La vettura di Leonardo arrivò per prima alla scuola, e si infilò rapida nel parcheggio riservato agli insegnanti, mentre l'altra vettura, il bolide degli anni novanta, dovette accontentarsi di un parcheggio in sosta vietata davanti al portone dell’istituto, in divieto di sosta, confidando così nella buona sorte, la stessa che dovrebbe assistere le mamme preoccupate.
Leonardo attese la mamma di Nicolò nell'atrio della scuola, poi la guidò verso la presidenza, dove la segretaria d'istituto aspettava sulla soglia dell'ufficio.
- Ah, signora Fabbri, meno male che è arrivata! Stavo proprio … Oh, buongiorno professor De Crescenzo. Anche lei...
- Sì si, signorina Carola – tagliò corto l'uomo – Ho incontrato la signora Fabbri proprio sulle scale, e mi stava dicendo del figlio, che non si trova più... Leonardo attese la mamma di Nicolò nell'atrio della scuola, poi la guidò verso la presidenza, dove la segretaria d'istituto aspettava sulla soglia dell'ufficio.
- Ah, signora Fabbri, meno male che è arrivata! Stavo proprio … Oh, buongiorno professor De Crescenzo. Anche lei...
La segretaria si rivolse daccapo alla donna, e con aria costernata raccontò i fatti che lei conosceva:
- Ah, signora: sapesse come siamo preoccupati!
- Beh, non lo dica a me: si figuri io! Ma che è successo?
- Ecco, suo figlio Nicola...
- Nicolò. - la corresse la donna
- Sì sì, certo: Nicolò. Dicevo, stamattina Nicolò è arrivato a scuola in orario, come risulta dal registro di classe. Vede? Durante la prima ora, quella di storia, era regolarmente presente...
- Lo so, signorina: l'ho accompagnato proprio qui davanti io stessa...
- Ah, ecco! E dunque... beh, poi alla seconda ora c'era matematica mi pare, ecco sì, matematica, e la professoressa Piacenza non l'ha visto. Ha pensato fosse ai servizi, ma dato che dopo quasi mezz'ora il ragazzo non ricompariva, ha mandato un suo compagno a cercarlo, proprio nei bagni..
- E... - domandò la donna
- … e non l'ha trovato! L'abbiamo cercato più volte, sia nei bagni dei maschi che in quelli delle femmine, e poi anche in biblioteca, ed infine in sala professori, ma di lui nessuna traccia. Così...
- … avete pensato che sia fuggito da scuola! - concluse mamma Fabbri, visibilmente preoccupata.
- Avete guardato in palestra? - interloquì il Professor De Crescenzo.
- Ho mandato Abbondio. Sa signora, il nostro bidello. Eccolo là: Abbondio! Hai controllato giù in palestra?
Il bidello fece ampi cenni con la testa:
- Sì sì, Carola. Ho guardato in palestra, ma non c'era dentro nessuno!
La signora Fabbri si passò stancamente una mano tra i capelli, e mormorò quasi tra sé:
- Ma dove diavolo è finito?!?
La segretaria era allarmata:
- Cosa dite: è il caso di sporgere denuncia ai Carabinieri?
Fu allora il professor De Crescenzo a prendere in mano la situazione:
- Carola, aspetta: dopo tutto si tratta di una assenza di poche decine di minuti. Non precipitiamo le cose. Magari Nicolò non è scappato. Magari è solo andato a casa. Forse stava poco bene...
Poi prese la signora Fabbri delicatamente per un braccio e le disse con un tono tranquillizzante:
- Venga, andiamo in sala professori. La faccio sedere un attimo, e lì decidiamo bene cosa fare. Magari lei chiama a casa, e lo troviamo là... - poi, rivolgendosi alla segretaria, aggiunse – Carola, noi facciamo un paio di tentativi: poi se tra un'oretta non risolviamo nulla, torniamo qui e vediamo il da farsi con i Carabinieri, eh? D'accordo?
