Una coppia di ragazzi in strada camminavano uno a fianco dell’altro, avvicinandosi al centro della piazza, forse alla ricerca di un po’ di fresco dopo una giornata passata a visitare il centro storico di Milano.
Herbert li osservò attraverso i vetri dall’interno del bar: probabilmente erano stranieri, perché lei teneva in mano una guida turistica, un dito tra le pagine a tenere il filo delle visite già effettuate, mentre lui era vestito con uno di quegli orribili abbinamenti che solo un turista riesce a comporre: eppoi se ne andavano in giro guardando per aria… Inconfondibili!
Herbert li osservò attraverso i vetri dall’interno del bar: probabilmente erano stranieri, perché lei teneva in mano una guida turistica, un dito tra le pagine a tenere il filo delle visite già effettuate, mentre lui era vestito con uno di quegli orribili abbinamenti che solo un turista riesce a comporre: eppoi se ne andavano in giro guardando per aria… Inconfondibili!
Distolse gli occhi e ordinò una birra: la giornata tutto sommato meritava almeno un drink.
Ancora gli seccava il modo in cui era stato trattato poco prima. E poi, che storia era quella del serial killer?! La biondona pensava davvero che se la sarebbe bevuta? Quelle erano cose che potevano succedere solo nei film a basso costo: una bella bionda, poliziotta e gran f…, che sta a pedinare il cattivissimo di turno…
Tornò con lo sguardo sull’altra ragazza bionda, quella nella piazza: non era davvero male. I capelli con riflessi dorati ricadevano lunghi e mossi sulle spalle arrossate, che il leggero abito prendisole rosso lasciava scoperte all’azione del primo vero sole afoso di Milano. Anche il viso, chiarissimo e con numerose efelidi, portava i segni della giornata in città. Sì, era decisamente bella: una bellezza che difficilmente gli abiti, anche quelli più semplici e dimessi, riescono a celare. Si chiese quanti anni potesse avere: 25? 28?
“Peccato che sia in giro con il suo tipo…” mormorò.
Il cameriere arrivò con l’ordinazione, e posò il bicchiere davanti a Herbert: la vista del liquido che si intuiva fresco lo costrinse a bere immediatamente un sorso. Anche la ‘poliziotta’ stava bevendo.
“Adesso vado là, e le dico che ho capito tutto, che la sua balla…” pensò Herbert. Ma non si mosse, perché la ‘poliziotta’ improvvisamente si girò verso l’esterno del bar, osservando tesa la fontana in mezzo alla piazza.
Ancora gli seccava il modo in cui era stato trattato poco prima. E poi, che storia era quella del serial killer?! La biondona pensava davvero che se la sarebbe bevuta? Quelle erano cose che potevano succedere solo nei film a basso costo: una bella bionda, poliziotta e gran f…, che sta a pedinare il cattivissimo di turno…
Tornò con lo sguardo sull’altra ragazza bionda, quella nella piazza: non era davvero male. I capelli con riflessi dorati ricadevano lunghi e mossi sulle spalle arrossate, che il leggero abito prendisole rosso lasciava scoperte all’azione del primo vero sole afoso di Milano. Anche il viso, chiarissimo e con numerose efelidi, portava i segni della giornata in città. Sì, era decisamente bella: una bellezza che difficilmente gli abiti, anche quelli più semplici e dimessi, riescono a celare. Si chiese quanti anni potesse avere: 25? 28?
“Peccato che sia in giro con il suo tipo…” mormorò.
Il cameriere arrivò con l’ordinazione, e posò il bicchiere davanti a Herbert: la vista del liquido che si intuiva fresco lo costrinse a bere immediatamente un sorso. Anche la ‘poliziotta’ stava bevendo.
“Adesso vado là, e le dico che ho capito tutto, che la sua balla…” pensò Herbert. Ma non si mosse, perché la ‘poliziotta’ improvvisamente si girò verso l’esterno del bar, osservando tesa la fontana in mezzo alla piazza.
Angelique si sentiva stanca. Anche suo fratello Martin era affaticato da quella giornata passata sotto il sole.
“Ho sete, Angie. Beviamo qualcosa, che ne dici?”
“C’è una fontana, vediamo un po’ se lì l’acqua è potabile…”
“Ma Angie, è una fontana, non una fontanella!”
La ragazza non lo ascoltava più: stava già attraversando la strada e si dirigeva verso la grande fontana.
“Vieni, Martin! Vieni a vedere!”
“Cosa c’è, Angie?” disse il fratello, avvicinandosi a passo lento, e con un’aria di sufficienza.
“Guarda, che pesciolini strani!”
“Pesciolini?”
“Sì, guarda! Che teneri…” e si inchinò sul bordo mettendo la mano nell’acqua della fontana.
Herbert la stava osservando, e quando lei si inchinò sulla fontana il vestito, che prima le pendeva largo, le aderì al corpo, mostrandone per qualche secondo le curve piene. Il giovane trasalì, e quasi gli andò per traverso l’ultimo sorso di birra.
“Gino, hai visto quella?” disse al cameriere che stava preparando un tavolino proprio lì accanto .
