Il mare rumoreggia sotto di me, e la scogliera dove sto ritto in piedi è proprio uno spaventoso strapiombo sull'acqua scura.
Guardo dritto davanti a me, ed abbozzo un sorriso preoccupato.
Oggi è il giorno giusto.
Vedo davanti a me un cielo minaccioso: è pieno di nubi scure, e l'acqua cade torrenziale davanti ai miei occhi. La pioggia: quella stessa pioggia che mi inzuppa, che mi fa rimpiangere il sole caldo, nello stesso istante crea una inviolabile intimità tutto intorno a me, mi avvolge con il suo tenero scroscio, sembra potermi proteggere.
Sotto di me, oltre al limite dello scoglio, l'acqua scura e invitante del mare risacca inquieta e spumeggiante. Mi attira, quell'acqua. Ma oggi mi sembra così lontana, così ardua da raggiungere, così... così immensamente pericolosa!
E però me lo sento dentro: oggi è il giorno adatto.
Guardo il vuoto davanti a me, che si staglia nel cielo scuro e burrascoso, rigato dalla pioggia battente: sono ancora in tempo a tornare indietro, posso rintanarmi nel mio nido, conosciuto e sicuro.
La tentazione c'è.
Ma la voglia di vita da scogliera, di aria, di mare, di libera leggerezza continua a prevalere sul timore di cadere, di rischiare troppo, di non riuscire, di non potere.
Il mare sotto a me rumoreggia lento e roco: non mi scoraggia, ma neanche mi incoraggia. Lui guarda disinteressato il mio profilo goffo in cima allo scoglio, anche se non credo sia indifferente alla mia lacerazione, alla mia paura. Forse si chiede se anche io ce la farò. Forse lui conosce già la risposta: anche io vorrei conoscerla, già adesso, ora.
Oggi è il mio giorno.
Mi metto sulle punte, proprio sul bordo della roccia a strapiombo, e guardo prima giù, verso la catastrofe, e poi in là, verso il mio desiderio.
Faccio qualche prova, allargo bene le ali, distendo attentamente tutte le penne, ad una ad una: che sensazione sentire l'aria scorrere sotto di esse, mi par di poter volare come se niente fosse.
Un colpo di vento più forte mi gonfia improvvisamente le piume, mi spinge indietro, mi ribalta quasi, mi rinforza nelle paure, mi mina nelle sicurezze...
Il vento oggi soffia forte, anche se solo a tratti. Forse è meglio così, forse non è giornata, forse restare nel nido è una opzione più logica, almeno oggi...
Raccolgo la mia dignità, riunisco le forze, e mi riporto lassù, sul bordo del baratro.
Se non oggi, allora quando?
Oggi: oggi è il giorno che ho tanto atteso. Sarà oggi.
Riapro le mie ali, e saggio la portanza del vento sotto di esse: è una forza intensa, quasi violenta, dovrò essere abile a governarla.
Riguardo davanti a me, e vedo le nubi, compatte e scure, che si congiungono là, lontano, al mare di piombo che lambisce questo stesso scoglio. Pioggia fine, pioggia fredda ma pioggia rassicurante, pioggia conosciuta.
Di nuovo quella sensazione, di nuovo quell'abbraccio umido: e se fosse proprio lei, la pioggia, quella ad incitarmi a farlo? Forse davvero lei crede che ce la farò...
Provo, ho deciso: ora vado.
Mi alzo ancor più sulle punte, mi sporgo sul baratro spiovente. Il mare noncurante laggiù brontola, ed il mio piccolo cuore sta battendo all'impazzata.
Allargo lentamente le ali: troverò il coraggio?
Certo: oggi è il mio giorno, oggi inizierò a volare.
La pioggia mi dilava le penne, il capo, il dorso ed il becco, mi avvolge proprio tutto come un caldo telo: mi devo decidere, devo saltare, attendo solo un segnale, ma non so quale possa essere.
