sabato 16 ottobre 2010

Il Barista - Tris (seconda parte)

Ma appena mi volto di nuovo verso Michele e Clara, è li' che lo vedo: Michele è stravolto, cerca di nascondersi dietro al foglio delle ordinazioni, ed è bianco come un cencio. "Cazzo, mia moglie..." lo sento mormorare a Clara, che impallidisce a sua volta: "E adesso?".
Lui è impietrito, non sa più che fare, se potesse svanirebbe in una nuvola di fumo: "Ma che sfiga! Tu guarda se in tutti i posti..." rantola, mentre cerca di nascondersi appiattendosi di fianco a Clara.


La guardo: lei mi pare vicina ad un collasso nervoso, e persa nel panico gli domanda: "Ma sei sicuro?". Michele la fulmina con un'occhiata disperata: "Ma ti pare che potrei non essere sicuro, scusa?" "Ah, già. Ma lui chi è?" "E' proprio quello che vorrei sapere anch'io, anche se penso di immaginarlo!"

Angelo mi fa un cenno, ed io devo avvicinarmi al separè azzurro.
"Cosa gradite, signori?" domando con deferenza, mentre già annoto un caffè e un the verde.
"Mah, a quest'ora mi va solo un buon caffè! Ed a te, Manuela?"
Manuela mi guarda con i suoi occhi scuri, sistema un po' la gonna, poi mi domanda: "Avete il the verde?" "Certo signora." "Allora per me un the verde, grazie"
Fingo di scrivere la comanda, poi mentre mi allontano la sento dire:
"Scusa un secondo, Angelo, che chiamo un momento mio marito, non si sa mai..."

Lancio uno sguardo a Michele, ma ho un tuffo al cuore anche io. Il mio passo è adesso rallentato, sento distintamente Manuela
mentre apre il cellulare, mentre preme ad uno ad uno tutti i tasti del numero di telefono di suo marito, e poi dà l'invio...
L'aria nel locale è immobile: il momento più difficile è già arrivato, il caos sta per irrompere nel mio piccolo mondo. Eccolo qui.
Il telefono appoggiato sul tavolo a fianco di quello di Manuela inizia a vibrare, e il piano in legno ne amplifica il rumore in tutto il locale.
Manuela non comprende, ma Michele è pietrificato, non sa cosa fare. Clara invece vorrebbe morire: non sa ancora che per lei è ancora troppo presto.
Poi Manuela spalanca gli occhi, guarda verso il fremito ritmico proveniente dal separè vicino, si accorge della strana assonanza tra quella vibrazione ed il segnale di centrale che le restituisce il suo telefonino, si alza in piedi con il suo cellulare ancora in mano, va a vedere chi è che ha il terminale di suo marito, e...
Lo vede.
Incredula e sorpresa gli domanda:
- Michele?!
- Manuela...
- Michele, che ci fai tu qui!?
Michele è talmente sbalordito da non sapere cosa rispondere, ed allora Manuela realizza e lo incalza, alzando la voce:
- E lei chi sarebbe, eh?!
Cala un silenzio che si taglia con un coltello.
Manuela è in piedi, di fronte a suo marito, rossa di collera, con le gambe lievemente divaricate e le mani appoggiate ai fianchi. Michele è impietrito, in una mano tiene ancora il cellulare che continua imperterrito a vibrare, l'altra l'ha posata sul tavolo. E' bianco come
un cadavere, e desidererebbe davvero essere morto piuttosto che essere lì. Al suo fianco Clara si allontana un po' da lui, quasi a
prenderne le distanze, e guarda con occhi spalancati e terrorizzati Manuela: man mano che passano gli attimi si rannicchia nella parte
più interna del separè, e lentamente si immerge sotto il tavolo, fino a che ne resta fuori solo il viso, come periscopio.

Angelo invece sembra divertirsi: è seduto composto sul divanetto azzurro, comodamente appoggiato allo schienale, le mani intrecciate sulle ginocchia, le gambe incrociate, e si gode la scena, serafico.
Intanto io salgo dietro il bancone del bar, e per non perdere l'abitudine, asciugo qualche bicchiere.

