sabato 29 ottobre 2011

Il Cigno Nero - Epilogo


New York, Dicembre 2011

Gabriel guardò l’insolita platea. Era la prima volta che si trovava di fronte a quelle persone. Ne aveva studiato il curriculum uno per uno. Aveva imparato i nomi, le date di nascita, i luoghi di nascita, i nomi dei familiari per ciascuno di loro: tutto ciò gli sarebbe servito dopo, durante la cena di gala organizzata per Natale, per fare buona impressione su di loro. I primi mesi di lavoro erano stati lunghi e pesanti. Aveva trascurato molto Lauren, era tornato poco a Boston durante i weekend e quando Lauren si era recata a New York a trovarlo, l’aveva spesso lasciata sola. Ma era necessario. Ogni cosa di ciò che aveva fatto era necessaria per supportare il suo nuovo ruolo.

Gli occhi della platea erano puntati su di lui. Si schiarì la voce e iniziò.

-         Signore e Signori, sono sinceramente onorato di trovarmi qui oggi, davanti a voi. Quando la vostra decisione mi è stata comunicata qualche mese fa, verso fine Agosto, sinceramente vedevo pochi sbocchi per la mia carriera, pur prestigiosa. Voi mi avete offerto l’occasione della mia vita su un piatto d’argento ed io non ho potuto rifiutare. Ma non ho accettato per la carriera, seppur ad alcuni di voi che non mi conoscono bene, questa mia affermazione potrebbe sembrare falsa retorica.

Ho sempre amato la finanza. Ho sempre dedicato la mia vita a studiare la teoria alla base di ciò che accade in finanza. E la cosa che alla fine mi ha appassionato, come tutti sapete, è il rischio, l’ «alea» che pervade di per sé qualsiasi tipo di contrattazione. La mia sfida è stata sempre rendere il rischio “meno rischioso”, cercare di prevederlo, stanarlo come fa un cacciatore con la sua preda, ammorbidirlo, domarlo. Una sfida impossibile, direbbe qualcuno, perchè “il Cigno Nero” ti aspetta al varco quando meno te lo aspetti. Quando sei più debole, ti attacca. Quando sei stremato dalle forze, infierisce su di te. Si fa beffe di te che vuoi prevederlo, lui che per sua natura è imprevedibile. E’ come andare contro le forze della natura. Ma è la sfida più bella che io possa apprezzare e ad essa ho dedicato praticamente tutta la mia vita dopo gli studi.

Eppure ero arrivato ad un certo punto della mia vita, nella quale il rischio era diventato solo un numero. Ero arrivato a guardare intere tabelle di numeri solo con lo scopo di stanare quello errato. La bellezza della ricerca si era eclissata. Avevo ceduto lo scettro a miei validi collaboratori e collaboratrici, perchè a me era stato chiesto di onorare responsabilità più grandi. E non avevo saputo dire di no.

La vostra proposta è arrivata a quel punto della mia vita in cui si ha voglia di riscoprire i giochi da bambino. La situazione che si era creata, e che tutti conoscete fin troppo nei dettagli per dovervela ripetere, era tale che mi ha fatto tornare il gusto di cercare, di sfidare l’impossibile, di trovare il nesso logico tra avvenimenti apparentemente slegati tra loro.

Mi spiace solo che questa occasione giunga a fronte della perdita di una persona che comunque, al di là del progetto che stava conducendo, merita di essere ricordata per come ha saputo condurre questa azienda. Verso i morti non si può avere nè pietà, nè altri sentimenti. Si ha solo l’obbligo di ricordare ciò che di buono hanno fatto e Evelyn, Signore e Signori, dovrà essere ricordata per avere tirato su questa azienda, nonostante le lotte intestine che naturalmente si erano propagate dopo la fusione, e di averle dato una posizione di tutto rispetto nel mercato. Del resto, se andiamo un attimo al di là di quella che può essere l’etica comune, quello che ha ideato Evelyn è di una potenza e di un fascino unico: riuscire a manipolare il mercato, sottoponendogli una volatilità modificata che induca vendite o acquisti da parte dei gestori, per restare nei limiti dei budget di rischio. Se Evelyn ha potuto farlo, è stato solo in funzione di quella sorta di monopolio che questa azienda ha conquistato grazie a lei.

Ora sta a me andare oltre e, come negli accordi sottostanti l’accettazione della vostra proposta, la svolta sarà radicale.

