martedì 22 giugno 2010

Qualcosa di azzurro - Mercoledì Sera

Mercoledì sera


Dove sono finite le mie lacrime? Hanno rappreso di sè una pagina di diario o sono in fondo ad un cuore che non è più capace di nessuna emozione? Cosa c’è che non va in me? Perchè sono qui rinchiusa in una stanza invece di essere fuori, con un mondo che alla mia età deve essere ai miei piedi invece che schiacciarmi con il suo peso? Dove sono i miei genitori che mi hanno difeso fino ad oggi da questo peso, che mi hanno messo sotto una cupola d’oro dove tutto risplende e dove tutto si rispecchia in me per farmi sorridere?
Dov’è la mia infanzia, nella quale ero la bambina che aveva sempre il sorriso sulle labbra, che per ogni cosa che scopriva faceva risplendere i suoi occhi? Sono la stessa o sono un’altra? Più grande, più goffa, in un corpo che non sento più il mio, che è da adulta mentre io adulta non mi sento, perchè sono in quella strada a metà tra un giardino pieno di giochi ed una foresta dove la strada devi cercartela tu?
Dio mio, cosa sto facendo?

E’ giusto rinunciare a questa vita? Pillola dopo pillola sto inghiottendo la mia vita. Cosa mi sta succedendo dentro? Formule chimiche si stanno mescolando e stanno reagendo. Chimica.. questa sconosciuta... o la chimica delle emozioni, come quando vidi Seba per la prima volta e... altro che chimica.. fu una reazione nucleare che nemmeno la fisica può spiegare... Seba... chissà dove sei adesso tu. Ho la mia bottiglietta d’acqua e sto inghiottendo una dopo l’altra queste pasticche che ho trovato nel mobiletto dei medicinali di mia madre. Chissà cosa penserebbe mia madre se sapesse che sto utilizzando quella bottiglietta che lei ogni giorno mi ficca nello zaino la mattina quando vado a scuola “Non si sa mai ti viene sete” e chissà cosa penserebbe mia madre se sapesse che sto spulciando ad una ad una le sue pasticche, quelle che “Dio come sono depressa adesso mi tiro su di morale”. Chissà... metterebbe fuori la sua morale cristiana e direbbe “No, Stella. Un suicidio non è da persone per bene. Solo gli stupidi e gli ignoranti lo fanno. Non pensarci nemmeno. Cosa dirà poi la gente? Dirà che ero una madre degenere... vuoi che la gente pensi questo di me?” Ma chi cazzo ti fila, mà... nemmeno papà ti fila più. Sei una drogata tra alcool e pasticche e non te ne rendi conto. Hai una figlia che vuole morire perchè non ha più nulla intorno, tutta terra bruciata. E tu ti preoccupi di quello che pensa la gente... già. La forma, il pensiero e non la sostanza.. il fenomeno e il noumeno.. non ho ancora studiato filosofia ma Kant lo conosco, sai? Non hai una figlia stupida.. no davvero. Chiusa in questa stanza mi sono bevuta milioni di lettere di testi di filosofia perchè avevo sete di trovare una ragione, una sola ragione per la quale avrei dovuto sopravvivere a te e a mio padre, a voi due che quando vi incontrate non fate in tempo nemmeno a dirvi ciao che iniziate a litigare.

