[Il capitolo 6 è il Capitolo 4 (originale di Bart, seconda parte)]
Il caldo esterno
della strada rimbombava nelle orecchie di Martino, mentre si incamminava verso
l'ingresso del Museo: i raggi del sole rimbalzavano sui muri candidi, e gli
ferivano le pupille con i loro bagliori. La strada era pressoché deserta, e lui
pensò di ripararsi un po' nel fresco delle sale espositive, ma quando giunse
sulla soglia si avvide che non indossava null'altro oltre ai bermuda, ad un
paio di logore infradito in cuoio, ed ad un cappello marrone con le tese che
aveva già vissuto numerose altre estati vagabonde.
Così agghindato non l'avrebbero certo fatto entrare...
Rinunciò a malincuore a ficcarsi nell'antro ombroso del
Museo, che prometteva di essere davvero fresco, e si guardò intorno: i due
piccioncini erano già scomparsi, nemmeno più le carabattole della pittrice
erano in vista. E la torrida solitudine di quella giornata lo stava
abbracciando un po' troppo stretto per i suoi gusti.
Spinse lo sguardo intorpidito verso l'altro lato della
strada, e subito sul suo volto si dipinse un sorriso: c'era un baretto che
sonnecchiava vuoto, mentre sotto la piccola tettoia di legno pallido due
tavolini rotondi in ferro attendevano pazienti l'arrivo di un avventore.
Martino attraversò la bolla d'afa silenziosa che lo
separava dal piccolo dehor, e si lasciò scivolare su una sedia rossa di metallo
e plastica, proprio sotto una pala che ruotava indolente: l'uomo lasciò quindi
che le sue gambe si allungassero verso la strada, e curò che ogni piccolo
pezzetto della sua schiena fosse comodamente appoggiata allo schienale; infine
chiuse gli occhi e reclinò all'indietro il capo fino ad appoggiarlo al muro,
assaporando l'odore del mare appena fuori dal cono d'ombra in cui si era
riparato.
Un ragazzetto magro e scalzo uscì dal piccolo locale, e gli
si parò silenzioso a fianco, in attesa: Martino aprì solo mezzo occhio per
guardare chi fosse, poi disse:
- Cerveza... por favor!
Poi richiuse quello stretto spiraglio visivo, riappoggiò il
capo all'indietro contro il muro bianco, e mentre il ragazzetto stava per
andare a prendergli la consumazione aggiunse:
- Ahi, cico! La cerveza...: muy... fria... intiendito?
Il bicchiere si materializzò di lì a poco sul suo tavolo:
era lungo e fresco, pieno di minuscole goccioline d'acqua che rendevano diafano
il vetro, mostrando il liquido in esso contenuto più ambrato di quanto in
realtà non fosse; la sottile schiuma bianca sembrava interrogare Martino,
esortandolo a dissetarsi: e lui rispose al suo richiamo afferrando con la mano
il vetro gelato.
La birra fredda ed amara si espanse gaia nella sua bocca,
mentre la lingua ne assaporò il fresco aroma, prima di lasciarla scivolare
lungo la gola verso lo stomaco ancora strapazzato dalle ultime ventiquattr'ore.
Un senso di disgusto lo colse all'improvviso di rimbalzo, ma Martino ricacciò
indietro la sgradevole sensazione, privilegiando il fresco che la bevanda gli
regalava.
Si appoggiò di nuovo allo schienale della vecchia sedia,
distendendo i muscoli del dorso, mentre con la mano sinistra faceva scorrere le
dita tra i suoi capelli arruffati dalla nottata; poi estrasse una sigaretta
senza filtro e se la accese, aspirandone un primo ed unico tiro e lasciandola
poi penzolare dalle sue dita, mentre di nuovo chiudeva gli occhi.
Il silenzio era totale, e Martino strizzò un po' le
palpebre: il sorso di birra aveva disturbato il processo di normalizzazione che
era in atto nel suo ventre, ed il mal di testa che appena poco prima sembrava
si fosse sopito, ora tornava a martellargli le tempie.
Il giovane cercò di non pensare a quanto fosse stato male
nelle ultime ventiquattr'ore, al sapore acido del vomito ripetuto, al cerchio
alla testa che ancora lo frastornava, e si sforzò di svuotare il cervello: il
silenzio quasi totale ed il caldo fecero il resto, mentre la falda del suo
largo cappello piano gli scese sugli occhi, e la sigaretta gli scivolò dalle
dita e finì di consumarsi a terra, proprio sotto la sua sedia.
Furono due voci di donna a destare la sua attenzione; aprì
gli occhi e da sotto la tesa abbassata riuscì a distinguere solo due coppie di
piedi che attraversavano la strada: un paio di consunte infradito nere di
gomma, ed un paio di mocassini in morbido cuoio scamosciato con le frange.
Le due donne erano uscite dal Museo ed ora camminavano
verso il bar, chiacchierando tra loro:
- Grande questo Dalì..
- Un genio, davvero...
- Vedi che ho fatto bene a strapparti dalla spiaggia per un
giorno?
- Sì sì, lo ammetto. Ora però mi serve qualcosa di
fresco...
Martino sollevò solo un po' il cappello, poi fece partire
uno sguardo da serpente verso le due donne: 'infradito' portava un caftano
lungo ben oltre il ginocchio, color sabbia e cinto in vita, che tradiva un po'
di sovrappeso nel corpo della donna. Aveva lunghi capelli crespi e bruni, che
erano legati da una fascia arabescata e le ricadevano sulle spalle in una coda
legata morbida; una grossa borsa tracolla, dall'intreccio di mille colori, ed
un paio di occhiali da vista con le lenti fotocromatiche completavano la figura.
