Cap 1
Herbert entrò nel solito bar, alla solita ora, dopo la solita giornata trascorsa davanti al computer guardando i mercati andare su e giù e cercando di fare risollevare il portafoglio del fondo che gestiva. Quando era uscito dall’ufficio faceva ancora caldo e la sensazione di afa che aveva dimenticato la mattina quando era entrato nell’edificio ben condizionato si riappropriò di lui e lo fagocitò insieme al suo sudore. Si era tolto la cravatta appena varcata la porta scorrevole e mentre attraversava la piazza si era tolto anche la giacca, portandosela sulla spalla con un dito.
Era tutto sommato un bel ragazzo. Alto uno e ottanta, i capelli lisci castano chiaro e gli occhi verdi. Trent’anni ed una vita da vivere e da scoprire, libero sentimentalmente e con molte amiche che gli ronzavano intorno senza poterlo accalappiare.
Il bar era sempre lo stesso, il “Free Smoke”, uno dei pochi locali dove gli amanti delle bionde potevano ancora godersi al tavolo la sigaretta dopo il caffè o l’aperitivo. Era stato chiuso per tre mesi per poter fare i lavori necessari a gestire una clientela fumatrice e questa era stata generosa alla riapertura, affollandolo sia di giorno che di notte.
Quando Herbert entrò la vide subito, seduta al solito tavolo, vicino alla vetrina offuscata, che spiava il mondo senza che questi se ne accorgesse. Di lei vedeva solo i capelli biondi oro setosi e lunghi che lambivano il tavolo ed il profilo della giacca che si stringeva su un vitino da vespa per poi allargarsi leggermente sui morbidi fianchi. Le gambe poteva solo intuirle sotto il tavolo. Era incredibile come non l’avesse mai vista in piedi. Era sempre lì quando lui arrivava e rimaneva lì quando lui usciva.
La tentazione era stata forte ogni volta: “Scusa, posso sedermi?”. Quelle banalità non erano per lui. Però si sedeva spesso in un punto del locale dove per un riflesso incrociato di vetrina e specchio riusciva a vederle il volto ed i loro occhi si erano spesso incrociati in questo misterioso luccichio e si erano sorrisi. Quella sera però Herbert era più allegro. Il suo capo gli aveva finalmente dato la lettera della promozione e aveva voglia di festeggiare.
Così, invece che dirottare il suo corpo verso l’”Osservatorio”, come chiamava lui il tavolo dove di solito si sedeva, andò verso di lei.
“Ciao. Sono appena stato nominato responsabile del Trading Desk di una delle primarie società di asset management della piazza e ho voglia di festeggiare. Vuoi unirti a me? Mi chiamo Herbert.”
La donna sollevò la testa, puntò due occhi verde smeraldo contro i suoi, alzò la mano destra per portarsi la sigaretta alla bocca, tirò una boccata profonda che fece sussultare il suo decolleté e finalmente espirando fuori il fumo gli rispose: “C’è un uomo là in fondo, seduto al bordo della fontana, lo vedi? Ecco, quell’uomo è un serial killer e non sono ancora riuscita ad incastrarlo. Con questa mossa gagliarda che hai fatto, mi hai appena rovinato uno dei migliori appostamenti che io abbia mai trovato. Complimenti per la tua arroganza e adesso fai finta di prenderti una sigaretta delle mie e vattene velocemente fuori dalle balle”.
(continua)
Un cappello pieno di ciliege, di Oriana Fallaci
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3 mesi fa
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