Il trambusto attira l'attenzione anche degli altri due avventori: Franco si alza e timidamente si affaccia curioso sopra il separè. Guarda dapprima Manuela, con un sorriso appena sarcastico, poi guarda con occhi più benevoli la faccia di Michele, e infine... la vede!
- Clara?! Tu, qui?
- Franco?!?
La donna resta con la bocca e gli occhi spalancati, e vede appassire sulle labbra del marito il sorrisetto di poco prima, mentre invece Franco sente ribollire il sangue dentro di lui, ed inizia a tremare per la rabbia:
- Clara, che storia è questa? Che ci fai qui? Non dovresti essere in negozio?
La donna resta senza parole, la bocca spalancata ed il respiro azzerato.
E' Michele che invece prima guarda Clara, poi intuisce la situazione e raccoglie la forza di rispondere per entrambi:
- E tu chi saresti, adesso?
- Io sono suo marito!
- Ah
sì, eh? E allora tu che ci stavi facendo qui, con quella bionda là, invece?
Mentre Manuela apre stupita la bocca per la piega che la situazione sta prendendo, Clara ora si sente sostenuta da Michele, e subito si accoda alla domanda:
- Giusto! E tu allora, che ci stai facendo qui? Non avevi un progetto su cui lavorare fino a tardi, eh?
Franco solleva le sopracciglia, preso in contropiede; Michele ne approfitta, e rivolto a Manuela, continua:
- Ed anche tu, non dovresti essere in riunione con i francesi? E' un francese quello là?
- Taci, stronzo! - lo rimbecca
Manuela, cercando di colpirlo con uno schiaffo, ma troppo lento per poter andare a segno.
- E tu, Clara, esci subito di lì, sgualdrina! - rincara la dose Franco.
- Attento a come parli! - rispondono all'unisono, ciascuno al proprio coniuge, Michele e Clara.
- Ti parlo come ti meriti! - esclama Franco, ormai fuori di sè.
Michele, che si sta sforzando di reprimere un gesto di stizza verso Manuela, sentendo Franco insultare in quel modo Clara, si alza di scatto e cerca di afferrare l'uomo per il bavero della giacca, con la chiara intenzione di difendere la donna; ma Clara lo ferma, posandogli una mano sul suo braccio, e gli dice:
- Lascia stare, non ti preoccuprae. Io e lui adesso ci chiariamo a casa, tra di noi.

Poi si alza, e senza dire una parola esce dal locale, seguita da Franco, ancora fumigante.
Noi tutti li seguiamo con gli sguardi anche fuori dal locale, finchè sentiamo le portiere sbattere e le auto avviarsi.

- Sì, è meglio se andiamo anche noi a chiarirci un paio di cosette, pezzo di m... - sibila Manuela, e preso per il braccio Michele, lo trascina a sua volta fuori dal mio baretto.
- Eh?! Pezzo di che? Senti chi parla, la santerellina... - le risponde l'uomo, quardando piccato un Angelo ancora immobile seduto nella stessa posizione.
Li sentiamo vociare ancora un po' lì fuori, poi sono ancora i motori delle auto che si accendono il segnale che loro se ne vanno.

La tempesta è passata, nel bar restano solo Beata, che non ha mosso un muscolo nè ha detto una sola parola, ma è rimasta ferma in contemplazione di tutta la scena senza perdere il suo dolce sorriso; e Angelo, seduto serafico nel divanetto azzurro.
Io scuoto la testa, e me ne torno dietro il mio bancone: una cosa così non l'avevo ancora vista.
Michele ha incontrato sua moglie, e contemporaneamente Clara ha incontrato suo marito!
Meno male che anche i secondi due non sono arrivati insieme, in coppia anche loro...

Angelo è il primo ad alzarsi, si offre di pagare il conto di tutti, ed esce. Subito dopo anche Beata mi saluta ed esce anche lei.
Mentre sono là fuori, li vedo confabulare, li sento parlottare:
"Anche questa volta è andata bene, Gabriele."
"Sì Daniele: due coppie che stavano per tradirsi irrimediabilmente. E le abbiamo fermate.. "
Attraverso il vetro, vedo che le loro figure si trasfigurano, i loro abiti beige schiariscono fino a diventare bianchi traslucidi, ed a trasformarsi in lunge vesti. Anche il loro incarnato ora traspira di luce.
"Già, Gabriele. Però..."
"Cosa, Daniele?"
"Penso che dovremmo chiedere al Capo un aggiornamento dei travestimenti."
"Stai parlando di questi vestiti?"
"Certo, caro il mio Arcangelo. Andavano bene qualche decennio fa. Ma ora..."
"Sì, hai ragione. Gli chiederemo di farceli un po' più moderni..."
"Ah, Gabriele: la prossima volta la donna la fai tu, eh?"
"Beh, che problema hai? Noi siamo asessuati, no?"
"Sì, ma.. La prossima volta cambiamo!"
"Ok, ok. Andiamo!"
E detto questo i due esseri si smaterializzarono, poi ormai trasparenti scomparvero tra le nubi.

Io sono un barista, e sono un curioso dell'umanità: mi piace osservare quello che accade alla gente che
frequenta il mio bar. Ma questa proprio non l'avevo mai vista prima.

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