domenica 4 luglio 2010

Incantesimo - quinto

Quinto Incantesimo



Loco ed io ringraziammo la polvere di fate ancora una volta, mangiando erba del prato della Cattedrale di Canterbury. Era una strana tradizione, ma in fondo non era la cosa più strana che mi stesse capitando.

Sopra di me si ergeva la Cattedrale in tutta la maestosità. La ricordavo proprio così, imponente, bellissima. Eravamo proprio davanti la Dark Entry ed era Venerdì sera, il che mi dava tutti i diritti di tremare al pensiero di quello che stava per succedere. Ero ferma su una panchina. Loco se ne era coraggiosamente andato via, lasciandomi da sola in quella serata un po’ tetra, con un cielo stranamente limpido ed un silenzio cupo forse anche un po’ strano per quella stagione.


Ero ferma da più di cinque o sei ore, non riuscivo a muovermi ed ero tesa a percepire il più tenue rumore, al punto che credevo di avere sentito delle foglie cadere. All’improvviso sentii degli strani brividi ed un leggero vento si alzò verso di me, con un profumo che inequivocabilmente si presentò alle mie narici come quello dei pomeriggi d’inverno quando mia madre sfornava torte per noi bambine. Non poteva che essere lei, Nell e d’istinto mi alzai per riceverla.

Una luce pian piano cominciò ad illuminare la Dark Entry ed il tenue chiarore diventando sempre più forte mostrò lentamente una camicia lunga e bianca indossata da un bellissimo corpo di donna. I miei occhi fecero fatica a restare aperti per il candore della luce che essa emanava, ma la curiosità fu più forte e riuscirono ad alzarsi fino a sfiorare un volto, il volto più dolce che avessero mai incontrato. “Nell...” mi sentii pronunciare sottovoce

  • Sei arrivata, finalmente. Sai, ti aspettavo da molto tempo... sei perfino più giovane di quanto mi aspettassi e devo dire che il Re Moonio ha proprio buongusto... chissà se è anche uno scopritore di talenti... ti ha parlato del mio maleficio, vero?
  • M.. Me ne ha accennato, si – balbettai – anche se non so esattamente cosa si aspetta che io faccia...
  • Bene... vedi, tra circa mezz’ora passeranno di qui dei frati per andare in Cattedrale per le orazioni mattutine. Tu non dovrai fare altro che stare qui con il Re Moonio, su questa panchina, a parlare... Loro vi vedranno, penseranno che tu sia me e così diffonderanno in giro questa altra storia al posto di quella tremenda che da anni mi condanna ad apparire tutti i Venerdì sera in questo posto e non mi lascia volare in cielo come vorrei dal mio amato. E’ tutto chiaro?
  • Il Re Moonio? Ma il Re...
  • Oh, tranquilla, arriverà... tu dovrai solo indossare una veste bianca... vai in Cattedrale nel frattempo e ne troverai una proprio nella navata centrale. Indossala e tornala qui. Fa’ come ti ho detto...
  • C..Certo – dissi e mi alzai, dirigendomi verso la Cattedrale - ... Mi scusi, ma non è chiusa?
  • Vai...
Mi diressi presso l’entrata principale della Cattedrale, che trovai inspiegabilmente aperta e come Nell mi aveva indicato trovai una veste bianca di seta. La indossai e mi diressi indietro verso la Dark Entry. Mentre uscivo dalla Cattedrale ricordai il sogno che mi aveva stregato per molto tempo e capii che il posto nel quale mi muovevo non era Chilham Castle ma erano i dintori della Cattedrale. L’erba era umida e solleticava i piedi scalzi. Una leggera brezza mi muoveva i capelli e sentivo sempre insistentemente accanto quel profumo di vaniglia che mi indicava che Nell era accanto a me e mi seguiva. Non appena passai la Dark Entry, vidi qualcuno seduto sulla panchina dov’io avevo atteso Nell nelle ore precedenti: era Re Moonio, sicuramente. Mi accolse con un calore che non mi aspettavo.
  • Dolce amata, sei qui.
  • Mio Sire...
  • Sh, silenzio. Taci, le stelle ci parlano, ascoltiamole
“Sarà un re pazzo? Siamo nella terra di Shakespeare, assecondiamolo...”