Poi, d'un tratto, il cielo colorato a carboncino si sbreccia un po', proprio laggiù in fondo, ed un raggio pallido di luce timidamente si fa strada tra le gocce di pioggia e le folate di vento. Viene verso di me?
No, non è possibile.
Ed invece sì: illumina la superficie del mare, come un evidenziatore giallo mi mostra un percorso, una rotta. La seguo con gli occhi, mi faccio coraggio e mi butto.
Trattengo il fiato, e salto giù: oggi sarà il mio giorno, quello che ho tanto atteso.
Subito sento l'aria che mi fischia tra le piume del capo: la sensazione non è proprio quella di volare, ma quella di cadere...
Sì, sì: sto proprio cadendo, precipitando verso il basso: vedo il mare che sghignazza minaccioso, abbracciato alle rocce aguzze della scogliera.
Sembra dire: ecco un altro fesso, che pensava di poter volare! Ma chi si crede? Hahahaha... splaaaaahhhsssshhhh...
Ma io non ci sto: questo è il mio giorno, oggi volerò.
Allargo un po' più, un po' meglio le mie ali.
Immagino che volare non sia proprio cosi: mi sembra di cadere a capofitto, un tuffo verso il ridicolo, un salto verso la catastrofe, senza rete di protezione...
L'aria incomincia a mancarmi, il cuore batte a mille nel mio piccolo petto, sbatto queste stupide ali inutili e continuo a vedere le rocce aguzze laggiù venirmi incontro: mentre mi gira il capo, quegli scogli diventano denti minacciosi pronti a divorare il mio me.
E proprio mentre la mia mente inizia ad indulgere nell'autocommiserazione (ma quanto è facile arrendersi?), ecco che un soffio di vento gonfia le mie fragili ali, frenando la mia discesa. È un vento tiepido, malgrado la giornata piovosa: un vento azzurro, che mi sostiene e mi ributta in alto, finalmente verso il cielo.
Grazie, vento. Ora le mie ali si fanno più sicure, più aperte: ora sto volando!
Volo, sì.
Non riesco ancora a crederci, ma volo.
Volo: capisci? Volo!
Il vento mi sta prendendo delicatamente con le sue forti mani invisibili sotto le mie ali fragili, e mi trasporta per le rotte del cielo, verso questa mia nuova vita.
Ora plano deciso verso il mare scuro, tagliando i fili paralleli che la pioggia disegna nel nulla sutto le nubi gonfie; poi inclino un po' le ali, e subito il vento mi riporta in quota, svetto in alto.
Che emozioni fortissime: non ricordo di essere mai stato più felice di adesso, più contento di così...
Niente sotto a me, tranne il mare sordo e bruno. Niente sopra di me tranno il cielo plumbeo e rassicurante di pioggia. E volo, verso quel pertugio lilluminato laggiù, vicino a dove il cielo si appoggia sul mare.
Come ho potuto vivere fino ad oggi privandomi di una sensazione così bella?
Sto volando anch'io! Volo!
Grazie vento, grazie pioggia: io volo!
Ora sorrido felice, tutto il prima è scomparso, tutti i timori dell'ora della vigilia sono dimenticati.
Plano deciso giù, poi viro e torno su.
Il cuore mi si apre infinitamente a questa nuova gioia.
Oggi è proprio il mio giorno.
Sono al culmine di una salita, sopra di me le nubi scure sono vicinissime, se allungassi un po' il becco le potrei toccare...
Ad un tratto succede! Il vento, quel fantastico vento che mi sta facendo volare così bene, diminuisce e diventa brezza leggera.
E cado.
Cado giù, senza freni, senza vento, senza appigli, senza sicurezze, senza più nulla tra me e il sobbollimento rauco del mare laggiù, sempre più vicino, sempre più grande e nero.
Muovo disperato le mie ali, cerco la portanza di qualche attimo prima, ma non riesco a frenare questa caduta disastrosa...
