lunedì 5 luglio 2010

Neko Adventure

JILIEN
Terza Parte

Il sole entrava dalla finestra orientata a ovest, illuminando la stanza con una luce soffusa. Jilien fu svegliata da quegli ultimi raggi di luce che entravano dalla finestra. Non si mosse subito: prima voleva assaporare quel momento della giornata che tanto amava, il crepuscolo, dal letto, senza dover muoversi e senza dover preoccuparsi di qualcosa.
Quando però decise che era ora di muoversi, si mise seduta appoggiando la schiena al muro al quale era appoggiato il letto e allungò prima le braccia, poi le gambe, in un gesto che ricordava molto quello dei gatti che si risvegliavano. Una volta che si fu sciacquata il viso con l’acqua presente nel catino vicino al letto, Jilien si rivestì poiché, a meno che non fosse accampata fuori, dormiva svestita.
Dopo essersi messa anche la casacca che, sebbene fosse un capo femminile, le nascondeva le , a parer suo, misere fattezze di giovane donna, prese la borsa che aveva con sé e si diresse verso la porta della stanza. Mentre però stava per girare il pomello della porta, si accorse che il suo “segno distintivo” stava penzolando in bella vista fuori dalle brache. Jilien si diede una pacca sulla fronte per essere stata così distratta e, dopo aver arrotolato la coda intorno alla vita senza dover toccarla, uscì dalla stanza.
Nel corridoio erano state accese un paio di torce per rischiarare quella zona che, non avendo finestre, non poteva contare di un illuminazione naturale, fatto che donava a quel luogo un aria un po’ lugubre. Jilien chiuse la porta a chiave e si diresse verso le scale che conducevano nella grande sala della taverna. Scesa l’ultimo gradino si guardò in giro per vedere chi fosse ancora presente: riuscì ad individuare alcuni avventori presenti anche qualche ora prima, una famiglia composta da marito, moglie e due bambini piccoli che stava mangiando, probabilmente dopo una giornata passata al mercato, e un tipo incappucciato seduto nell’angolo più lontano dal camino, cosa abbastanza inusuale perché c’erano tavoli liberi e migliori rispetto a quel posto. Jilien si avvicinò all’oste e con un gesto chiese una pinta di birra che le venne servita rapidamente. Lasciati i soldi necessari per pagare da bere, si portò poi ad uno dei tavoli vicini al fuoco, in modo però da avere la visuale libera su quello strano tipo che non si muoveva, sebbene avesse un boccale pieno davanti a sé.
Jilien continuò a fissare l’uomo incappucciato per qualche minuto, finchè non decise che doveva sapere qualcosa di lui: conoscere l’ambiente e i suoi abitanti per potersi muovere senza pericoli, questa era una delle prime lezioni che aveva imparato in strada e quell’incognita poteva essere un impiccio. Appena l’oste uscì dal bancone per portare un nuovo piatto di prelibatezze alla famiglia, Jilien lo fermò con un gesto del braccio
-Senti, sai chi è quel tipo in disparte?- chiese Jilien con un cenno del capo rivolto in direzione dell’angolo opposto
L’oste guardò nella direzione indicata e fece un cenno di diniego con la testa -Tutto ciò che so è che è arrivato tre giorni fa, ha chiesto una stanza e ha pagato con un sacchetto pieno di monete d’oro, venti in tutto-
-Monete d’oro?- chiese stupefatta Jilien. Una moneta d’oro corrispondeva al guadagno mensile di un bravo mercante e un agricoltore poteva vederla solo nelle casse del suo padrone
-Mi sono stupito anch’io, e quando ho fatto per chiedere mi ha detto che qualunque cosa gli avessi domandato, lui non avrebbe risposto-
-Non è un po’ strano?-
-Sì, lo è. Ma ancora più strano è che mi ha chiesto di non dire a nessuno che fosse alloggiato qui… Non mi ha neanche dato uno stralcio di nome, come potrei dire a qualcuno che è qui?-
Detto ciò, l’oste si diresse verso la famiglia che stava ripulendo gli ultimi piatti dal sugo di quella che, probabilmente, era anatra arrosto. Jilien però era con lo sguardo fisso su quel misterioso tipo in fondo alla stanza che finalmente si era mosso, per poter bere dal boccale che aveva appoggiato al tavolo. Quando posò quel boccale, Jilien sentì un brivido che partiva dal collo e percorreva tutta la schiena: sapeva che era l’effetto del suo sguardo… Quel tipo la stava fissando proprio come stava facendo lei poco tempo prima!
Presa da una paura mai provata prima, Jilien si alzò e uscì all’aperto dalla porta principale, trovandosi sulla via maestra della città. Si appoggiò al muro della taverna e, con lo sguardo perso nel vuoto, cercò di far tornare regolare sia i battiti del cuore che il respiro. Impiegò qualche minuto prima di non sentire più il cuore martellarle in petto e quando anche il respiro si fece più regolare, si potè calmare un po’.
Per fortuna i suoi piani non includevano tornare nella taverna prima di quella notte, perciò, dopo un ultima occhiata alla porta, si diresse verso la porta Nord della città, sapendo che nei dintorni stavano preparando addobbi e festeggiamenti per l’arrivo del governatore di quella provincia e sperava che qualcuno avesse portato anche del cibo.

Continua...

Nessun commento:

Posta un commento