Sesto Risveglio
Deve essere accaduto un miracolo, perchè sento una carezza che sfiora la mia mano. La sento bagnata forse da una lacrima, la sento stretta e sfiorata da un dito che va su e giù dal polso alla estremità di ciascun dito e torna indietro. Così da tempo, non so quanto tempo, ma non riesco più nemmeno a contare le volte che quel dito è andato avanti e indietro.
Il mio pensiero è sceso giù sulla mano e così ha abbandonato gli occhi, che sono chiusi, per farmi assaporare meglio quella sensazione sconosciuta da tempo. Dovrei forse provare a muovere almeno un dito, per far sì che chi mi sta accarezzando possa accorgersi che sono sveglia, presente a lui come al mondo, anche se fingo di riposare, immobile con gli occhi chiusi.
Mi arriva un profumo. Forse sto migliorando se tutte queste nuove sensazioni riescono a colpirmi così improvvisamente. O forse le ho provate anche in altri risvegli, ma ero presa da ciò che vedevo e non me ne sono accorta? Non riesco a capire che profumo sia, più che profumo è un odore, non è una rosa o un fiore che sento. L’ho sentito tante volte in passato ma ora non riesco a dargli un nome, a visualizzarne l’uso e la derivazione. Mi sembra di essere tornata alle semplici sensazioni infantili: vedere, sentire, toccare, odorare. Il gusto mi manca ancora. La bocca proprio non riesco a sentire dove è. Se anche volessi concentrare il mio spirito nel desiderio di parlare non saprei in quale punto fare pervenire le mie forze.
Il profumo mi ha distratto. Voglio riconcentrarmi sulla mia mano e provare a muovere un dito. Sono sicura che è uno dei miei figli laggiù.. e se ha le mie mani tra le sue, se riuscissi a trasmettere un solo fremito, lui lo sentirebbe e saprebbe che ci sono e smetterebbe di piangere, sorriderebbe. Già, si farebbe una bella risata e mi direbbe “Mamma, ci hai preso in giro tutti quanti, ti sei ripresa” e ci faremmo beffe entrambi di quel medico che mi ha già lasciato al mio destino. Mi chiedo se devo davvero provare a sopravvivere a questo stato. Comincio ad essere stanca di trovarmi, all’improvviso, sveglia in un mondo di vivi che mi credono addormentata.
Dovrei farlo, lo so. Dovrei fare uno sforzo per carezzarti quella testa piegata sulla mia mano e restituirti il sorriso che i tuoi anni meritano di avere stampato ogni secondo sul viso. Ma non so se ce la farò. Non ho contato le volte che mi sono svegliata per poi riaddormentarmi senza essere riuscita ad avere un contatto con il mondo che sento fuori di me. Perdonami se non ne ho la forza... forse ha ragione quel medico. A dispetto dei miei risvegli, io non sono più destinata ad uscire dal mio cervello, nè la mia mano riuscirà mai ad essere smossa. Sono stanca adesso, sento che il pensiero torna nel cervello e viene come risucchiato al suo interno per riposare un po’. Gli occhi sono chiusi, la mano... non so più dove sia. Forse la prossima volta ci riuscirò.
(continua)
Un cappello pieno di ciliege, di Oriana Fallaci
-
Avevo iniziato a leggere questo libro molti anni fa e non ero riuscita a
superare le prime dieci pagine. Adesso, forse complice un’età più avanzata
e un...
3 mesi fa
...aspetto il prossimo con avidità...
RispondiEliminaRicomincio da sei
RispondiElimina