  • Mio Sire, aspetti! Non sono ancora pronta a recitar la parte di Nell. Mi dia un attimo di tempo...
  • Parte? Recita? Cosa biascichi, mia delizia?
  • Ma sì... i frati che devono passare... dobbiam fingere di essere Nell ed il suo amante, non è per questo che lei è qui?
Nell mi parlò: “Ascolta, mia cara... Re Moonio è sotto un incantesimo e non sa nulla di quanto stiamo per fare. Su, fai la tua parte. Aiutami...”
“Mio Dio, dove sono capitata?”

  • Mia devota, siamo qui, con questa luna splendente che ci illumina i volti. Che bello vederti, vederti ancora. Non vedo l’ora che tu diventi mia moglie... guarda, ho qui le fedi!
  • Le fedi Sire? Oh, non ero preparata a così tanto...
  • Non ti ho mostrato a sufficienza il mio amore? T ho scritto tre lettere nelle quali non ho fatto altro che confessarti quanto io ti ami e quanto desideri passare la mia vita con me... Dimmi, che anche tu mi ami... su mia vita!
Forse entrai troppo nella parte, ma quel Re aveva qualcosa di magico, qualcosa di splendido nei suoi occhi neri e profondi. Le sue labbra carnose sembravano davvero desiderare le mie. Che sortilegio era quello che poteva fare sembrare un uomo davvero innamorato? E la luna? Cosa faceva splendere la luna con quella luce così argentata che il bianco del mio vestito era quasi luccicante. Il profumo della sua pelle, gli occhi che mi trascinavano in un lago limpido e fresco, le sue mani che stringevano le mie e mi tiravano a sè in un lungo e poderoso abbraccio. Mi lasciai andare, chiudendo gli occhi nel bacio più lungo e appassionato che io abbia mai provato nella mia vita e quando lui lo interruppe, fu solo per prendere le mie mani tra le sue e infilarmi un anello al dito, che portava incastonato il più bel diamante che io avessi mai visto, spiando nelle vetrine delle gioiellerie nelle strade più alla moda di Milano e di Roma. Fu come se il Re Moonio avesse trascinato me nell’incantesimo nel quale lui era stato costretto e non so nè come nè quando, quando io riaprii gli occhi mi ritrovai accanto a lui al buio della cella dove lo avevo conosciuto la prima volta, con la differenza che ora il cancello era aperto ed entrambi potevamo uscire: il maleficio era stato rotto. Nell aveva recuperato la sua dignità.

  • Grazie, cara. Ora devi solo raccontarla questa storia, con le parole che solo tu, nel profondo del tuo cuore saprai trovare.
  • Maestà...
  • No, non dire nulla. Io sarò legato a te per sempre e tutti gli anni, in questa notte, quando splenderà la luna, io tornerò su quella panchina vicino alla Dark Entry della Cattedrale di Canterbury e sognerò ancora di abbracciarti e di renderti felice. Mi considererò sempre tuo marito e tu, se vorrai, potrai considerarti per sempre mia moglie.
  • Maestà, aspetti, ma il sortilegio?
  • Nell... cosa ti ha raccontato di me? Forse ho vaneggiato un po’, ma quello che ho espresso era il reale sentimento che provo per te. Ti avevo vista circa dieci anni fa per la prima volta, ogni giorno, quando attraversavi The Terrace per andare al College. Mi ero innamorato di te e non ho fatto altro che aspettare la mia occasione. Sai un Re non è che possa permettersi di correre dietro a dichiarare il proprio amore a chiunque. So bene quali sono i miei doveri per il mio popolo... Ti dispiace?
  • Oh... nulla Sire. Nulla. Per me è stato un privilegio...
  • Devi tornare, ora. Hai la tua vita... ed io ho il mio Regno.
  • Eh... sì Sire. Come desidera.
  • Non come desidero, cara. Come si deve... Ti sembrerà strano ma vorrei salutarti con una canzone che sicuramente conosci, una dei famosi Baronetti della Regina... buffo per un Re, ma sono un Re moderno...
  • Quale, sire?
  • “Chiudi i tuoi occhi e ti bacerò, domani mi mancherai, ricordati che sono sempre stato sincero. E quando sarò lontano ti scriverò ogni giorno e ti manderò tutto il mio amore”
(continua)








(continua)

Nessun commento:

Posta un commento