lunedì 6 dicembre 2010

Neko Adventure

La Setta

Parte Sesta

Dopo due settimane di duro allenamento costante, Jilien poteva considerarsi accettata da tutti i membri della setta, indipendentemente dal settore in cui essi operavano: dagli alchimisti ai maestri di lotta, tutti ormai la consideravano una loro pari e non più una novizia.

Una mattina, mentre Jilien si stava vestendo, sentì il passo leggero di Crystal avvicinarsi di soppiatto. La ragazza si girò in tempo per vedere il suo maestro porgerle un completo nero, uguale a quello che tutti i membri indossavano: -Cos’è?- chiese incuriosita prendendolo dalle mani di Crystal
-È la tua nuovauniforme. Ho parlato col Gran Maestro e concorda con me nel dire che ormai puoi essere considerata un’affiliata a tutti gli effetti-.
Jilienrimase stupita: pensava che per ottenere quell’abito le sarebbero occorse ben più di due settimane: -Grazie…- si limitò a dire, dopodiché indossò la sua nuova uniforme. Si accorse subito della differenza non solo del colore, ma anche nella capacità e nel numero di tasche che presentava: ora poteva comodamente trasportare due pugnali oltre che a un buon numero di fiale e appunti grazie alle tasche interne.
-Vediamo se ora riesci a colpire nell’ombra- disse Crystal prima di uscire dalla stanza. Jilien la seguì immediatamente, ma il suo maestro era già sparito. Abituata a quel modo di fare, si preparò per l’attacco, solitamente portato per testare i suoi riflessi, ma questo non arrivò. Intuendo ciò che doveva fare, la ragazza-gatto si mise il cappuccio in testa e corse verso una zona d’ombra non illuminata dalle torce. Una volta che fu perfettamente mimetizzata nell’ombra, Crystal sbucò fuori dalla parte opposta del corridoio, mettendosi in piena luce: -Ora tutto ciò che devi fare è attaccarmi e cogliermi di sorpresa senza che io mi accorga di nulla-.
Jilieniniziò a valutare la situazione, come le avevano detto svariate volte tutti i membri più anziani della Setta: le zone d’ombra erano veramente poche e non era possibile passare da una all’altra senza entrare in uno dei coni di luce, se non passando per il soffitto. Jilien guardò sopra di sé e notò una trave che percorreva il corridoio per tutta la sua lunghezza e passava proprio sopra il suo bersaglio. Con movenze feline, sui accucciò e poi spiccò un salto in alto, aggrappandosi con le mani. Una volta portate anche le gambe sopra di essa, si girò, in modo da camminare accucciata sulla trave che, sorprendentemente, non emise alcun rumore.
Crystal rimaneva sempre sullo stesso punto, ma si girava di scatto ora a destra ora a sinistra, per controllare eventuali passi falsi di Jilien. Questa, però, era sempre più vicina al bersaglio e non aveva prodotto che lievi fruscii che potevano essere scambiati per una corrente d’aria, frequenti in quella zona.
Crystal rimase sempre sullo stesso punto, ma cominciava a preoccuparsi sul serio: questa prova, quando l’aveva svolta lei, aveva richiesto molto meno tempo perché aveva usato un bastoncino per simulare un coltello da lancio e aveva colpito il suo maestro alla gola.
Ora, invece, quel silenzio e tutto quel tempo la mettevano a disagio: nonostante avesse imparato a riconoscere il benché minimo passo, ora non sentiva nulla: che quella ragazza fosse capace di camminare senza fare rumore? Impossibile, solamente i felini erano capaci di farlo. Anche se aveva la coda, Jilien non poteva minimamente essere paragonata ad un gatto, un puma o una tigre.
Jilien era arrivata esattamente sopra Crystal e si stava divertendo nel vederla in ansia: ora i suoi movimenti erano improvvisi, quasi rabbiosi. La ragazza-gatto si preparò, trasse un respiro profondo e si buttò giù dalla trave: nonostante fosse un balzo di quasi tre metri, atterrò silenziosamente alle spalle di Crystal. Le chiuse la bocca con una mano, per evitare che il gemito di sorpresa fosse sentito, e con due dita dell’altra simulò il filo della lama che passava sulla sua gola: -Sei morta- disse semplicemente.
Crystal aspettò qualche secondo dopo che le mani della sua allieva si fossero tolte dalla sua bocca prima di girarsi: aveva ancora il cuore che le martellava in petto e non riusciva a spiegarsi come quella ragazza era riuscita ad arrivare dietro di lei senza fare nessun rumore.
-Cosa c’è? Ti ho sorpresa?- disse Jilien sorridendo
-Decisamente- rispose Crystal riacquistando il suo autocontrollo -Ma mi dici come hai fatto a essere così dannatamente silenziosa?-
Jilien si stupì della domanda, ma rispose indicando al trave sopra le loro teste, senza togliersi il sorriso dal viso. Crystal era sempre più stupefatta: -Ma come hai fatto a non fare rumore?-
-Io so camminare solo così, quasi come un gatto…- rispose sincera Jilien
-Va bene. Hai superato questa prova brillantemente e d’ora in avanti sarai un membro della Setta a tutti gli effetti. Il mio compito come Maestro è finito, quindi dovrai cavartela con le tue forze- disse Crystal, sollevandosi un peso che portava da due settimane
-Aspetta… quindi vuol dire che ora noi due non ci vedremo più? Intendevo, non faremo più niente assieme?- chiese delusa bilie: l’unica amica che aveva mai trovato nella sua vita ora se ne stava andando
-A meno che il Gran Maestro decida diversamente… sì, è così.- rispose lapidaria Crystal -La tua stanza verrà preparata in poche ore, un affiliato ti porterà lì-. Detto questo, ornò nella sua stanza e chiuse la porta, lasciando Jilien sola in mezzo al corridoio.
La ragazza-gatto girovagò tra i corridoi finchè non venne raggiunta da un affiliato che le chiese di seguirlo. Svogliatamente, Jilien obbedì, mettendo un piede di fronte all’altro senza curarsi della destinazione.
Dopo un paio di minuti, l’affiliato si fermò di fronte ad una porta e lì, dopo essersi portato la mano al petto nel saluto rituale, lasciò la ragazza.
Jilien sospirò, pensando che quella sarebbe stata una vita misera, se non avesse potuto lottare, imparare, vivere senza Crystal, ma si disse che doveva rassegnarsi: ormai quello che è fatto è fatto.
Prese il pomello della porta e spinse. Nello stesso momento, sentì la porta dietro di lei aprirsi e vide una figura che indossava lo stesso suo completo uscire dalla stanza.
Impiegò un attimo a riconoscere gli occhi glaciali che spuntavano dal particolare cappuccio della divisa. Colta dall’emozione, abbracciò Crystal, incurante della sua faccia stupita e dalle suppliche di lasciarla andare.
Una lacrima di gioia sfuggì alla ragazza dagli occhi di ghiaccio.

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