sabato 30 ottobre 2010

Halloween - Sonia

Sonia si stava davvero annoiando.
Quella festa per la notte dei morti viventi, quella di Halloween, era magnifica, certo, ma...
Il giardinetto rettangolare della villa in cui si trovava era stato addobbato con quattro zucche arancioni, una per ogni angolo, nelle quali erano state intagliate occhi, naso e bocca; all'interno erano state poste alcune lampadine gialle a basso consumo, e i macabri teschi stilizzati contornavano il prato ben tenuto e la piccola piscina, ormai vuota per la brutta stagione.

Dalle tre grandi portefinestre a piano terra si allungavano le luci della sala della casa, ormai trasformata in sala da ballo: le ombre degli invitati che si dimenavano al suono di musiche molto contemporanee e ritmate si proiettavano nei grandi rettangoli di luce, e le note basse erano chiaramente percepibili anche lì fuori.
La donna non conosceva nessuno a quella festa: ancora non si capacitava di come poteva esserci finita, lei, in quel posto. Aveva così deciso di uscire in giardino, ma nessuno l'aveva seguita.
In verità la musica di quella sera le sarebbe anche piaciuta, e forse in compagnia di qualcuno si sarebbe anche bevuta un drink, ma...
Sonia si lasciò cadere su una sdraio da giardino, e sbadigliò.
In quel momento una delle portefinestre si aprì, la musica divenne per qualche istante perfettamente comprensibile anche all'esterno, e le voci della festa accompagnarono lo svelto sgattaiolare fuori di un paio di figure o tre.
Ora lei li osservava attenta: era un valido diversivo nella solitudine che fino a quel momento regnava nel giardinetto. Una figura ne prese per mano un'altra, si scambiarono furtivi un bacio e insieme corsero in un luogo un po' più appartato; la terza figura invece rimase davanti alla portafinestra ormai richiusa, e sembrava stesse bevendo qualcosa.
Sonia sorrise tra sè: un'idea le era balenata nella mente, e chissà se...
Le due figure che si erano allontanate adesso erano sedute in un cono d'ombra, e si stavano inequivocabilmente baciando con passione. Sonia le cercò con lo sguardo, fino a coglierne i movimenti nascosti dalla penombra.
"Fortunati loro" pensò.
Poi tornò con gli occhi all'altra figura, davanti alla finestra, e... non c'era più!
La donna si sorprese, ed istintivamente si strinse maggiormente a sè il lungo pastrano scuro, lanciando sguardi indagatori a destra ed a sinistra.
La terza figura era proprio sparita...
Forse era rientrata. Peccato. Lei ci aveva anche fatto un pensierino...
Decise allora di rientrare anche lei a prendersi un drink: probabilmente era più facile incontrare qualcuno vicino ai liquori che lì fuori, seduta al freschino di fine ottobre.
E mentre si alzava dalla sdraio, sentì una voce calda e maschile alle sue spalle:
- Dove vai?
- Oh! Mi hai fatta spaventare....
- Spiacente, signora...?
- Oh, come siamo formali.. Mi chiamo Sonia, e ti prego di darmi del tu.
- Ma che bel nome: Sonia. Mi ricorda il... sogno, il desiderio. Mi piace, Sonia... E mi piaci tu.
- Beh, grazie – rispose la donna, cercando di capire quale viso avesse quell'uomo che ancora restava nell'ombra – E tu come ti chiami?
- Io? Mario. Ti piace?
- Beh, sì. Anche se è un po'... non so...
- Vecchio? Sì, lo penso anch'io. - disse l'uomo infilandosi le mani in tasca e facendo un paio di passi icerti verso di lei; poi aggiunse: - Ed è per questo che ti permetto di chiamarvi Kevin...
Sonia scoppiò a ridere:
- Kevin, eh? Beh, Kevin, vieni un po' alla luce che non riesco a vederti in volto...