In lontananza il pertugio azzurro, la mia fettina di cielo blu, sembra chudersi per sempre, sembra osservare sempre con maggior distacco, impotente e deluso, il mio fallimento.
Cado.
Proprio adesso che avevo deciso di volare, le mie ali non mi sono di nessun aiuto...
Senza vento, cado.
Quando finisce il vento, non volo.
Un terrore sordo cerca strada dentro di me: se lui esce dal suo antro cavernoso, io non me ne libererò più.
Allora ci ritento, ci riprovo: se non c'è il vento, le ali le batterò io.
Inizio, lentamente, a larghe folate, e muovo queste lunghe ali verso il basso...
Poi verso l'alto e ancora verso il basso...
Forse la mia caduta sta rallentano un po'...
Muovo con maggior vigore le ali, su e giù, su e giù, sempre più convinto.
La caduta rallenta, forse ce la posso fare, forse... sì...
Adesso alzo anche la testa verso il cielo.
Forza ali: siete fatte per volare, per farmi volare. Avanti allora, diamoci da fare.
Tutto il mio corpo è teso, sta facendo forza, vuole farlo, vuole volare.
Volare da solo, senza vento, senza aiuti, senza scuse, senza remore.
Ora le ali fanno forza, il mare cupo e salato si allontana da me, torno verso l'alto, torno su.
Ho il cuore gonfio di felicità: volo, io volo, volo io!
Guardatemi, volo!
Le mie ali mi portano in alto, poi mi lascio planare. Poi con nuovi battiti d'ali torno su, senza limiti se non quello dei miei polmoni, che finalmente respirano a pieno regime.
La pioggia smette per qualche istante, resta anche lei immobile ad osservare dalle nubi questo mio volteggiare libero, tra terra e cielo, finalmente.
E dallo strappo azzurro all'orizzonte filtra di nuovo un'occhiata di sole: sembra sia solo per me, per me che oggi volo.
Non so per quanto tempo resto così, sospeso tra la felicità e l'appagamento.
Continuo a volteggiare, con la testa vuota e le ali stese.
Potrei forse volare anche tutta la notte, chi lo sa? Sento che potrei...
E intanto le ore scorrono veloci, i miei occhi ora sono chiusi, ora sono spalancati: assaporo ogni attimo, mi godo la brezza che mi accarezza sopra e sotto le mie ali, inspiro quest'aria profumata di mare e di libertà, centellino ogni nuova sensazione.
Fino alla fine, quando anche l'occhio di sole si appisola nella sera, quando le mie ali iniziano a dolere per la fatica: solo allora torno al mio scoglio, al mio nido.
Oggi è stata la mia giornata.
E ormai seduto nel mio nido, caldo e sicuro, non guardo più verso il vecchio mare roco e brontolone.
Da oggi guardo il cielo. Il grande cielo libero ed infinito, dove vive il vento, e gli uccelli come me che hanno saputo solcarlo.
E mentre una gioia inarrestabile mi fluisce nel cuore, mentre ancora il mio cuore batte all'impazzata, mentre lemie penne e le mie piume ancora sentono su di loro la sensuale carezza che il volo le ha lasciato, io già soffro...
Guardo fuori: la pioggia ha ripreso a cadere, costante e umida come al suo solito.
Amica pioggia: senti anche tu la mia struggente nostalgia?
E' nostalgia di volare, volare ancora, volare alto, volare domani...
E’ lei, impietosa, la sveglia a farmi spalancare gli occhi…
Mentre appoggio i miei piedi giù dal letto, ho ancora vivida nella mente l’emozione di questo primo volo.
Sorrido tra me: se ci faccio caso, sento ancora i miei muscoli indolenziti, e quel profumo persistente nelle mie narici.
E’ un profumo di libertà, di aria pura, di elementi naturali.
E da un pertugio, dal mio io più profondo, fa capolino una strana, insolita, nuova, struggente nostalgia…
Guardo dritto davanti a me, ed abbozzo un sorriso preoccupato.
Oggi è il giorno giusto.