La vita è bella? Forse. Non dalle mie parti. Non ho amici. Nemmeno mio fratello che fa tanto l’amicone è riuscito a dirmi una sola frase per farmi capire che capiva. Mi sfiora e mi dice “Hai qualcosa che non va” mentre mette le cuffie e se anche gli rispondessi non sentirebbe. Non ho più nemmeno un ragazzo: Seba è andato. E’ arrivata quella più carina di terza e lui si è volatilizzato nel giro di un secondo. Merda! Da sola che faccio? Non ho proprio più voglia di andare avanti e poi perchè dovrei? Cosa mi aspetta dietro l’angolo? Nulla. Butto giù dieci pillole tutte insieme, chissà se esplode la pancia.
Mi chiedo perchè non sento nulla... dovrei iniziare a sentire qualcosa, la voglia di vomitare o cosa... ma forse l’effetto non è più cominciato... sono curiosa... ho deciso: tengo un diario minuto per minuto. Chissà che post-mortem non riesca a pubblicare un libro: Diario di Morte di un’adolescente suicida. Quando le Stelle cadono, no no aspetta... Stella cadente. Bello! Devo scriverlo il titolo, così se lo pubblicano non avranno il coraggio di cambiarlo. Sì mi piace: Stella cadente... che scrivo? Di solito in queste occasioni si scrivono gli addii alle persone che contano di più e io a chi scrivo? Mamma: no, non me la sento di vomitarle addosso quello che è davvero per me. E pensare che da bambina io l’adoravo. Passavo i pomeriggi interi abbracciata a lei mentre mi leggeva le favole. Chissà dove sono quelle due, una mamma ancora felice ed una bambina che credeva ancora che le fate svolazzassero in giro a fare divertire la gente. No, niente saluti. Perchè lo faccio? Perchè di sì. Punto.
Merda ma chi cazzo è al telefono? Numero privato... odio i numeri privati.. no, vabbè rispondo:
- Chi è?
- Stella?
- Chi sei?
- Sono Sonia
- Sonia chi?
- Sonia, Telefono Azzurro. So che mi hai cercato in questi giorni. Mi spiace che tu non mi abbia trovata. Così ho pensato di chiamarti io.
- Che vuoi? Come hai il mio numero?
- Abbiamo la possibilità di rintracciare le chiamate. Dopo che hai chiamato stamattina hanno rintracciato il numero e mi hanno telefonato. Erano allarmati dal tono di voce. E’ precipitata la situazione?
- Oh bella. Cosa vuol dire “precipitata” e poi di quale situazione parli? Io sto benissimo.
- Mi sembravi un po’ giù l’ultima volta, Mariasole o Stella come vuoi chiamarti? La situazione dei tuoi, tuo fratello...
- Ma ti ricordi?
- Certo. Perchè non dovrei?
- Boh, non so. Pensavo che con tutte le telefonate che ricevete vi passassero un po’ così...
- No, Stella. Sono qui, ti ascolto.
- Cosa devo dirti?
- Come stai?
- Ah... sto a letto e mi sto impasticcando... va bene? Non ti aspettavi di sentirlo dire, vero? Hai fatto in tempo a chiamare... tra un’ora o due non mi avresti più potuto parlare...
- Stella, cosa vuol dire “impasticcando”? Stai prendendo droghe?
- E che ne so? Sto buttando giù le pasticche di mia madre. Se fanno bene a lei fanno bene anche a me.
- Non è una cosa intelligente.
- Ah no? E ti sembra intelligente quello che stanno facendo a me?
- Cosa ti stanno facendo?
- Mi stanno facendo vivere. Non ho uno scopo. Non ho amore intorno a me. Non ho nessuno. Sono queste condizioni nelle quali uno può vivere? Vorrei vedere te...
- Ci sono passata, cosa ti credi?
- Ah sì? Quanti anni hai? Secondo me hai una famiglia, un marito che ti adora, dei figli piccoli e fai questo lavoro per tenerti a posto la coscienza, vero?
- No. Stella ho diciannove anni e alla tua età ho tentato il suicidio.
- Stupida... hai fallito...
- Ne sono contenta. Non è stato facile uscirne. Ho dovuto lottare contro i miei familiari, contro quelli che si spacciavano per miei amici. Sono restata in ospedale per mesi. Non me ne fregava nulla, ho tentato altre due volte il suicidio.
- E poi?
- E poi un giorno in ospedale non c’era posto in un reparto ed è arrivato nel letto affianco al mio una bambina di dieci anni. Era completamente calva. Non parlava. Sembrava non reagire agli stimoli più banali. La cosa strana era che quando i suoi genitori andavano via, i suoi occhi giravano per la stanza e mi cercavano. Sembrava quasi cercare la mia presenza. Io all’inizio ero un po’ presa dai miei problemi e non ci avevo fatto caso. Poi credo fosse il quarto giorno la cosa iniziò a sembrarmi strana e mi avvicinai a lei. Beh, quel giorno io vidi il sorriso più bello fatto con gli occhi che io abbia mai visto.
- Bella storia, sto piangendo.. guarda come scendono le lacrime.
- Stella, non è questo sarcasmo che ti aiuta... sai, il giorno dopo quella bambina è morta e quel sorriso mi è rimasto dentro ed è stata la forza che mi ha fatto uscire dal tunnel nel quale ero e mi ha spinto a venire qui.
- Vuoi salvarmi! Lo avevo letto... aspetta... sì, l’atteggiamento tipico dell’Io-ti-salverò che spinge alcune donne... mio Dio...
- Stella cosa c’è....
- Sto vomitando sangue, che cazzo sta succedendo...
- Stella cosa hai preso?
- Che cazzo ne so... non vedo bene, la vista mi si è offuscata... mio Dio Sonia ti prego aiutami non voglio morire aiutami cazzo, aiutami dimmi cosa devo fare
- Dove abiti?
- In via De Amicis
- Che numero?
- Al 5
- Che città Stella, che città?
- Milano, sto male... ho dei crampi pazzeschi allo stomaco... aiutami
- Stella, stai sveglia.... non chiudere gli occhi per nessun motivo. Ora dimmi. C’è qualcuno in casa?
- Non lo so... prima sì, ma non so, non so se sono usciti, magari dormono, non si sente nulla
- Stella, riesci a uscire dalla tua camera?
- No, sono chiusa a chiave. Non ce la faccio, sono sul letto. Continuo a vomitare sangue, credo... perchè non vedo...
- Stella? Stella? Stella mi senti?
- Si
- Stella devi riuscire a aprire la porta e cercare aiuto, ce la devi fare. Stella, Stella per favore mi senti?