E senza aspettare la risposta, guidò la signora Fabbri fino al grande stanzone, che in quel momento era vuoto.
Leonardo scostò una sedia, la mise vicino alla finestra, e vi fece accomodare la mamma di Nicolò, poi ne prese una seconda e si sedette proprio davanti a lei.
La donna aveva lo sguardo assente, era di certo persa dietro a qualche pensiero lugubre, ed appariva come svuotata. Leonardo si chinò verso di lei, le avvolse delicatamente una mano nelle sue due, e guardandola negli occhi le disse:
- Dai, non essere così preoccupata!
- Lui non l'avrebbe mai fatto... non l'aveva mai fatto prima...
- Già!... E forse non l'ha fatto nemmeno stavolta: hai telefonato a casa per vedere se per caso è là?
La donna strinse le labbra e scosse la testa, poi prese il suo telefonino e selezionò una chiamata rapida preimpostata, infine si portò il telefonino all'orecchio destro e rimase in ascolto con gli occhi fissi fuori dalla finestra. Mentre il telefono squillava libero, un turbinio di pensieri si agitavano nella sua mente: suo figlio Nicolò, Danny, ma anche il professor De Crescenzo, i suoi 'dispetti' a Nicolò, la recita della quarta liceo, quel bacio, quell'altro bacio, le farfalle nello stomaco, quel senso di colpa verso il figlio, e verso la famiglia, e verso Danny...
“Oh, che disastro che sono!” pensò mentre chiudeva la comunicazione sull'ennesimo squillo di libero “In un solo giorno sono riuscita a rovinare tutto..” Leonardo notò che la donna, mentre riponeva in borsetta il cellulare, aveva nell'angolo dell'occhio una lacrima che faceva capolino: senza lasciar andare la mano di lei, con l'altra mano prese la sedia e la avvicinò ancor più a quella di lei, poi guardò dritto negli occhi di quella madre preoccupata. Dopo qualche secondo disse:
- Ok, dovevo già parlarvene, tanto vale che te ne parli adesso.
- Di cosa?
- Di Nicolò, e di alcuni errori che stai (che state) commettendo.
- E cioè?
- Signora Fabbri: suo figlio ha quindici anni.
- Lo so.
- Anche lui lo sa. Però voi lo trattate come se non lo sapeste...
- Non capisco...
- Non è facile da spiegare: Nicolò è un bravo ragazzo, intelligente, ma...
- Ma cosa?
- .. Ecco, vede signora Fabbri, lui è un po' troppo pieno di sé...
La donna buttò gli occhi al cielo, poi sbuffando passò a guardare fuori dalla finestra. Il professore di ginnastica continuò:
- Non so come Nicolò si comporti a casa, ma qui, con i suoi compagni, evidenzia un atteggiamento di superiorità un po' eccessivo, come se lui... fosse semplicemente il più bravo, quello infallibile, e quindi quello indispensabile...
- Ma che cosa sta dicendo...
- … Ma il fatto è che siete voi a farlo sentire così. Per esempio, ad ogni allenamento o ad ogni partita suo marito è sempre presente (e questo va bene) ma si comporta come se Nicolò fosse l'unico in campo, il campione assoluto, al quale tutti gli altri suoi compagni devono dare rispetto e devozione: suo padre continua a incitare ed a criticare solo lui, senza un minimo d'attenzione agli altri componenti della squadra, e Nicolò finisce così per credere di essere indispensabile, di avere il diritto di essere il centro del suo mondo...
- ...e così … lei allora non l'ha convocato... per questo?
- Beh, sì. Ho dovuto fargli capire che non tutto il mondo dipende da lui...
La mamma di Nicolò, che fino ad allora aveva ostentatamente guardato fuori dal vetro, si voltò improvvisamente verso il professore, e lo fissò dritto negli occhi con le ciglia aggrottate, poi ribatté:
- Una 'punizione', eh? E non è stata nemmeno la prima volta! E' stato lei, con questo suo atteggiamento troppo rigido che ha compresso dentro Nicolò una rabbia infinita. Ma se ne rende almeno conto?