Vedo davanti a me un cielo minaccioso: è pieno di nubi scure, e l'acqua cade torrenziale davanti ai miei occhi. La pioggia: quella stessa pioggia che mi inzuppa, che mi fa rimpiangere il sole caldo, nello stesso istante crea una inviolabile intimità tutto intorno a me, mi avvolge con il suo tenero scroscio, sembra potermi proteggere.
Sotto di me, oltre al limite dello scoglio, l'acqua scura e invitante del mare risacca inquieta e spumeggiante. Mi attira, quell'acqua. Ma oggi mi sembra così lontana, così ardua da raggiungere, così... così immensamente pericolosa!
E però me lo sento dentro: oggi è il giorno adatto.
Guardo il vuoto davanti a me, che si staglia nel cielo scuro e burrascoso, rigato dalla pioggia battente: sono ancora in tempo a tornare indietro, posso rintanarmi nel mio nido, conosciuto e sicuro.
La tentazione c'è.
Ma la voglia di vita da scogliera, di aria, di mare, di libera leggerezza continua a prevalere sul timore di cadere, di rischiare troppo, di non riuscire, di non potere.
Il mare sotto a me rumoreggia lento e roco: non mi scoraggia, ma neanche mi incoraggia. Lui guarda disinteressato il mio profilo goffo in cima allo scoglio, anche se non credo sia indifferente alla mia lacerazione, alla mia paura. Forse si chiede se anche io ce la farò. Forse lui conosce già la risposta: anche io vorrei conoscerla, già adesso, ora.
Oggi è il mio giorno.
Mi metto sulle punte, proprio sul bordo della roccia a strapiombo, e guardo prima giù, verso la catastrofe, e poi in là, verso il mio desiderio.
Faccio qualche prova, allargo bene le ali, distendo attentamente tutte le penne, ad una ad una: che sensazione sentire l'aria scorrere sotto di esse, mi par di poter volare come se niente fosse.
Un colpo di vento più forte mi gonfia improvvisamente le piume, mi spinge indietro, mi ribalta quasi, mi rinforza nelle paure, mi mina nelle sicurezze...
Il vento oggi soffia forte, anche se solo a tratti. Forse è meglio così, forse non è giornata, forse restare nel nido è una opzione più logica, almeno oggi...
Raccolgo la mia dignità, riunisco le forze, e mi riporto lassù, sul bordo del baratro.
Se non oggi, allora quando?
Oggi: oggi è il giorno che ho tanto atteso. Sarà oggi.
Riapro le mie ali, e saggio la portanza del vento sotto di esse: è una forza intensa, quasi violenta, dovrò essere abile a governarla.
Riguardo davanti a me, e vedo le nubi, compatte e scure, che si congiungono là, lontano, al mare di piombo che lambisce questo stesso scoglio. Pioggia fine, pioggia fredda ma pioggia rassicurante, pioggia conosciuta.
Di nuovo quella sensazione, di nuovo quell'abbraccio umido: e se fosse proprio lei, la pioggia, quella ad incitarmi a farlo? Forse davvero lei crede che ce la farò...
Provo, ho deciso: ora vado.
Mi alzo ancor più sulle punte, mi sporgo sul baratro spiovente. Il mare noncurante laggiù brontola, ed il mio piccolo cuore sta battendo all'impazzata.
Allargo lentamente le ali: troverò il coraggio?
Certo: oggi è il mio giorno, oggi inizierò a volare.
La pioggia mi dilava le penne, il capo, il dorso ed il becco, mi avvolge proprio tutto come un caldo telo: mi devo decidere, devo saltare, attendo solo un segnale, ma non so quale possa essere.
Poi, d'un tratto, il cielo colorato a carboncino si sbreccia un po', proprio laggiù in fondo, ed un raggio pallido di luce timidamente si fa strada tra le gocce di pioggia e le folate di vento. Viene verso di me?
No, non è possibile.
