mercoledì 26 maggio 2010

Nudo, foglie verdi e busto - Parte 2

(parte 2)
30 Aprile, New York
"Mark, non mi hai ancora detto chi stiamo aspettando da più di un'ora. Il tuo ufficio ha una vista spettacolare, il caffè è buono, la receptionist ogni volta che mi guarda ha gli occhi da pesciolino lesso (e tutto ciò è molto gratificante per il mio Ego) ma…"
"Sai che non lo so neppure io? Mi ha chiamato… beh, hai capito chi… e mi ha raccomandato di attendere anche questo Masini. Il cognome sembra italiano, ma non so per conto di chi lavori."
"Dai, Mark: 'Lui' non ti ha fatto capire proprio niente di niente?"
"Mi ha detto che si tratta di un importante collezionista di quadri famosi, uno a cui 'Lui' non può dire di no: e d'altronde c'è anche un Picasso nel lotto di martedì. Però…"
"Però sei perplesso: ed hai ragione. Quando chiama 'Lui' non c'è mai un semplice sfondatamente ricco collezionista: se si è mosso direttamente, o c'è di mezzo la sicurezza nazionale, o c'è di mezzo almeno un capo di stato. Quale è il collezionista che può essere talmente importante da far muovere un capo di stato?"
"Phil, io non ne conosco."
"Nemmeno io. E poi, per i Picasso, sono io il più grande specialista sul mercato: perché non l'hanno affidata a me la trattativa?"
"Già: bel mistero. E tu per chi lavori stavolta?"
"E' questo il bello. Io non sono qui per il Picasso, ma per alcune statuette egizie della II dinastia, per conto di Bill."
"Bill?!?"
"Sì, 'quel' Bill…."
"Ah! E non per il Picasso?"
"No, nessuno mi ha dato l'incarico."
"Strano, molto strano… Comunque ormai arriverà questo Masini: tra poco sapremo. Intanto, un altro caffè?"
"Povera ragazza: la vuoi veder cadere inanimata davanti a me?" e scoppiò in una fragorosa risata.
Ma Mark Moosley avrebbe giurato che fosse più una risata di preoccupato nervosismo anzichè una battuta di spirito.