Adesso non so dove mi trovo, ma è buio. Ho freddo. C’è una luce in fondo. Una luce azzurra. Una luce forte e azzurra. Sto aprendo gli occhi. C’è qualcuno vicino a me, qualcuno che mi sta tenendo la mano. E’ una mano calda. Vedo una ciocca bionda, degli occhi azzurri. Eh... magari sono morta, ce l’ho fatta e ho davanti un angelo....
- Ciao Stella. Bentornata. Sono Sonia...
- Sonia... avevo ragione a chiedere proprio di te...

6 commenti:

  1. Mi chiedo come tu faccia ad interpretare con così verosimiglianza gli stati d'animo in personaggi così diversi tra loro.
    D'accordo che è fiction, però qui l'adolescente salta fuori molto bene.
    Mi piacerebbe leggere al proposito un commento da un/una parietà...

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. A volte basta il ricordo di quello che si è provato anche per un attimo. E c'è un po' di noi in ciascun personaggio del quale scriviamo, giusto? In ognuno di noi ci sono anime diverse, basta saperle riconoscere e lasciarle parlare...

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  4. Ho le lacrime agli occhi. Dico davvero.
    Uno spaccato piuttosto realistico di un età che, purtroppo, non ha abbastanza ragazze di nome Sonia e troppe di nome Stella...

    Un lavoro da 10 e lode.

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  5. Grazie X. La cosa che mi lascia perplessa è che certi sentimenti non cambiano con le generazioni. Trent'anni dopo io li ricordo perfettamente al punto che posso descriverli così, ma sarei incapace di accostarmi a una Stella qualunque che oggi ha quell'età nel modo in cui una "Sonia" può farlo... Questo è deludente... perchè ci si aspetta che l'esperienza serva a questo. Leggi "Bianca come il latte, Rossa come il sangue" di D'Avenia. E' lirica pura.

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  6. A dispetto di tutti gli Ipod, telefonini con musica annessa e televisioni sempre accese, i giovani hanno un disperato bisogno di essere ascoltati anche quando stanno zitti. Non prendetemi per matta ma chi ha figli maschi può capire molto bene. Complimenti.

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