Ed invece sì: illumina la superficie del mare, come un evidenziatore giallo mi mostra un percorso, una rotta. La seguo con gli occhi, mi faccio coraggio e mi butto.
Trattengo il fiato, e salto giù: oggi sarà il mio giorno, quello che ho tanto atteso.
Subito sento l'aria che mi fischia tra le piume del capo: la sensazione non è proprio quella di volare, ma quella di cadere...
Sì, sì: sto proprio cadendo, precipitando verso il basso: vedo il mare che sghignazza minaccioso, abbracciato alle rocce aguzze della scogliera.
Sembra dire: ecco un altro fesso, che pensava di poter volare! Ma chi si crede? Hahahaha... splaaaaahhhsssshhhh...
Ma io non ci sto: questo è il mio giorno, oggi volerò.
Allargo un po' più, un po' meglio le mie ali.
Immagino che volare non sia proprio cosi: mi sembra di cadere a capofitto, un tuffo verso il ridicolo, un salto verso la catastrofe, senza rete di protezione...
L'aria incomincia a mancarmi, il cuore batte a mille nel mio piccolo petto, sbatto queste stupide ali inutili e continuo a vedere le rocce aguzze laggiù venirmi incontro: mentre mi gira il capo, quegli scogli diventano denti minacciosi pronti a divorare il mio me.
E proprio mentre la mia mente inizia ad indulgere nell'autocommiserazione (ma quanto è facile arrendersi?), ecco che un soffio di vento gonfia le mie fragili ali, frenando la mia discesa. È un vento tiepido, malgrado la giornata piovosa: un vento azzurro, che mi sostiene e mi ributta in alto, finalmente verso il cielo.
Grazie, vento. Ora le mie ali si fanno più sicure, più aperte: ora sto volando!
Volo, sì.
Non riesco ancora a crederci, ma volo.
Volo: capisci? Volo!
Il vento mi sta prendendo delicatamente con le sue forti mani invisibili sotto le mie ali fragili, e mi trasporta per le rotte del cielo, verso questa mia nuova vita.
Ora plano deciso verso il mare scuro, tagliando i fili paralleli che la pioggia disegna nel nulla sutto le nubi gonfie; poi inclino un po' le ali, e subito il vento mi riporta in quota, svetto in alto.
Che emozioni fortissime: non ricordo di essere mai stato più felice di adesso, più contento di così...
Niente sotto a me, tranne il mare sordo e bruno. Niente sopra di me tranno il cielo plumbeo e rassicurante di pioggia. E volo, verso quel pertugio lilluminato laggiù, vicino a dove il cielo si appoggia sul mare.
Come ho potuto vivere fino ad oggi privandomi di una sensazione così bella?
Sto volando anch'io! Volo!
Grazie vento, grazie pioggia: io volo!
Ora sorrido felice, tutto il prima è scomparso, tutti i timori dell'ora della vigilia sono dimenticati.
Plano deciso giù, poi viro e torno su.
Il cuore mi si apre infinitamente a questa nuova gioia.
Oggi è proprio il mio giorno.
Sono al culmine di una salita, sopra di me le nubi scure sono vicinissime, se allungassi un po' il becco le potrei toccare...
Ad un tratto succede! Il vento, quel fantastico vento che mi sta facendo volare così bene, diminuisce e diventa brezza leggera.
E cado.
Cado giù, senza freni, senza vento, senza appigli, senza sicurezze, senza più nulla tra me e il sobbollimento rauco del mare laggiù, sempre più vicino, sempre più grande e nero.
Muovo disperato le mie ali, cerco la portanza di qualche attimo prima, ma non riesco a frenare questa caduta disastrosa...
In lontananza il pertugio azzurro, la mia fettina di cielo blu, sembra chudersi per sempre, sembra osservare sempre con maggior distacco, impotente e deluso, il mio fallimento.
Cado.
Proprio adesso che avevo deciso di volare, le mie ali non mi sono di nessun aiuto...
Senza vento, cado.
Quando finisce il vento, non volo.