Dimostrava una cinquantina d'anni, anche se forse ne aveva qualcuno meno..
Invece 'mocassini' sembrava più interessante: capelli
biondo scuro tagliati corti, tutti pari subito sotto la base della testa, lisci
ma un po' voluminosi; la pelle del viso era già abbastanza abbronzata, ed i
tratti erano forse un po' spigolosi anche se nel complesso armoniosi. Gli occhi
erano nascosti dietro un paio di occhiali a goccia, con le lenti non troppo
scure, e sulle labbra un filo di rossetto sottolineava il suo bel sorriso. La
donna portava una canottiera sportiva, elasticizzata, del tipo con le spalline
intrecciate sulla schiena, che metteva in risalto le sue spalle ed il suo
fisico asciutto e snello; sul petto le risaltava quasi automaticamente il seno,
che le tendeva la stoffa elasticizzata del corpetto; le gambe lunghe,
abbronzate e toniche uscivano dai mocassini di incerta foggia indiana, e si
fiondavano in un paio di hot pant in jeans sabbia che le avvolgevano i fianchi
come se le fossero stati pennellati addosso.
Il predatore aveva appena puntato la sua preda: forse lei
avrebbe potuto avere anche una quarantina d'anni, ma con un fisico cosi Martino
pensò che il tentativo ne sarebbe valsa la pena...
Lo sguardo dell'uomo si agganciò alla vita della bionda, e
ne seguì i passi ed i dolci movimenti fino a quando le due donne non si
fermarono sulla soglia del bar: mentre la sua amica continuava a parlare della
mostra appena visitata, la donna con i mocassini sembrò accorgersi delle
occhiate che l'uomo le riservava.
E d'un tratto un lieve rossore imbarazzato le imporporì le
guance, poi subito dopo ricambiò lo sguardo un paio di volte con delle occhiate
di soppiatto, cercando però di non farsi notare: era da tanto che non si
sentiva osservata da un uomo in quel modo.
Anzi, in 'quel' modo. E la cosa le fece piacere...
Martino invece la notò. Notò che con la coda dell'occhio lo
osservava, notò che poi lei si mise di schiena, forse un po' imbarazzata, quasi
a difendersi da quegli occhi implacabili, ma notò pure che la curva dei suoi
fianchi era decisamente molto attraente, ed allora alzò ancora un po' di più la
tesa del vecchio cappellaccio, arricciando nel contempo un sorrisetto furbo:
certo che se i grandi pittori avevano avuto bisogno di una musa che li
ispirasse, questa donna sarebbe potuta andare benissimo...
Anzi, nel rimbambimento che gli aveva causato il sole, gli
sembrava che anche a lui stesso lei ispirasse qualche idea “artistica”...
Lo sguardo da serpente si acuì, ed immediatamente dopo tese
l'udito ed affilò il sorriso.
Le donne intanto stavano parlano tra loro della serata,
anche se ogni tanto a 'mocassini' sfuggiva uno scatto della coda dell'occhio
verso l'uomo ancora stravaccato sulla sedia.
-Insomma, stasera però basta passeggiate e telefonate a
casa... - diceva 'infradito' – Stasera voglio scatenarmi, ballare, divertirmi.
Servirebbe anche a te sai?
-Beh, ma sai, io... è tanto ormai che...
-Appunto! Cerchiamo un bel posticino, dai, qui sulla
costa...
La donna bionda lasciò scivolare una nuova occhiata di
soppiatto, mentre mormorava:
-...Mmm... In riva al mare?
-Non necessariamente. Magari sì...
-Mah.. Non so...
L'amica la prese per le spalle e le si mise di fronte, poi
scrollandola leggermente le disse:
-Ma dai! Su, un po' di vita....
-Ma qui a Cadaqués... non mi pare che ci sia...
-C'è il disco-bar...
-Sì, ma...
-E allora andremo giù a Lloret, al Colossos...
Martino colse l'attimo:
-Se volete andare in disco, una buona però, beh... c'è solo
il St.Trop' che merita giù a Lloret!
Le donne si voltarono verso di lui, ma Martino si era già
abbassato il vecchio cappello sugli occhi, ed aveva di nuovo appoggiato la
testa al muro, come fosse tornato in 'siesta'.
'Infradito' disse:
-Il St.Trop' hai detto? - poi rivolta all'amica – Beh,
vedremo come è...
'Mocassini' invece stava osservando silenziosa le spalle
dell'uomo, lasciando scorrere lento sui quei muscoli il suo sguardo, un po'
triste, un po' no.
Subito dopo le due donne se ne andarono, camminando lente
lungo la strada che portava verso il mare.
Quando fu certo che fossero abbastanza lontane, Martino si
raddrizzò di poco sulla sedia, sollevò anche un po' il cappello, e prese in
mano la sua birra, che ormai stava diventando calda: con lo sguardo seguiva la
schiena di una delle due donne che si stavano allontanando, ma lei non si voltò
mai indietro...
Mai, finchè non raggiunsero la fine del marciapiede:
infatti, mentre stavano attraversando di nuovo la strada, 'mocassini' girò con
fare distratto la testa verso il bar; Martino sorrise, ed in una frazione di
secondo alzò il bicchiere in una specie di brindisi lontano, verso di lei.
La donna girò subito di scatto la testa dall'altro lato, ma
Martino avrebbe giurato di averla vista sorridere.
“Bene!” pensò tra sé “Stasera si scende al St.Trop'! E vuoi
vedere che stavolta ci divertiamo anche senza la Maria?”
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