domenica 4 luglio 2010

Incantesimo - terzo

Terzo Incantesimo

Appena arrivati, lo gnomo si fiondó sul prato, staccò dei fili d'erba, un pò ne mangiò e un pó ne offrì a me. Lo guardai talmente stranita che gli si bloccò qualcosa in bocca e ci volle un po' prima che riuscisse ancora a parlare.

  • Beh, tu non la mangi?
  • Mangiare erba? E perchè?
  • Ma è la nostra tradizione. È di ringraziamento alle fate che ci hanno concesso di volare.
  • Ah...
  • Su, mangiane un po'...

Mi faceva davvero schifo, ma colsi qualche stelo e me lo ficcai in bocca, mandandolo giù con disgusto. Poi dissi:
  • Senti, ma adesso che si fa?
  • Ti porto dal Re. Ma prima devi cambiarti.
  • E perchè? Non ti piace questo tailleur? È di Versace, sai?
  • Pua'! Vieni, mia moglie ti farà scegliere un vestito più adatto!

Lo seguii curiosa. Dunque, aveva anche una moglie quel metro di uomo! Entrammo nel castello e prendemmo una piccola scala che si nascondeva dietro una parete mobile. La scala saliva per circa un centinaio di gradini e finiva in una stanza molto piccola ma molto graziosa, dove una donnina alta quanto Loco ci accolse con uno splendido sorriso.
  • Che bello incontrarti! E' un'onore conoscere la scrittrice che salverá il nostro Re!
  • Piacere mio...
  • Diamante
  • Prego?
  • Diamante, è il mio nome....
  • Oh sì certo... Però vede... Temo abbiate alte aspettative su di me. Non so se...
  • Forza Diamante, falle vedere i vestiti, è tardi, non possiamo perdere tempo - ci interruppe bruscamente Loco
  • Certo, certo, per di qua... - e si incammino' in un corridoio ampio ma dal soffitto piuttosto basso, dove avanzavo con fatica. Sbucammo in una stanza enorme piena di specchi e con un armadio gigantesco su una parete. Diamante si sistemò al centro, mi guardò, non senza imbarazzo da parte mia, davanti, di dietro e di profilo e poi sollevando lo sguardo verso l'alto disse "Azzurro seicentoventi". Quando la guardai in modo interrogativo mi spiego': "Colore e taglia" e si incammino' verso un'anta imponente che si incomincio' ad aprire facendo un rumore mostruoso.
Da quell'armadio uscì l'abito più bello che io avessi mai visto. Seta pura, morbida e lucente, di un colore azzurro che nemmeno il cielo più limpido della mia infanzia ha mai conosciuto. Lo indossai e mi guardai allo specchio ed ebbi l'impressione di essere in una favola, la cui principessa mi somigliava in modo impressionante. Subito dopo, mentre continuavo a guardarmi instancabilmente, Diamante trotterello' ai miei piedi trascinandosi dietro una sedia e mi pregò di sedermi per potermi pettinare.
Non mi riconoscevo più quando Diamante mi fece specchiare dopo circa un'ora. Una voce alle mie spalle disse:
  • Non che tu fossi un porcospino prima, ma ora sì che sei degna di incontrare il Re Moonio I

Loco mi condusse per corridoi e segrete muovendoci verso il basso e alla fine si fermò davanti ad un grande cancello, dietro il quale nella penombra intravedevo un'ombra. Da quella nera figura uscì una voce flebile:
  • E' davvero un onore per me.

 (continua)

Nessun commento:

Posta un commento