- Ho notato la rabbia nel ragazzo, è la stessa che ieri è esplosa quando ha sfondato la porta dei bagni. Ma, signora mi creda, la colpa non è affatto mia...
- Ah, no? E di chi sarebbe, se non è sua?
- Io ho cercato di impostare con suo figlio un rapporto molto vicino a quello che c'è tra due adulti, paritetico, con diritti e responsabilità uguali da ambo le parti; invece lui è abituato a vecchie relazioni ragazzino-adulto. Questo sforzo di pariteticità lo gratifica, ma lo impegna, in qualche caso lo mette anche sotto pressione...
- Ah, certo: quindi siamo noi genitori che sbagliamo tutto, che non capiamo nostro figlio. Lei no... Ma cosa ne sa lei di quello che succede a casa? Come fa a dire che lo trattiamo da bambino?
- Beh, signora, si vede. Prendiamo solo stamattina, per esempio: quando lei l'ha accompagnato a scuola..
- Oh, senta! Non sono di certo l'unica mamma che accompagna a scuola il proprio figlio...
- Certo che no: ma è l'unica tra tutti i genitori che gli porta ancora la sua borsa fino davanti al portone della scuola! Come può Nicolò pensare di avere delle responsabilità proprie nella vita se non deve nemmeno organizzarsi in una cosa così semplice? No no: lui è portato a pensare che tutto gli sia dovuto, che i genitori siano al suo completo servizio, e che quindi anche gli altri adulti...
- Le sue sono fesserie, caro professore! Il fatto è che Nicolò era arrabbiato con lei, ed oggi è scappato da scuola, e non lo troviamo più!
E mentre socchiudeva gli occhi per la rabbia, la signora Fabbri puntò il dito verso il professore di ginnastica, e lo accusò:
- Che le sia chiaro: se Nicolò se ne è andato, la colpa è solo sua, professor De Crescenzo! Altro che venir qui a spiegarmi come mi devo comportare con mio figlio...
Leonardo si alzò dalla sedia e si mise dritto in piedi davanti alla finestra, guardando fuori, con le mani intrecciate dietro la schiena, e voltando le spalle alla donna. Poi, dopo un breve silenzio, rispose con voce ferma:
- Signora Fabbri, io non credo di aver nessuna colpa nei confronti di Nicolò.
Poi girandosi verso di lei, continuò:
- Prima di tutto perchè il mio rapporto con lui è sempre stato sincero e leale, nel bene e nel male. E se ad un certo momento Nicolò non ha più potuto tollerare la verità che io gli stavo dicendo, la colpa non è certo di chi gli ha mostrato quella verità, ma semmai va cercata proprio nella direzione opposta...
La donna abbassò il capo, e prese la fronte nelle sue mani:
- Sì, sì: la pensi come vuole. Resta il fatto che Nicolò è scappato, che non c'è più...
- Ma... io non penso proprio che suo figlio sia un tipo che scappa, sa...
La donna alzò lo sguardo duro al viso dell'uomo:
- Ed allora mi dica, caro il mio professore. Dove diavolo è adesso mio figlio?
- Un'idea ce l'avrei...
- Un'idea ce l'ha?..
- Sì, signora Fabbri: mi è venuta qualche istante fa. Venga: andiamo a vedere se mi sono sbagliato.
Ma mentre il professore si dirigeva verso l'uscita della sala docenti, la mamma di Nicolò rimase seduta, e lo guardava imbronciata ed accigliata. Allora Leonardo si fermò, poi ritornò sui suoi passi, si chinò verso la donna e prendendole una mano le disse:
- Signora Fabbri... Sandy! Fidati di me: io li conosco, i miei alunni...
La mamma di Nicolò esitò qualche istante, poi si convinse, e scuotendo la testa si alzò e seguì Leonardo.
