sabato 1 ottobre 2011

Cinque pezzi meno facili – Sliding Doors – L’isola magica – Epilogo Il Pavone Bianco


Il sole era bollente e la spiaggia di Cala Oliveira sembrava averne assorbito tutto il calore. I piedi, scalzi, al contatto con quei minuscoli granellini infuocati imploravano pietà e Roberto avrebbe voluto fermare un attimo la sua corsa saltellante su quello che sembrava un braciere ardente e dare sollievo alle sue estremità appoggiandovi sopra una delle lattine ghiacciate, che per contrappasso gli stavano gelando il petto e lo stomaco. Vinse la tentazione di fermarsi e con allunghi un po’ goffi precipitò sul suo asciugamano. Buttò le lattine sopra lo zaino e guardò verso il mare, alla ricerca di Mariciel. Mentre i suoi occhi vagavano sulla riva, fu scosso da un rumore ed il suo sguardo si volse repentino intorno a sé, per capire cosa fosse, e solo in quel momento percepì la presenza della ingombrante sagoma di Martino alla sua destra.

Martino era steso supino. L’immagine dell’amico ricordò a Roberto l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci. Le braccia erano tese leggermente verso l’alto e le gambe aperte. Tutto sommato Martino aveva un bel fisico. Roberto si trovò a pensare che, se fosse stato una donna, probabilmente sarebbe stato attratto da lui. Il petto glabro e abbronzato si sollevava e si ritraeva al ritmo del suo respiro. Il ventre era piatto e si appiattiva anch’esso ritmicamente con il suo respiro. Il costume era di un giallo brillante con fiori viola. Era portato un po’ sceso sui fianchi ed all’altezza della vita, appena sopra la fascia elastica, affioravano un paio di boxer RAMS, che richiamavano il viola del costume. Le gambe erano muscolose e tornite, ingrediente che molte donne avrebbero sicuramente apprezzato. Fu solo scorrendo all’insù un po’ svogliatamente il corpo dell’amico, alla ricerca del rumore che accompagnava le onde, rompendone il suono armonioso, che Roberto si accorse che ciò che indisponeva l’immagine nel suo insieme era sul viso dell’amico. Martino aveva la bocca aperta ed era proprio lì che il rumore nasceva. “Dio! Si è messo addirittura a russare...”.

Quasi si vergognava per lui e così non ci pensò due volte. Agitò la lattina di Coca-Cola per bene per circa cinque minuti e poi l’aprì di scatto voltandosi verso Martino.
«   Cazzo è? » si alzò di colpo Martino guardandosi intorno per capire cosa fosse successo.

Roberto scoppiò a ridere.
«         Ma ti devi fare riconoscere dovunque tu vada? Porca miseria... »
«         Stronzo... » disse Martino ridendo ed alzandosi giocciolante dall’asciugamano completamente fradicio.
«         Oh... ringraziami! Se ti avesse visto Laura... ti avrebbe mollato immediatamente... »
«         Ma vaff’ » gli rispose Martino, mentre dopo una rapida occhiata allo zaino di Roberto, afferrò una lattina e iniziò ad agitarla.
«         No... che vuoi fare? Oh non scherzare... ho appena mangiato... »
«         Ma sei scemo? Vuoi annegare in una Coca-Cola? Vendettaaaaa... » e in quell’istante tirò il tappo dalla lattina, innaffiando Roberto e l’asciugamano sotto di lui.

Laura era la sorella di Marcelo. Viveva in casa di suo fratello, ma praticamente non si vedevano mai. Marcelo era un DJ e quindi dormiva di giorno, il pomeriggio oziava sul divano o sulle sdraio della terrazza e la sera andava a lavorare. Roberto e Martino non lo avevano visto se non il giorno che erano arrivati, ma, soprattutto a Martino, la cosa non era dispiaciuta, visto che Laura era una splendida ragazza di poco più di vent’anni, proprio il suo tipo! Capelli biondi di seta, lunghi al punto da accarezzarle il punto in cui la schiena si allarga nell’intimità degli slip. Occhi verdissimi e fisico da urlo... Da quando era arrivato a Ibiza, gli occhi ed i pensieri di Martino erano solo per lei e con lei aveva trascorso tutto il tempo, tra la spiaggia, i bar e le discoteche e la camera da letto, lasciando i due piccioncini innamorati per conto loro.

Laura e Mariciel non si filavano molto e Mariciel aveva convinto Roberto a fare due vite separate. Erano spesso andati in giro a visitare le città dell’isola, i numerosi mercatini dell’artigianato e quelli hippie. Avevano seguito gli itinerari archeologici e visitato tutte le principali spiagge. Mariciel aveva dovuto trascinare inizialmente Roberto, ma poi lui si era lasciato intaccare dallo spirito entusiasta e sempre allegro della ragazza. Le diceva spesso “Tu sorriso me puerta via” e lei lo guardava con il broncio, perchè non capiva bene cosa volesse dire in quello spagnolo che non significava nulla.