“Sì! Erano qui anche stamattina. Tedeschi, direi…”
“Ma finiscila! Che ne vuoi sapere tu, che non parli un accidente di niente! L’altra volta avevi detto “inglesi”, ed erano russe….”
“Sai che io, in questi casi, non faccio distinzioni di razza o religione…” rise in risposta il cameriere.
“Seeeh. Questa o quella per te pari son, eh? Ma vah! Io dico americani.”
“Beh, tu chiediglielo, no?”
“E se poi il suo tipo mi gira una centra? Hai visto che razza di toro che è?”
“E se non te la gira? E se poi non fosse il suo tipo?”
“Sì, sono insieme: si vede.”
“Boh, fai te…” e così si asciugo le mani nel grembiule e se ne ritornò al bancone, lasciando lì Herbert con la sua birra ed i suoi pensieri rosa sull’ ‘americana’…
L’uomo rimase seduto sul bordo della fontana, immobile, come se non si fosse accorto di nulla. Ma da dietro i grandi occhiali neri i suoi occhi pure neri guizzavano in direzione della ragazza bionda, registrando tutta la scena.
Faceva caldo, o stava iniziando a sudare per qualche altro motivo?
“Ho sete, Angie. Beviamo qualcosa, che ne dici?”
“C’è una fontana, vediamo un po’ se lì l’acqua è potabile…”
“Ma Angie, è una fontana, non una fontanella!”
La ragazza non lo ascoltava più: stava già attraversando la strada e si dirigeva verso la grande fontana.
“Vieni, Martin! Vieni a vedere!”
“Cosa c’è, Angie?” disse il fratello, avvicinandosi a passo lento, e con un’aria di sufficienza.
“Guarda, che pesciolini strani!”
“Pesciolini?”
“Sì, guarda! Che teneri…” e si inchinò sul bordo mettendo la mano nell’acqua della fontana.
Herbert la stava osservando, e quando lei si inchinò sulla fontana il vestito, che prima le pendeva largo, le aderì al corpo, mostrandone per qualche secondo le curve piene. Il giovane trasalì, e quasi gli andò per traverso l’ultimo sorso di birra.
“Gino, hai visto quella?” disse al cameriere che stava preparando un tavolino proprio lì accanto .
“Sì! Erano qui anche stamattina. Tedeschi, direi…”
“Ma finiscila! Che ne vuoi sapere tu, che non parli un accidente di niente! L’altra volta avevi detto “inglesi”, ed erano russe….”
“Sai che io, in questi casi, non faccio distinzioni di razza o religione…” rise in risposta il cameriere.
“Seeeh. Questa o quella per te pari son, eh? Ma vah! Io dico americani.”
“Beh, tu chiediglielo, no?”
“E se poi il suo tipo mi gira una centra? Hai visto che razza di toro che è?”
“E se non te la gira? E se poi non fosse il suo tipo?”
“Sì, sono insieme: si vede.”
“Boh, fai te…” e così si asciugo le mani nel grembiule e se ne ritornò al bancone, lasciando lì Herbert con la sua birra ed i suoi pensieri rosa sull’ ‘americana’…
L’uomo rimase seduto sul bordo della fontana, immobile, come se non si fosse accorto di nulla. Ma da dietro i grandi occhiali neri i suoi occhi pure neri guizzavano in direzione della ragazza bionda, registrando tutta la scena.
Faceva caldo, o stava iniziando a sudare per qualche altro motivo?
“Pesciolini?” disse Martin, avvicinandosi al bordo della vasca “Ma se stamattina non ce n’erano…”
Ma non riuscì a terminare la frase, perché non appena fu abbastanza vicino al bordo della fontana, la ragazza improvvisamente prese dalla vasca dell’acqua con le mani a coppa e gliela tirò addosso.
Martin era troppo vicino, e fu colpito in pieno dall’improvvisato gavettone: rimase sconcertato, mentre Angelique rideva di gusto.
Ma fu una frazione di secondo: immediatamente prese anche lui dell’acqua dalla vasca e restituì lo scherzo alla sorella, rinfrescandola a sua volta.
“Ma sei matto? Non ho sotto niente, e così sono tutta bagnata e adesso…”
Il prendisole, bagnato nella parte anteriore, adesso aderiva completamente alle forme di Angelique.
“Hahahaha! Ben ti sta! Chi la fa, l’aspetti!” sghignazzò Martin, buttandole un altro po’ d’acqua.
“Ma dai!” piagnucolò ridendo Angelique “Ma guarda! Si vede tutto!”
Martin aprì lo zainetto, e le lanciò una t-shirt grigia delle sue.
“Dai, Angie, mettiti questa! Tanto non è mica la prima volta che ti vedo, no?”
“Quanto sei scemo!” rispose la ragazza “Tu no, ma tutti gli altri…”
“Dai, non farla lunga. Andiamo in quel bar a bere qualcosa: sono stremato, è da stamattina che mi trascini di qui e di là a vedere monumenti. Voglio riposarmi un po’, seduto e con una bella birra fresca davanti.”