- Dove andiamo?
I due entrarono nella grande palestra poco illuminata dai pallidi raggi del sole che riuscivano a filtrare attraverso i vetri sporchi in alto sui muri, e si guardarono per un momento intorno. Poi Leonardo si diresse a passo deciso verso la portina in fondo a destra, quella degli spogliatoi maschili, seguito a qualche passo dalla signora Fabbri. Arrivato sulla soglia, fermò con la mano la donna, facendole segno di attendere in silenzio, poi entrò da solo nel vano, completamente vuoto se si eccettua il solito pantaloncino dimenticato lì da chissà chi.
- Nicolò? - chiamò il professor De Crescenzo.
- Sono qui. - rispose una voce familiare dai bagni degli spogliatoi.
Il ragazzino uscì dai servizi con un passo strascicato, gli occhi bassi e le mani in tasca:
- Nicolò, scusa ma che ci fai qui? - disse con tono tranquillo il professore.
- La prof di storia mi ha detto che lei mi voleva vedere, poi qui non l'ho trovata ed ho pensato di aspettarla...
- E mi aspettavi nei bagni?
- Stavo guardando la porta che ho rotto... Che scemo, prof! Mi sono incazzato con lei perchè non mi ha convocato, e perchè mi ha detto quello che tutta la squadra pensa di me, ma non ha il coraggio di dirmi in faccia...
- Già!
- E l'ho anche chiamata 'terrone di merda'.
Leonardo sorrise:
- Pensa te che sono nato e cresciuto a Como...
- Mi spiace, prof. Non lo pensavo veramente...
- Posso crederti... Ma qui siamo nel mondo dei grandi, Nicolò: chi fa una azione, quale che sia, se ne assume i meriti e le responsabilità.
- Sì, l'ho capito mentre guardavo quella porta, stupidamente sfondata...
- Bene, credo che io e te ci siamo capiti, e per me il capitolo è chiuso. Questo non vuol dire che non ti farò dare i giorni di sospensione: te li sei meritati. Ed anche la porta, quella va ripagata. Ma con me, ripeto, l'incidente è chiuso.
Il professore tese una mano aperta a Nicolò, che esitò un attimo, poi gli diede un 'cinque'; De Crescenzo allora continuò:
- Qui fuori c'è tua madre: era in pensiero per te, perchè nessuno sapeva dove eri finito, e tutti ti stavano cercando. Ora vai con lei, fatti firmare la riammissione a scuola, e fila in classe che hai già perso matematica alla seconda ora!
Mentre Nicolò usciva, vide sua mamma, e la abbracciò:
- Tutto a posto, ma'. Forse non mi bocciano più…
- Lo so tesoro, ho sentito. Meno male, che spavento. Ora va, io saluto il professore e ti raggiungo in presidenza...
Appena Nicolò si fu allontanato, la donna guardò il professore e disse:
- Grazie, professor De Crescenzo.
Poi sorrise, ed aggiunse:
- Anzi, grazie.. 'Danny'!
Quindi si voltò e se ne andò; Leonardo rimase fermo sulla soglia degli spogliatoi, in piedi con le braccia conserte ed appoggiato con una spalla allo stipite della porta, e fece appena un rapido movimento con la mano, un gesto a metà tra un saluto ed un cenno minimizzante, sorridendo a sua volta.
E mentre la osservava camminare ondeggiando elegantemente sui suoi tacchi, socchiuse gli occhi e pensò:
“Arrivederla, signora Fabbri. Ma... non finisce qui... tra noi due non può finire così... Sandy!”
Forse la signora Fabbri in quel preciso istante percepì qualcosa, perchè sulla porta della palestra, proprio mentre usciva, si voltò verso Leonardo e gli scoccò un ultimo, enorme sorriso, prima di sparire dalla sua vista.
Ma... mi sa che non è finita proprio qui, vero?
RispondiEliminaI due si incontrano ancora?