Erano trascorse due settimane e la vacanza volgeva al termine. Quel giorno, sulla spiaggia, era proprio l’ultimo giorno. Laura e Mariciel arrivarono proprio nel momento in cui Martino stava innaffiando Roberto. Laura si divertì subito all’idea, afferrò una delle lattine rimaste sullo zaino e iniziò ad agitarla. Mariciel era un po’ imbronciata. Roberto provò a fare finta di nulla, fintanto che Mariciel non lo prese sottobraccio e gli chiese di seguirla.
«   Qué pasa? » le chiese Roberto.
«   Estoy pensando a mañana » le rispose Mariciel, con la voce rotta da un singhiozzo.
«   Qué pasa mañana? » la rimbeccò Roberto, sinceramente spiazzato.
«   Como qué pasa? Tenemos que volver a Cadaqués. Después yo me irè a Barcelona y tu a Milano. No te importa? Yo que soy para ti? Sólo una aventura? Yo prefiero saber hoy lo que tu piensas, no mañana. Y que? »

Roberto rimase perplesso. Era passato dal gioco puerile con Martino ad una conversazione impegnata nel giro di qualche secondo e la cosa lo aveva quasi tramortito.
«   Sapevi che prima o poi dovevamo partire, no? » disse Roberto con la voce un po’ dura a Mariciel.
«   Claro que sì. Pero yo no sabìa que me que me seria enamorada de ti » rispose la ragazza mentre una lacrima le iniziò a gocciolare sul viso.

Roberto la colse e la baciò, assaporandone il gusto allo stesso tempo salato e amaro.
«   No podemos estar aquì per siempre... muchacha! » e le sorrise. Poi proseguì « Usted... a trabachar... Yo magari! Después pensamos, bien? Ok?».

Mariciel si divincolò dall’abbraccio di Roberto e scappò verso casa, lungo la strada sterrata che la riportava a casa. Roberto la lasciò andare. Si sarebbero visti a cena – pensò - e la sera avrebbe gestito in qualche modo quell’incazzatura. Tornò poi verso Laura e Martino, stesi sull’asciugamano, prese la sua roba e urlando un “Ci vediamo” ai due si defilò. Laura e Martino non lo filarono affatto, intenti a sbaciucchiarsi sotto il sole e a pregustare l’ultima notte di sesso sfrenato.

***

Mariciel non si era vista tutta la serata. Era circa mezzanotte e Roberto era steso sul letto con gli occhi un po’ spenti, al buio, con le cuffie infilate nelle orecchie e la musica che gli sparava dritta nel cervello. Fu allora che la porta si aprì e Mariciel entrò, finse di non notarlo, si spogliò e si infilò sotto le lenzuola affianco a lui.

Quando Roberto sentì il corpo della donna affianco a sé, si tolse le cuffie e si voltò verso di lei. Era immobile, ma intuiva che rimanesse ferma solo perchè era molto arrabbiata. Così iniziò lui a parlare:
«   Come stai? » le chiese.
«   Cómo crees que estoy? » gli rispose Mariciel con la voce visibilmente emozionata.
«   No sé. Dimmi... »
«   Pensavo que tu tambien estavas enamorado de mi »
«   In dos semanas? » disse Roberto e sorrise tra sé.

Gli era venuto in mente che qualche mattina prima si era detto davanti allo specchio: “Roberto mi sa che ti sei innamorato”. Era nell’antibagno, e non si era accorto che Martino era proprio nel bagno. L’amico si era alzato dal water con i pantaloni scesi e lo sguardo perso, la bocca un po’ impastata dall’alcool della sera prima e dal sonno della notte in bianco, e gli aveva urlato nelle orecchie: “Naaaaaa”. Poi gli aveva rifilato un pugno nello stomaco che voleva essere solo un gioco, ma in realtà gli aveva fatto male perchè quel bastardo non sapeva dosare la forza quando era ubriaco o in periodo post-sbornia. Però si era detto che magari Martino aveva ragione, che non era possibile innamorarsi in così poco tempo... qualcosa che non sia una “cotta” passeggera ed aveva quindi accantonato l’idea. Sarebbe ripartito e non ci avrebbe più pensato. Dov’era la verità? Nella praticità di Martino, senza sentimentalismi, o nella speranza e nei sogni di Mariciel?

Nessuno gli avrebbe dato una risposta. Doveva cercarsela da solo. Certo che Mariciel lo aveva colpito al punto di fargli dimenticare completamente Silvia, al punto di voler vivere con lei ogni istante, ogni attimo, senza mai perderla di vista. Aveva gustato il suo sorriso in tutte le forme. Aveva assaporato il suo corpo, vissuto la sua passionalità, lasciandosi trasportare da quello che provava dentro di sé, senza ribellarsi a quel sentimento.

