Non me lo aspettavo, davvero. Avevo immaginato un re piccolo, alto quanto Loco o poco di più, ed invece quello che avevo davanti a me era uno splendido esemplare di maschio, alto circa 1,80, possente e muscoloso, dalla carnagione scura, occhi e capelli castano scuro. Un volto bello, lineare, con le labbra carnose ed il naso piccolo. Bello come un modello di quelli che si vedono nei giornali di moda. E stava guardando me, sì proprio me. E mi stava dicendo che era un onore per lui conoscere. Me. Sì, era proprio una favola, adesso potevo crederci.
Non che io fossi un “ciospo”, intendiamoci bene. Facevo la mia bella figura di venticinquenne, magra, con i capelli lunghi e mossi, gli occhi verdi e tanta energia da vendere. Non mi ritenevo però “una gran figona”, insomma, una di quelle che la gente si gira a guardare per strada, donne comprese. Perciò se LUI era onorato di conoscere ME, o stavo sognando – e tutto poneva a favore di questa ipotesi – o doveva esserci qualcos’altro per cui era onorato di conoscermi. Cosa dovevo dirgli? Come ci si rivolge ad un sovrano? Rispolverai le mie favole d’infanzia e me ne uscii con il più classico dei saluti.
- Maestà, le porgo i miei saluti. Sono onorata io di essere al Vostro cospetto, anche se mi è ancora un po’ oscuro il motivo per il quale sono stata chiamata da Voi.
- Come ti è oscuro? Loco non ti ha spiegato nulla?
- Oh Loco sì, mi ha spiegato. Quello che non mi spiego è come mai Vi siete rivolto a me. Io non scrivo favole.
- Lo so. Tu scrivi di castelli e ti stavi accingendo a scrivere di questo castello, Chilham Castle.
- Certo, Sire. Non so come Sua Maestà faccia a saperlo, ma è così.
- Io so tutto.
- Non lo discuto... Maestà!
- Bene. Adesso ti racconto questa strana storia. Poi deciderai tu cosa farne, ma ti prego, liberami da questa prigione ed io ti farò felice. Ti donerò quello che vuoi.
- Oh Sire, lungi l’idea di una ricompensa da me. Già essere qui è per me un dono.
- Oh, sei anche modesta, bene bene. Dunque... conosci Canterbury vero?
- Canterbury? Sì, ci sono stata circa una decina di anni fa. Non ricordo molto della città, ero molto giovane quando ci sono stata.
- Conosci anche la Cattedrale, giusto?
- Sì Maestà.
- Bene. Allora saprai anche la storia del fantasma della Cattedrale di Canterbury...
- No, in realtà no...
- Dunque... tutti pensano che il fantasma della Cattedrale sia quello di Thomas Beckett, ucciso lì nel 1170 per ordine del Re Enrico II. In realtà sono molte le anime che dimorano nella Cattedrale. C’è un altro arcivescovo, Simon Sudbury, che morì decapitato e una serva di nome Ellen Bean, meglio nota come Nell Cook, per la sua abilità nel cucinare. Era stata impiegata da un frate che viveva nella cattedrale, che un giorno ospitò una donna molto attraente, con la scusa che ella fosse sua nipote. Da quel giorno le cose cambiarono, per via di pranzi luculliani e feste sontuose che poco si addicevano al luogo ed alla vita spirituale del frate. Una notte Nell scovò i due nella camera privata del frate e ciò non le piacque. Preparò una torta avvelenata e li uccise. Il giorno dopo gli altri frati scoprirono i due cadaveri e li seppellirono sotto una pietra della navata centrale. Nell scomparve e si narra che tre muratori tempo dopo trovarono un corpo con una fetta di torta vicino a sè sotto una buca della “Entry Dark”. I tre morirono entro un anno dalla scoperta e da allora chiunque evita di passare sotto la Entry Dark di Venerdì, per evitare di vedere il fantasma di Nell.
- Bella la storia, non la conoscevo. Mi perdoni però Maestà. Non ne vedo il nesso...
- Sì, dolce e impaziente signora... arrivo, arrivo.
- Mi perdoni l’impazienza Maestà!
- Ecco, molto tempo fa mi aggiravo di notte proprio nei dintorni della Cattedrale, quando ... beh io non so esattamente cosa vidi, nè se lo vidi davvero o fu un’illusione, ma mi apparve una donna, vestita di un camicia lunga trasparente e bianca, che avvolgeva il suo corpo fino ai piedi. Era bellissima. Mi fermò e mi chiese se avessi fame ed in effetti avevo viaggiato a lungo, di ritorno dalla Scozia dove ero andato a trovare mio cugino e così le dissi che sì, avevo fame...
- E’ andato proprio a casa del lupo, eh?
- Prego?
- Niente, mi scusi Maestà. Una piccola irriverenza da parte mia. Mi perdoni...
- Non so come, ma mi svegliai qui dentro, al freddo e all’umido, con questo cancello che sembra non avere serrature. Così aspettai a lungo che qualcosa accadesse e alla fine una fata si accorse di me...
- Eh certo... le fate, chi altri?
- Ragazzina, se sei qui per prendermi in giro faccio presto a chiamare Loco e a farti riportare indietro!
- Maestà, vede, già faccio fatica a credere di essere qui, poi lei mi parla di fate, fantasmi, sortilegi strani... insomma, siamo nel ventesimo secolo, non nel MedioEvo, se ne rende conto che qualche difficoltà ce l’ho a crederle?
- Hai ragione, ma la tua ragione non ti concede nemmeno di credere a quello che vedi? Sei volata qui o sbaglio? Se sei qui è perchè hai volato grazie alla polvere di fata, non grazie ai malefici vostri aerei, quindi ascolta almeno in silenzio la storia e poi deciderai cosa fartene
- Certo Maestà. Mi sembra ragionevole la sua proposta.
- Bene, per farla breve la fata che arrivò qui era la Fata della Trasparenza e mi raccontò che Nell si era innamorata di me, ma non voleva che continuassi a vederla per paura che io morissi. Così per salvarmi mi aveva rinchiuso in questa torre e aveva pronunciato il maleficio al quale ero soggetta. Solo una scrittrice che avesse inventato una storia degna di lei avrebbe potuto salvarmi. Ho aspettato a lungo, ho fatto le mie ricerche perchè volevo la migliore. Poi ho scelto te ed ho mandato Loco a chiamarti.
- Ma Loco mi ha detto che qualcuno aveva cominciato una storia e io dovevo finirla...
- Perdonami, gli avevo detto io di dirti così per trascinarti qui. Avevo paura che se avessi conosciuto la storia da subito non saresti venuta.
- Avrebbe fatto poco la differenza...
- Sì, ma Nell...
- Fantasmi? E’ per questo che non sarei dovuta venire, Maestà?
- Eh...
- Balle, perdoni il termine. Va bene, che devo fare? Scrivere una storia per salvarla? A partire da cosa?
- Ecco, devi scrivere un finale per Nell. In realtà a lei non sta bene che tutti pensino che lei sia sotto quella pietra, rannicchiata e con una fetta di torta in mano...
- Vorrei vedere lei se ci fosse in giro una diceria così... mm... dunque e una volta che l’ho scritta?
- Ecco... non deve scriverla...
- No? Cioè?
- Deve viverla... al posto suo...
- Come dite voi qui in Inghilterra? Oh my God!
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