Quarto Vagone
Salimmo in superficie e ci dirigemmo verso Lima. Mi seguiva al fianco trotterellando senza parlare ed ogni tanto girava la testa e l’alzava per guardarmi. Se la guardavo anche io, lei mi sorrideva ed io mi sentivo felice di perdermi in quegli occhi ed in quel sorriso. Quanto era bella. E contrariamente agli altri zingari, era pulita, i capelli setosi e neri raccolti in una coda ben composti, la maglietta verde ed il pantalone fucsia non particolarmente puliti ma solo perchè si era a fine giornata. Trovai la cosa alquanto strana, ma quella bambina stava pian piano smontando tutti i miei pregiudizi sugli zingari e così non ci pensai più di tanto.
Entrammo nel Mc Donald’s e ci mettemmo in coda alla cassa più libera. Le suggerii di guardare il cartello in alto per scegliere cosa mangiare e lei passò tutto il tempo che fummo in fila con il naso in su, indecisa. Poi, quando arrivò il nostro turno, si rivolse senza indugi alla cassiera e disse: “Due cheeseburger, due patatine grandi, una coca-cola, sei nuggets ed uno yogurt. Io ho fatto e tu?”. Scoppiai a ridere guardando la faccia della cassiera, che si era fissata incantata su Airis e poi le dissi “Per me un’insalata ed una bottiglia di acqua naturale, grazie”. Prendemmo su due vassoi le nostre ordinazioni e lasciai che Airis scegliesse il posto dove sederci. Scelse un tavolino appartato in fondo alla sala e si sedette di fronte al muro. Trovai la cosa alquanto sospetta, ma decisi di lasciarla fare.
Airis era incantevole. Il viso ovale di una piccola fata, gli occhi grandi e verdi, con ciglia lunghe e nere, setose come i suoi capelli, il naso piccolo all’insù e la bocca rossa e carnosa a corredo di tanti piccoli denti bianchi. Sembrava uscita da un film di quelli dove tutti sono belli e buoni e invece la sua vita non aveva dovuto essere stata tanto felice fino ad allora, almeno per quel poco che mi aveva fatto capire.
“Airis, come sei finita qui?”
“Mi ci hai portata tu, non ricordi?” mi rispose con la bocca ripiena di hamburger, patate e ketchup. Quando vide il mio viso con un grande punto interrogativo stampato sopra continuò “Ma dai, non posso scherzare? Stamattina Tiziana mi stava portando da mia mamma e ti ho visto. Non era la prima volta che ti vedevo, sai? Ti avevo notata perchè somigli molto alla mia mamma. Volevo conoscerti... tutto qui. E allora mi è venuto in mente di farmi notare leggendoti la mano. Poi quando ti ho letto la mano ho visto il braccialetto. L’ho preso in prestito. Te l’avrei restituito la prossima volta. Io non rubo.”
“Non rubi?”
“No, non rubo. Per noi rubare è un comandamento infrangibile. Siamo cattolici, come voi.”
“Beh, faccio un po’ fatica a crederci."
“Noi Kalderasha siamo zingari onesti. Siamo ‘calderai’. Lavoriamo i metalli. Mio padre lavora per l’Ospedale San Raffaele, pulisce gli strumenti ospedalieri. Viviamo da quelle parti, forse ci avrai visto qualche volta."
“Può darsi. Ma perchè non sei ancora con Tiziana?”
“Sono scappata. Tiziana mi ha portata da mia madre e mi ha lasciata da lei, ma dopo mangiato mentre eravamo in giro hanno fermato mia madre ed io che ero poco più indietro sono scappata, ho avuto paura”.
“Chi l’ha fermata?”
“La Polizia”
“Ah, e perchè?”
“Ci fermano spesso. Devono fare i loro controlli. Poi di solito ci rilasciano dopo qualche ora.“
“Ma per tornare al campo come eravate d’accordo?”
“Tiziana e mia madre avevano appuntamento alle cinque a Loreto. Mia madre non si è vista, Tiziana nemmeno. Stavo girando un po’ per la stazione aspettando le sette, quando mi hai trovata.”
“Ma magari ti staranno aspettando lì...”
“No. Ho dato un’occhiata mentre venivamo qui. Non c’erano. Riproviamo alle nove a San Babila, te l’ho detto. Forse mia madre è stata più a lungo alla Polizia e a Tiziana è successo qualcosa”
“Dai, raccontami qualcosa di te... hai fratelli, sorelle?”
“Non è interessante la mia vita. Tu hai bambini?”
“Io la giudico interessante invece.. e sì, ho due bambini... uno credo più o meno della tua età e l’altro un po’ più grande.
“E perchè non sei con loro, adesso?”
“Sono in campeggio per due settimane.”
“Allora...” disse cambiando argomento “ho azzeccato la previsione oggi? Ti ho fatto un bel regalo di compleanno?”
“No, mi spiace hai sbagliato...”
Si fece seria e rispose: “Io non sbaglio mai.”
(continua)
Un cappello pieno di ciliege, di Oriana Fallaci
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Avevo iniziato a leggere questo libro molti anni fa e non ero riuscita a
superare le prime dieci pagine. Adesso, forse complice un’età più avanzata
e un...
3 mesi fa
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