Forse non aveva tutte le risposte, ma aveva Mariciel, in quel momento, affianco a sé. Si spostò sopra di lei e iniziò a baciarla, vincendo facilmente tutte le resistenze della ragazza. E fecero l’amore, un amore appassionato e vorace, con la disperazione di sapere che poteva essere l’ultima volta che lo facevano. Quindi si appoggiò affianco a lei e appena lei chiuse gli occhi, iniziò a percorrere il suo corpo con lo sguardo, come se fosse un dito che le disegnava il profilo, come se volesse scolpire quelle membra nella sua mente, prima di perderle per sempre. Si lasciò trascinare dai pensieri, provò ad immaginare come sarebbe stato averla sempre affianco, respirare il suo respiro di notte e vivere del suo sorriso di giorno. Rimase un po’ a fantasticare, poi all’improvviso decise di dormire anche lui: sapeva cosa doveva fare.

***

L’aeroporto era affollato e Martino si trascinava, stanco della notte ancora in bianco, con il suo borsone su una spalla. Appena vide un tavolino libero ad un bar, fece segno a Roberto e si sedette. Roberto disse a Mariciel di sedersi con lui e di aspettarlo lì. Poi si allontanò per circa mezz’ora, mentre gli occhi di Mariciel lo seguivano. Tornò, ordinò qualcosa da bere e da mangiare, poi si sedette tra i due ragazzi, volgendo lo sguardo verso Martino.
«   Stanco eh? Secondo me non hai voglia di rifarti tutto il viaggio in macchina fino a Milano...»
«   Tanto guidi tu... non ti servo... hai fatto pratica all’andata, no?» e rise facendogli l’occhiolino.
«   Beh... ho pensato di farti un regalo. » lo sorprese Roberto.
«   Un regalo? E quale sarebbe? Mi mandi a calci in culo in Italia? »
«   No. Guarda qui. » e tirò fuori una busta dalla tasca del pantalone.
«   Cos’hai lì dentro? Non farmi scherzi... ti vuoi vendicare? » gli chiese preoccupato Martino.
«   Ibiza - Orio al Serio. Un biglietto... classe turistica però, non farti venire strane idee... » disse Roberto porgendogli il biglietto.
«   Ibiza - Orio al Serio? Cioè? Io torno in aereo e tu in macchina? » Martino replicò, per verificare di avere capito bene.
«   Sì... non è meglio? Tra un paio d’ore sei a casa e puoi andare a dormire. Non sei contento? Devi solo trovare qualcuno che ti venga a prendere in aeroporto...»
«   E tu? » chiese Martino, che non aveva ancora la mente lucida per realizzare quanto stava succedendo.

Roberto non rispose, ma guardò Mariciel, che stava osservando i due ragazzi senza capire bene cosa fosse la busta che Roberto aveva appena consegnato a Martino, sinceramente preoccupata per la reazione del ragazzo. Qualcosa non andava e si malediceva di non capire ancora bene l’italiano.
«         Beh, io innanzi tutto torno a prendere la macchina... » continuò Roberto, parlando con Martino e guardando Mariciel.
«         Ma... perchè non posso venire anche io? » insistette Martino.
«         Perchè io poi non torno a Milano... » esordì Roberto.

Questo Mariciel lo colse ed il suo volto si irraggiò di una felicità inaspettata.
«         No vuelves a Milano? » gli chiese sorridendo.
«         No, Mariciel. Vengo con te a Barcelona. Per un po’... un pochito... » le rispose dolcemente.
«         Yo habia entendido que... » provò a dire Mariciel
«         Tu hai entiendito male.... » le rispose Roberto.

Martino rinunciò a capirci qualcosa. Sicuramente Roberto aveva da fare qualcosa e non lo voleva tra i piedi. “Va bene” pensò “mi tolgo fuori dalle balle”. Così prese il biglietto, salutò gli amici e si diresse verso il suo gate.

Roberto e Mariciel salirono sul loro aereo poco dopo e, appena sbarcati, presero un taxi, destinazione Cadaqués, a casa di Mariciel. Non parlarono molto durante il viaggio. Arrivati a casa, Mariciel pescò nella borsa le chiavi, aprì la porta, buttò il borsone a terra e si fiondò sul divano, guardando intorno i mobili della sua casa e osservando Roberto, che stava in piedi dritto di fronte a lei.
«   Tenìa vollia de arribare aqui... » gli disse, tentando un approccio con qualche parola di italiano che aveva imparato a conoscere.

Roberto la guardò, sorridendo per quell’italiano stentato.
Non sapeva cosa fosse quello che provava per lei, ma la “magia” di Ibiza lo aveva stregato e stavolta aveva deciso di non scappare di fronte ai suoi sentimenti.
«   A dire la verdad... ‘iniziamo’ d’aqui... entiendes muchacha? ».

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