martedì 3 maggio 2011

Le due parti dell'altalena - Cap. 6

La signorina Smith, la signorina ormai priva di nome, ormai conosciuta solo grazie alla sua triste ed inquietante storia, sedeva nella sua stanza, fissando qualcosa. Qualcosa che per qualsiasi persona sarebbe risultato un punto a caso nel muro, ma lei vedeva chiaramente i suoi pensieri scorrere, come un grottesco spettacolo di marionette. Rimase immobile per un’eternità, ma che lei percepì come pochi secondi. E in quei pochi secondi la sua mente tornava lucida, tornava a vedere la luce. La ragione usciva dalla nebbia e le imponeva di ascoltare, di respirare piano, di amplificare tutti i suoi sensi. Rimase immobile, ascoltando il battito cardiaco rimbombarle nella testa. Poi si alzò, cercò sotto il suo letto per qualche secondo e poi le sue mani riemersero impolverate stringendo del materiale per scrivere.

“Sono tornata a ragionare. Per quanto? Troppo poco, come sempre. Quanto ricordo di questa giornata? Troppo poco, come sempre. E come sempre mi torna alla mente solamente il rosso. Tanto rosso. Rosso sangue. E l’odore del sangue. Sensazioni che mi porto addosso da una vita. Ormai il colore rosso mi nausea. Ormai il solo pensiero del sangue mi fa girare la testa. Vorrei potere ricordare il perché. Vorrei potermi spiegare queste sensazioni così reali create da un sogno. Da quell’orribile sogno. A volte ci penso, e piango. Poi devo smettere, perché non sono più una bambina. Era solo un sogno. Me lo ripeto spesso, me lo ripetono tutti qui dentro. Ma può essere un sogno così reale e soprattutto avere un ricordo così vivido? È colpa delle medicine ne sono convinta.”

Rimase a fissare la pagina, rileggendo, ricontrollando, cercando di impararla a memoria. Viveva a pezzi, ricordava solo frammenti della sua esistenza. Frammenti dai bordi irregolari, frammenti singoli, che non potevano completare un’immagine chiara e completa. Anche uno specchio rotto e riparato nel peggiore dei modi avrebbe mostrato un’immagine più chiara di quella che lei intuiva dai pezzetti che aveva a disposizione.
Mentre i suoi pensieri si intrecciavano, una goccia di sangue cadde sul bordo della pagina. La ragazza inclinò la testa, incuriosita e perplessa, chiedendosi da dove fosse giunta quella perla rossa. Chiuse il quaderno e lo ripose, avvertendo un strano prurito al collo. Si toccò col palmo della mano che si tinse di rosso.
Rosso.
Rosso sangue.
Come aveva fatto a ferirsi? Raggiunse la stanza da bagno e con dell’acqua si risciacquò il sangue che le sporcava il collo e tamponò le ferite con un asciugamano pulito. Aveva bisogno di chiarezza.
Uscì dalla sua stanza e si avviò verso l’ufficio di Garreth. Camminava lentamente lungo i corridoi dai pavimenti gelidi e mentre camminava le risuonava nella testa una bizzarra melodia che riusciva a seguire solo canticchiando. Non ne conosceva le parole. O forse le conosceva, ma le aveva dimenticate. Era facile dimenticare in un posto come quello. Poi qualche parola.

Cosa faremo di questa ragazza?
Combineremo un bel matrimonio:
la daremo in sposa al…

Di chi sarebbe stata sposa quella ragazza di cui canticchiava? E chi era? Beh, poteva essere chiunque, non aveva importanza il nome. Ma con chi si sarebbe sposata si. Insomma, qualsiasi ragazza che si rispetti è interessata in questioni matrimoniali no?

La daremo in sposa al… demonio?

No, non diciamo sciocchezze! Chi mai darebbe la propria figlia in sposa al demonio?
- Che pensieri ridicoli che hai a volte, Kate. – sussurrò a se stessa scuotendo il capo. E mentre continuava a pensare a chi sarebbe stato lo sposo, arrivò.
Lo studio di Garreth aveva la porta semi aperta, la luce era accesa e dall’interno proveniva uno strano suono. Lo stesso suono che facevano le sue medicine quando le tiravano fuori dal loro contenitore per poi offrirgliele.
Kate entrò, rassicurata da quei rumori familiari.
Garreth era seduto sulla scrivania, passando da una mano all’altra il contenitore dei medicinali. Sottovoce canticchiava la sua stessa melodia.
Kate si immobilizzò e Garreth alzò lo sguardo. Le sorrise.
- Ci hai messo tanto stasera, Kate. –

Nessun commento:

Posta un commento