***
7 aprile – Praga, bassifondi
La notte molto piovosa rendeva scivolose le strade dietro la stazione, e l'uomo cercava di destreggiarsi tra le enormi pozzanghere e gli scrosci d'acqua che cascavano dalle grondaie rotte. Era una serata buia e fredda, l'acqua scrosciante rendeva difficile non solo vedere dove si mettevano i piedi, ma anche soltanto tenere aperto un ombrello. D'un tratto un enorme ratto sbucò tra le gambe dell'uomo, che trasalì.
"Ma che tempo di merda! Non c'è un anima in giro, per la misera! Basta, mi ficco nel primo bar aperto e aspetto che passi: un paio di birre o tre non hanno mai fatto male al mio malumore…"
E mentre si dirigeva verso la zona più illuminata, verso l'ingresso principale della stazione, si accorse di una coppia di fanali che avevano appena imboccato il vicolo, e venivano verso di lui, con andare dubbioso.
"Forse si sono persi… Peggio per loro: peggio davvero non potevano capitare!" e strinse nella mano destra il coltello a serramanico, felice che una vittima gli capitasse finalmente a tiro.
L'auto accelerò leggermente, come se avendolo visto volesse andargli vicino per poi accostare e chiedergli un informazione.
"Vieni qui da paparino…" mormorò sorridendo l'uomo.
Ma, quando gli fu vicina, invece di rallentare l'auto entrò a velocità sostenuta in una grande pozzanghera, e lo schizzò tutto d'acqua sporca e gelata.
L'uomo, dopo un attimo di stupore, si girò in direzione dell'auto pirata e levato di tasca il coltello lo brandì in alto, urlando inferocito:
"Stronzo! L'hai fatto apposta! Vieni qui, bastardo, che ti apro quella tua fottuta pancia!"
L'auto allora si arrestò, e poi ingranò la retromarcia ed indietreggiò lentamente fino a fermarsi a pochi metri dall'uomo furente.
"Scendi se ne hai il coraggio, pezzo di merda! Vieni giù, che ti sistemo io!"
Entrambe le portiere si aprirono, e due figure scure scesero con calma dall'auto; l'uomo che fino a un momento prima era furibondo, d'un tratto fu colto da un triste presentimento: ma chi erano?
"Poliziotti? Cazzo, via! …"
E mentre si girava per fuggire correndo nella direzione opposta, andò letteralmente a sbattere contro due energumeni che si erano silenziosamente materializzati alle sue spalle. Senza una parola uno dei due palestrati gli assestò tre potenti cazzotti in rapida successione, che mandarono il ladruncolo per terra nella grossa pozzanghera.
Ancora stava guardando le due figure massiccie che gli stavano incombenti, pronti a chiudergli ogni possibilità di fuga, quando, sdraiato e zuppo nella pozzanghera, un potente calcio lo colpì alla schiena alzandolo di peso.
"Bella serata, eh, senorita!?" disse dietro di lui una voce con chiara inflessione sudamericana "Cosa mi stavi dicendo poco fa?"
E mentre il ladruncolo si girava per veder in viso l'uomo che aveva parlato, un secondo improvviso calcione lo colpì in pieno viso, ributtandolo bocconi nella pozzanghera.
"Cosa… volete… da me!? " biascicò, con la precisa certezza di avere sangue per tutto il viso e in bocca.
"Crediamo che tu abbia sbagliato appartamento, qualche notte fa. La mammina non ti ha mai detto che non si deve entrare in casa degli sconosciuti? Perché se non li conosci, non sai chi sono, e nemmeno sai cosa potrebbero farti dopo…" e scoppiò in una fragorosa risata, come se avesse detto un grande battuta, imitato subito dopo dai due energumeni.
Il ladruncolo era perplesso: "Ma... di che parli?" domandò.
Il sudamericano si piegò verso l'uomo insanguinato e fradicio, e gli sussurrò, con il fare di un maestrino che ricorda una lezione fin troppo ovvia: "Ci sono persone che tengono in casa ori e denaro, e che sono lì apposta per essere visitati e d alleggeriti da quelli come te. Ma ci sono persone che amano l'arte, e le mezze figure come te non devono nemmeno avvicinarsi a quelle case, perché la moquette panna della sala si potrebbe sporcare…"
"Io non…" Ma non riuscì a terminare la frase perchè il sudamericano, raddrizzatosi di scatto, lo colpì con un terzo calcione nel viso, tanto forte da alzarlo di peso e farlo ricadere all'indietro nella pozzanghera ormai intorbidita.
"Scemo, non ci provare nemmeno con me! Allora: dove sono le tele? Subito!"
Il ladruncolo si toccò il naso: era rotto, non c'erano dubbi. Forse, se gli avesse detto quello che volevano sapere, magari… "Ok, ok. Ma non ti piacerà...Non le ho più io…."
Si tirò dritto sulle braccia, guardando in faccia il suo aguzzino: "Ho capito quasi subito che era roba che scottava, troppo grossa per me, e le ho buttate nel cassonetto, quello verde sul retro della stazione."
Il sudamericano lo guardò dritto negli occhi, con aria di scherno. Poi sorrise: "Ho capito." Ed estrasse dalla tasca una calibro 7,65 a cui avvitò il silenziatore.
"No! Ti prego, è la verità! Li ho buttati là dentro due giorni dopo! Credimi! Non me li voleva comprare nessuno!…." disse con la voce che andava affievolendosi sempre più.
Per un attimo si guardò intorno: i tre uomini erano gli unici esseri viventi nel vicolo, oltre al quarto che restava nell'ombra, silenzioso in piedi di fianco all'auto, che aveva ancora i fanali accesi.
La pioggia sembra stesse dando una tregua, per un lungo secondo tutto fu silenzioso e immobile. Le varie cose del vicolo erano talmente bagnate che sembravano risplendere: il ladruncolo pensò che era quasi bello quel vicolo, in quel momento.
Poi il sudamericano scosse la testa e disse con un filo di voce: "Adios, hijo de puta!"
Subito dopo un 'flip' scosse lievemente l'aria, ed un dolore intensissimo si diffuse per qualche frazione di secondo nella testa dell'uomo, ancora steso nell'acqua, prima che per lui il tutto diventasse di nuovo nero e vuoto.
Le tre figure tornarono allora con passo normale verso il quarto uomo, che disse con voce piatta: "Ho sentito. Andiamocene, qui non c'è più niente da fare."
E risalì in auto.
Dall'altro lato della strada lo stesso ratto di prima immobile osservava la grande pozzanghera cambiare lentamente il suo colore. Sarebbe restata rossa fino a che la pioggia non avesse ripreso a cadere copiosa, ed avesse dilavato tutto quanto: questo lo sapeva, non era certo la prima volta che capitava, lì.
(segue)

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