Come cliente di questa società ho sempre riconosciuto l’alto valore delle persone che vi lavoravano. Un solo aspetto ho sempre contestato ed Evelyn potrebbe essermene testimone, se fosse ancora qui. Trasparenza. Come cliente io ho sempre chiesto la trasparenza dei modelli utilizzati, perchè è necessario in questo mondo altalenante dei mercati, che i clienti si possano fidare ciecamente del fornitore al quale hanno affidato la gestione dei loro rischi. Non avere un modello trasparente vuol dire non potersi fidare, cercare in tutti i modi di dimostrare che il modello è sbagliato o cercare le falle in quel modello, piuttosto che concentrarsi sui risultati, che alla fine è quello che un Risk Manager vorrebbe e dovrebbe fare. Del resto i fatti mi rendono ragione: se la geniale idea di Evelyn ha potuto andare in porto, per fortuna non spinta fino all’eccesso, è stato solo perchè noi clienti, dall’altra parte, non potevamo accorgercene subito. Lo abbiamo intuito, lo abbiamo sospettato, eppure non ne avevamo la certezza. Una manipolazione così sofisticata non sarebbe stata possibile se avessimo conosciuto il modello sottostante quel calcolo di volatilità, perchè nei nostri controlli quegli sbalzi sarebbero apparsi anche agli occhi meno esperti.

Dunque è questo che io farò. Portare la trasparenza verso i clienti, oltre che, per vizio congenito e puro piacere personale, lavorare ai modelli stessi, per raffinarli e renderli sempre più competitivi.

Grazie a tutti.

L’applauso iniziò non appena Gabriel ebbe finito di parlare. I Consiglieri si alzarono in piedi e per cinque minuti buoni espressero il loro sincero apprezzamento continuando a battere le mani verso di lui.
***
Gabriel si accese una sigaretta, allungò un braccio verso Lauren e se la tirò verso il petto. Adorava restare a chiacchierare, nudi sul letto, dopo aver fatto l’amore.
-         Sei stato davvero splendido stasera, sai Brich?
-         Dici?
-         Ah Ah... ti guardavano tutti come se fossi un extraterrestre...
-         Ma va’... ed io che pensavo ti riferissi a “questa” prestazione...
-         Scemo... no, dài, non sto scherzando... Hai un bel lavoro davanti...
-         Già... devo innanzi tutto ricostruirmi la squadra... Dick andrà in Asia e Marc in Europa. I pochi altri, tutti fedeli a Evelyn, non so quanto mi aiuteranno... Mi ci vorresti tu... accetteresti un’offerta?
-         Vacci piano, Brich... non mi sembra il caso. Vuoi che ti accusino subito di nepotismo?
-         No, hai ragione, non è una buona idea... però sarebbe bello tornare a lavorare insieme, non credi?
-         Brich... forse è meglio che io te stiamo un po’ di meno insieme, non trovi?
-         Perchè?
-         Non so come dirtelo, ma... vedi la storia di Evelyn mi ha fatto molto riflettere. Sembra quasi che tu non ti voglia impegnare. Non abbastanza come io vorrei.
-         Pensavo di averti spiegato la storia di Evelyn... Lauren, io non so cosa provo per te, sono stato sincero su questo. Ma voglio stare con te, questo lo so. Quando non ci sei mi manchi. E’ solo che... non sono il classico marito che torna a casa la sera, si mette in pantofole, ti fa le coccole...
-         Nessun marito è così. Nè io ho mai preteso che tu fossi così, Brich. Ti ho sempre lasciato i tuoi spazi, ho sempre cercato di tirarmi indietro quando capivo che ti stavo chiedendo “troppo”. Ho cercato di accontentarmi di quello che riuscivi a darmi.
-         Non pensavo la stessi vivendo così, Lauren. Deve essere stato un inferno per te.
-         Un inferno? No, Brich, mi hai frainteso. Non era un inferno... Io l’ho sempre fatto con piacere. In fondo anche a me faceva comodo tenere i miei spazi...
-         E allora? Non capisco dove tu voglia arrivare...
-         Evelyn...
-         Ancora Evelyn... E’ morta, Lauren. E’ morta. Si è tolta la vita in un bagno pubblico a fine agosto. Perchè continui a tenerla in vita?
-         Non è lei, Brich, porca miseria non capisci?
-         No, Lauren. Spiegami. Proprio non ci arrivo.
-         E’ il fatto che tu mi abbia tradita, Brich. E’ il fatto che mi abbia mentito, che non ti sia fidato che io capissi. E’ il fatto che tu abbia scelto di andare a letto con lei nonostante stessi con me. E’ stato il torto più grande ed io proprio non riesco a passarci sopra...
-         Lauren, abbiamo appena fatto l’amore. Io non ti capisco...
-         E’ questo il problema, Brich. Io non riesco a rinunciare a te, nonostante tu mi abbia umiliata in un modo che mi ha fatto male. E’ questo legame che io voglio spezzare. Voglio un legame alla pari ed io al momento sono troppo presa da te perchè si possa realizzare.