Un terrore sordo cerca strada dentro di me: se lui esce dal suo antro cavernoso, io non me ne libererò più.
Allora ci ritento, ci riprovo: se non c'è il vento, le ali le batterò io.
Inizio, lentamente, a larghe folate, e muovo queste lunghe ali verso il basso...
Poi verso l'alto e ancora verso il basso...
Forse la mia caduta sta rallentano un po'...
Muovo con maggior vigore le ali, su e giù, su e giù, sempre più convinto.
La caduta rallenta, forse ce la posso fare, forse... sì...
Adesso alzo anche la testa verso il cielo.
Forza ali: siete fatte per volare, per farmi volare. Avanti allora, diamoci da fare.
Tutto il mio corpo è teso, sta facendo forza, vuole farlo, vuole volare.
Volare da solo, senza vento, senza aiuti, senza scuse, senza remore.
Ora le ali fanno forza, il mare cupo e salato si allontana da me, torno verso l'alto, torno su.
Ho il cuore gonfio di felicità: volo, io volo, volo io!
Guardatemi, volo!
Le mie ali mi portano in alto, poi mi lascio planare. Poi con nuovi battiti d'ali torno su, senza limiti se non quello dei miei polmoni, che finalmente respirano a pieno regime.
La pioggia smette per qualche istante, resta anche lei immobile ad osservare dalle nubi questo mio volteggiare libero, tra terra e cielo, finalmente.
E dallo strappo azzurro all'orizzonte filtra di nuovo un'occhiata di sole: sembra sia solo per me, per me che oggi volo.
Non so per quanto tempo resto così, sospeso tra la felicità e l'appagamento.
Continuo a volteggiare, con la testa vuota e le ali stese.
Potrei forse volare anche tutta la notte, chi lo sa? Sento che potrei...
E intanto le ore scorrono veloci, i miei occhi ora sono chiusi, ora sono spalancati: assaporo ogni attimo, mi godo la brezza che mi accarezza sopra e sotto le mie ali, inspiro quest'aria profumata di mare e di libertà, centellino ogni nuova sensazione.
Fino alla fine, quando anche l'occhio di sole si appisola nella sera, quando le mie ali iniziano a dolere per la fatica: solo allora torno al mio scoglio, al mio nido.
Oggi è stata la mia giornata.
E ormai seduto nel mio nido, caldo e sicuro, non guardo più verso il vecchio mare roco e brontolone.
Da oggi guardo il cielo. Il grande cielo libero ed infinito, dove vive il vento, e gli uccelli come me che hanno saputo solcarlo.
E mentre una gioia inarrestabile mi fluisce nel cuore, mentre ancora il mio cuore batte all'impazzata, mentre lemie penne e le mie piume ancora sentono su di loro la sensuale carezza che il volo le ha lasciato, io già soffro...
Guardo fuori: la pioggia ha ripreso a cadere, costante e umida come al suo solito.
Amica pioggia: senti anche tu la mia struggente nostalgia?
E' nostalgia di volare, volare ancora, volare alto, volare domani...
E’ lei, impietosa, la sveglia a farmi spalancare gli occhi…
Mentre appoggio i miei piedi giù dal letto, ho ancora vivida nella mente l’emozione di questo primo volo.
Sorrido tra me: se ci faccio caso, sento ancora i miei muscoli indolenziti, e quel profumo persistente nelle mie narici.
E’ un profumo di libertà, di aria pura, di elementi naturali.
E da un pertugio, dal mio io più profondo, fa capolino una strana, insolita, nuova, struggente nostalgia…
Caro Bart,
RispondiEliminabellissimo il punto di vista del principiante, nel più antico desiderio dell'uomo: volare..
Mi intrigava da morire questa idea... Poi 'puf' l'ispirazione! Onirismi...
RispondiEliminaComunque non si riferisce solo al volo in senso stretto: ogni volta che fai qualcosa di nuovo, a cui magari tieni tantissimo, ti confronti con emozioni simili. Non trovi?
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