“Ok, va bene. Così intanto mi asciugo un po’.”
“Vieni, attraversiamo.” disse Martin, prendendola per mano “E, a proposito: hai messo la maglietta al contrario…”
“Adesso non me ne frega niente!” rispose brusca Angelique, fingendo di tenergli il broncio, mentre si lasciava quasi trascinare dal fratello; ma non appena lui si fu voltato, riprese a sorridere. Dopo tutto, con quell’afa, adesso stava decisamente meglio.
E se qualcuno aveva ‘sbirciato’, buon per lui. Non era certo colpa sua se madre natura era stata così benigna con lei, no?
L’uomo con gli occhiali non si era perso un attimo solo della scena. Quando la ragazza (e anche l’altro essere che era lì con Lei: chi era? Un ragazzo? Un uomo? Un cane? Mah. Lui non aveva interesse che per Lei) si allontanò, sollevò impercettibilmente gli occhiali da sole, quasi volesse vederla meglio.
Sì, decisamente quel giorno non stava sudando per l’afa.
Ma non riuscì a terminare la frase, perché non appena fu abbastanza vicino al bordo della fontana, la ragazza improvvisamente prese dalla vasca dell’acqua con le mani a coppa e gliela tirò addosso.
Martin era troppo vicino, e fu colpito in pieno dall’improvvisato gavettone: rimase sconcertato, mentre Angelique rideva di gusto.
Ma fu una frazione di secondo: immediatamente prese anche lui dell’acqua dalla vasca e restituì lo scherzo alla sorella, rinfrescandola a sua volta.
“Ma sei matto? Non ho sotto niente, e così sono tutta bagnata e adesso…”
Il prendisole, bagnato nella parte anteriore, adesso aderiva completamente alle forme di Angelique.
“Hahahaha! Ben ti sta! Chi la fa, l’aspetti!” sghignazzò Martin, buttandole un altro po’ d’acqua.
“Ma dai!” piagnucolò ridendo Angelique “Ma guarda! Si vede tutto!”
Martin aprì lo zainetto, e le lanciò una t-shirt grigia delle sue.
“Dai, Angie, mettiti questa! Tanto non è mica la prima volta che ti vedo, no?”
“Quanto sei scemo!” rispose la ragazza “Tu no, ma tutti gli altri…”
“Dai, non farla lunga. Andiamo in quel bar a bere qualcosa: sono stremato, è da stamattina che mi trascini di qui e di là a vedere monumenti. Voglio riposarmi un po’, seduto e con una bella birra fresca davanti.”
“Ok, va bene. Così intanto mi asciugo un po’.”
“Vieni, attraversiamo.” disse Martin, prendendola per mano “E, a proposito: hai messo la maglietta al contrario…”
“Adesso non me ne frega niente!” rispose brusca Angelique, fingendo di tenergli il broncio, mentre si lasciava quasi trascinare dal fratello; ma non appena lui si fu voltato, riprese a sorridere. Dopo tutto, con quell’afa, adesso stava decisamente meglio.
E se qualcuno aveva ‘sbirciato’, buon per lui. Non era certo colpa sua se madre natura era stata così benigna con lei, no?
L’uomo con gli occhiali non si era perso un attimo solo della scena. Quando la ragazza (e anche l’altro essere che era lì con Lei: chi era? Un ragazzo? Un uomo? Un cane? Mah. Lui non aveva interesse che per Lei) si allontanò, sollevò impercettibilmente gli occhiali da sole, quasi volesse vederla meglio.
Sì, decisamente quel giorno non stava sudando per l’afa.
Dall’interno del “Free-Smoke” due coppie di occhi verdi avevano osservato tutta la scena, ma i loro rispettivi proprietari erano percorsi da emozioni contrastanti.
Il primo paio d’occhi osservava la coppia che stava arrivando nel bar: Herbert era eccitato e pensava alacremente a una strategia per attaccare bottone con la ragazza ‘americana’.
“Tanto questi americani bevono e non sanno reggere l’alcool.” pensava tra sé “E dopo quando lui sarà piatto, e magari – perché no - anche lei un po’ bollita, io…”
E mentre faceva questi pensieri, i suoi occhi tradivano un insolito scintillio.
Il primo paio d’occhi osservava la coppia che stava arrivando nel bar: Herbert era eccitato e pensava alacremente a una strategia per attaccare bottone con la ragazza ‘americana’.
“Tanto questi americani bevono e non sanno reggere l’alcool.” pensava tra sé “E dopo quando lui sarà piatto, e magari – perché no - anche lei un po’ bollita, io…”
E mentre faceva questi pensieri, i suoi occhi tradivano un insolito scintillio.
L’altra coppia di fanali verde smeraldo erano invece fermamente puntati sull’uomo ancora seduto sul bordo della fontana: non le era scappato un solo gesto, neppure l’impercettibile movimento degli occhiali.
“Ti tengo!” pensò.
Forse questa volta il predatore poteva essere a sua volta predato.
“Ti tengo!” pensò.
Forse questa volta il predatore poteva essere a sua volta predato.
(segue)
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