Gabriel ammutolì. La stava perdendo.

Il cuore iniziò ad accelerare. Sentiva i battiti uno ad uno dentro il petto. Sembravano squarciare la pelle. Gli rimbombavano nel cervello. Non poteva lasciarla andare, non adesso che aveva capito quanto lei contasse per lui. Eppure stava avvenendo e lui non voleva fermarla, non voleva strisciarle ai piedi. Non se lo sarebbe mai perdonato. Così rimase in silenzio, aspirando l’ultima boccata di fumo acre, che gli riempì i polmoni.

Lauren si alzò dal letto. Si rivestì lentamente. Alcune lacrime le scendevano sul viso, ma lei cercava di nasconderle, passandoci velocemente la mano sopra per asciugarle. Gabriel se ne accorse. Le porse un fazzoletto e provò a parlare:
-         Lauren, non farlo. Diamoci un’altra possibilità...

Il cellulare di Lauren squillò. Lauren rispose sottovoce e solo allora Gabriel capì. C’era un altro uomo. Un moto di rabbia lo colse e gli fece superare la fitta di dolore che provava nel petto.
-         Te ne vai, allora? – le chiese con un tono un po’ duro e risentito.
-         Sì, Matthew mi aspetta.
-         Matthew? Quel Matthew?
-         Sì.
-         Hai una storia con lui?
-         No Brich, non ho nessuna storia con lui. Non sono fatta della tua stessa pasta. Io non potrei. Siamo stati insieme all'Università, due anni. Siamo solo molto amici, adesso.
-         Stai insieme a lui, Lauren... Confessa... – rise, trattenendo la rabbia che provava, perchè pensava che Matthew non fosse alla sua altezza e perchè voleva nascondere l'imbarazzo del doversi confrontare con qualcuno che non riteneva un "uomo".
-         Lui prova ancora qualcosa per me e non ha mai avuto paura di dirmelo... Io l'avevo messo da parte perchè credevo in te... in noi, ma è evidente che mi sbagliavo.... Non sono sicura di esserne innamorata... può darsi che lo sia ma in questo momento ho la mente offuscata... In fondo lo sai benissimo anche tu che è meglio così...
-         Non ho mai mentito sul nostro rapporto. Sapevi fin dall'inizio cosa aspettarti...
-         Forse speravo tu cambiassi... O cambiassi io accettando dei compromessi. Ma l'affidabilità non è un compromesso, non può esserlo, Brich. Almeno non per me...
-         Dove andrai, Lauren?
-         Non lo so. Gli ho chiesto di passarmi a prendere. Non ho voglia di restare da sola stasera. Mi mancherai molto e voglio che qualcuno mi fermi quando cercherò di afferrare il telefono per richiamarti.

Gabriel tacque. Quindi si alzò, andò in bagno, aprì l’acqua della doccia e si infilò tra le lastre di cristallo. Poteva giurare che fossero lacrime quelle che gli scendevano sul viso, ma il suo orgoglio gli impediva di crederci davvero. Rimase mezz’ora fermo, con la testa appoggiata contro le piastrelle e gli occhi chiusi, cercando di non pensare a nulla, cercando di scacciare ogni sensazione di dolore dal suo corpo.

Quando uscì dal bagno, si rese conto che nella stanza non c’era più Lauren.

Anche il suo profumo di vaniglia e di arancia era sparito.

Si fermò per un attimo a guardare la porta socchiusa, cercando di decidere cosa fosse meglio fare. Non poteva arrendersi ai suoi sentimenti. Poi chiuse la porta, si tolse l’accappatoio e si rituffò nudo tra le lenzuola, spense la luce, chiuse gli occhi e si addormentò.

Nessun commento:

Posta un commento