mercoledì 26 maggio 2010

Nudo, foglie verdi e busto - Parte 3

(parte 3)


30 Aprile, New York
Mark e Phil avevano reagito in maniera esattamente opposta alla sorpresa.
Da quando la Dottoressa Masini era entrata nello studio del curatore dell'asta, il suo profumo persistente aveva monopolizzato l'aria del locale; allo stesso modo la personalità spontanea e forte della donna aveva ipnotizzato i due uomini, che ancora la guardavano pendendo letteralmente dalle sue labbra. Labbra lucide, color rosso vivo, che si muovevano senza posa; labbra che sapevano essere sensuali senza mai essere esplicite.
E mentre Mark aveva ammirato per tutto il tempo l'impeccabile tailleur giallo tenue della donna, le sue splendide decolletè nere di fattura italiana dal lungo ed elegante tacco sottile, le leggerissime calze velate che mettevano in evidenza due gambe lunghissime, e la camicetta appena aperta sul collo, che lasciava intravvedere il collo sottile della gallerista, Phil invece era semplicemente sorpreso.
Ancora non riusciva a staccare gli occhi dai grandi occhi scuri di Raffaella Masini, e non ne perdeva una sola parola. Aveva conosciuto donne affascinanti, e aveva conosciuto donne carismatiche: ma questa univa in sé entrambe le cose, spiazzando considerevolmente il grande Ego di Phil.
L'aveva osservata durante l'esame del lotto che avevano condotto insieme in anteprima, aveva ammirato la sua competenza e la sua eleganza, il suo gusto (la donna riusciva ad individuare alla prima prima semplice occhiata il pezzo più pregiato di un intero lotto, come se fosse guidata da un una capacità sovra-sensoriale) e la sua femminilità, la sua abilità nel far dire a Moosley più di quanto il curatore avrebbe dovuto e di contro il suo pacato modo di rispondere invariabilmente in maniera evasiva alle loro domande.
E dentro di lui stava nascendo imperioso un desiderio straboccante, irrefrenabile. Phil se ne stupiva, perché non era cero tipo da lasciarsi prendere dall'impulsività; si riteneva un uomo navigato e sicuro delle proprie capacità, un abile giocatore d'azzardo capace di indovinare sempre le mosse altrui, una persona abituata ad ottenere tutto quello che aveva desiderato, un istante solo dopo averlo desiderato…
Ma stavolta era ostaggio di questo desiderio, tanto che si sentiva quasi la testa vuota e il palato secco.
Non riusciva proprio a toglierselo dalla mente, e decise in quel momento che avrebbe giocato il tutto per tutto: l'avrebbe invitata a cena, una cena galante in un ristorante speciale, dove lui aveva sempre un tavolo prenotato.
Una cena che nessuna donna avrebbe potuto rifiutare.
E lì finalmente…
…finalmente sarebbe riuscito a capire esattamente per chi lavorava Raffaella Masini.

***

8 Aprile, Malà Strana, Praga
Il vecchio antiquario cercava di risistemare lo scaffale dei libri in fondo al suo negozio, ma non riusciva a concentrarsi. Il pensiero continuava ad andare allo strano tipo che si era presentato nel pomeriggio. Che non fosse un cliente, lo si capiva da lontano: ormai dopo tutti questi anni identificava senza ombra di dubbio le tipologie di clienti, come anche i perditempo, semplicemente osservandoli quando entravano nel suo negozio.
No, aveva capito subito che quell'uomo magro e allampanato aveva semmai qualcosa da proporgli: si era guardato a lungo intorno prima di entrare, quasi temesse di essere seguito. E poi, una volta finalmente dentro, si era diretto subito da lui, senza degnare di uno sguardo nessuno degli oggetti che c'erano nel salone: aveva troppa fretta e troppa determinazione per essere un cliente.
Ma anche dopo che gli aveva chiesto se per caso trattasse quadri d'epoca, non riusciva a credere alla strana storia che l'uomo gli aveva propinato: una vecchia prozia che gli avrebbe lasciato in eredità delle tele che lei riteneva di valore.
Beh, certo: una eredità non è una cosa insolita. Ma se è già piuttosto strano che vi sia una vecchia prozia che viveva a Praga, e che lascia a un lontano nipote alcune opere di valore, lo è ancor di più il fatto che lui, il più vecchio ed introdotto antiquario della città d'oro, di tale singolare vecchietta mai ne aveva sentito parlare prima.
Possibile che ci fossero dei tesori a Praga che fossero sfuggiti alla sua vastissima rete di fidati informatori?
Ma quando poi chiese che tipo di opere fossero, l'uomo allampanato aveva avuto una reazione incomprensibile.
"Non lo so con precisione. Sa, non sono di quelli vecchi, tipo ritratto o paesaggio, come quelli che si trovano nelle chiese. Hanno tutti colori strani, con forme geometriche, persone e animali stilizzati e sproporzionati... Ma la mia prozia mi ha detto... beh, mi ha lasciato scritto, ovviamente,... che sono di gran valore. Però io di arte non ci capisco niente, quei quadri non mi piacciono, e vorrei disfarmene recuperando qualche milione, un gruzzoletto senza tanti sbattimenti..."
Ah, di arte non ne capiva, ma sapeva che valevano qualche milione di euro? Ma come poteva raccontare una storia simile, una prozia con delle opere presumibilmente cubiste da qualche milione di euro appese in casa? A Praga?
No, non ci siamo, qualcosa non quadrava nella storia dell'uomo... Forse tentava solo di fregarlo.
A quel pensiero l'antiquario abbozzò un sorriso: e quello sprovveduto tentava di fregare proprio lui? Pivello... non sapeva con chi aveva a che fare!
Comunque da lì a poco avrebbe saputo qualcosa di più: l'uomo aveva detto che glieli avrebbe portati a valutare, se solo l'antiquario avesse mantenuto il riserbo.
"Tanto non sono pesanti, non hanno più le cornici..." aveva aggiunto lo strano individuo mentre usciva dal negozio.
(segue)

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