dal mio. Mi lasciò andare in silenzio guardandomi con gli occhi più intriganti che io avessi mai visto e di nuovo dentro di me la morsa alla pancia che avevo provato sulla moto si fece viva.
Forse era un segnale. Forse dovevo ascoltare la mia pancia ed il mio istinto ed allontanarmi da quell’uomo, ma qualcosa nel suo portamento, nel suo sguardo, nelle sue movenze mi rispingeva verso di lui. Solo un piccolo pensiero mi riportava indietro, come il grillo parlante di Pinocchio che rimane unico e solo ad intimare al burattino la retta via. Corsi giù per le scale. Aprii il frigorifero e tirai fuori la bottiglia di champagne che Sergio aveva preso per il nostro anniversario. Sapevo che era un sacrilegio. Stappare la bottiglia del nostro anniversario con un uomo che non era mio marito, ma io non riuscivo davvero a resistere a quell’uomo e se da un lato la cosa mi spaventava, dall’altra l’idea di lasciarmi andare per una sola volta nella mia vita, con una persona della quale non sapevo assolutamente nulla era la più magica effervescenza che poteva capitarmi. E quell’uomo era l’unico che era riuscito a leggere dentro di me la mia inarrestabile sete... come l’aveva chiamata? La “linfa”, sì l’aveva chiamata proprio la “linfa”. Stavo provando con lui dei brividi che da tempo non provavo e che forse non avevo provato nemmeno con Sergio. Quando mi sfiorava sentivo l’elettricità attraversarmi. Quando mi guardava mi sentivo completamente nuda. Quel finto imbarazzo e quella ostentata gentilezza dietro il quale si celava mi eccitavano e mi spingevano a stringermi a lui per baciarlo e arrendermi completamente a qualunque desiderio lui avesse potuto esprimere.
Dovevo credere alla storia di ... come si chiamava? Sabine? La donna che lo lascia dopo vent’anni? Beh, è proprio una donna stupida se si lascia scappare via questo “bocconcino” –pensavo. E intanto qualcosa mi spinse a fermarmi in camera da letto per cambiarmi. Ero andata in ufficio, avevo su un tailleur sciancrato nero ed un top ma ero sudatissima, in parte per il caldo della giornata, in parte per quei sentimenti così violenti che si stavano scatenando dentro di me. Mi feci una doccia veloce, infilai un vestito nero aderente a tubino, mi spazzolai i capelli e mi ritoccai il trucco. Un po’ di profumo e subito ripresi i bicchieri e la bottiglia di champagne. Sorrisi pensando – Qui c’è “dolo” e mi fermai all’ultimo scalino.
(continua)
E adesso???
RispondiEliminaHo una mia idea, se indovino te lo dico!
Bellissimo, comunque!