L'uomo fece un ulteriore passo avanti, e Sonia potè finalmente vederne il volto.
Era di media statura, con i capelli mossi e luminosi; i lineamenti regolare, con un accenno di fossette d'espressione ai lati della bocca; gli occhi erano scuri, e le mani curate.
"Per la serata di Halloween va più che bene" pensò tra sè la donna.
Lui le sorrise, scoprendo una fila di denti bianchi e regolari; poi aggiunse:
- Anch'io penso che tu sia bellissima. Adoro i tuoi capelli lunghi e ricci, u po' spettinati, che ti conferiscono un look un po' 'selvaggio'. Demodè, se vogliamo dirla tutta, ma su di te stanno a pennello.
- Touchè, Mario-Kevin. Ora siamo pari. Senza rancore?
- Senza rancore. - rispose sorridente l'uomo – Dove stavi andando?
- Entravo a prendere qualcosa da bere...
- Aspetta...
Mario si chinò nell'ombra, e subito dopo ne trasse due flutes e una bottiglia di spumante
- Spumante Italiano, Sonia. Ne vuoi un po'?
La donna arricciò le labbra, mentre con uno sguardo benevolo incrociava le braccia; poi fissò Mario piegando un po' di lato il capo ed rispose:
- Pieno di sorprese, eh? Cosa mi riserverà ancora questa notte?
- Lo scopriremo solo vivendone i momenti insieme, uno dopo l'altro.
- Cosa ti fa pensare che noi due la vivremo insieme?
- Beh, per cominciare non mi hai detto se vuoi un po' di spumante...
Sonia abbassò il capo, scuotendolo lentamente incredula, mentre un largo sorriso le si dipingeva sul volto: poi rialzò lo sguardo e disse:
- Va bene. Brindiamo a questa notte folle prima che il tuo spumante si scaldi troppo...
Mario allargò ancora di più il suo sorriso, poi le indicò un tavolino di ferro ed un dondolo, sul lato del giardino, un po' distanti dalle portefinestre.
- Sediamoci là. Vieni... - e prese la mano di lei tirandola con delicatezza.
Dopo averla fatta accomodare, versò il vino e porse uno dei due bicchieri a Sonia; poi si sedette di fianco a lei e sussurrò:
- Dicono che la notte di Halloween sia magica, Sonia. Per me è già così: la luna mi ha fatto incontrare la donna più bella del mondo, la mia Principessa, proprio stanotte, proprio qui. - ed alzò il flute per un brindisi.
Sonia guardò in cielo, ma non vide la luna. Allora abbassò lo sguardo, e fissò gli occhi di Mario con un sorriso appena accennato, aggiungendo:
- Kevin, quale luna?
- Quella!- disse Mario alzando di nuovo al cielo nuvoloso il suo bicchiere.
Sonia tornò ad osservare le nuvole, e vide che in effetti adesso la luna stava filtrando tra i cirro-cumoli e li stava illuminando delicatamente.
L'uomo la guardò, sorridente:
- Visto? Ed ora un brindisi, Sonia. La mezzanotte sarà qui a momenti, e non voglio perdere la magia di quest'incontro...
Sonia fece tintinnare il suo flute con quello di Mario, poi i due bevvero le loro mille bollicine guardandosi intensamente negli occhi.
E fu in quel momento, quando posarono i bicchieri alla base del dondolo, che Sonia con la luce nei suoi occhi baciò Mario sulla bocca.

Un bacio lungo, appassionato, magico, come solo la notte di Halloween sa donare.
Mario l'abbracciò teneramente, piegando lievemente il capo di lato, e con le mani strinse a sè il fragile corpo della donna. Gli occhi dei due continuarono a fissarsi a lungo, ed il tempo di quel bacio sembrò dilatarsi. Mario iniziava a credere che non sarebbe mai finito, che quel lunghissimo bacio fosse destinato a durare tutta la notte. Era vero dunque: la notte di Halloween non è una notte qualsiasi: in lei c'è una magia arcana, vecchia di millenni ma sempre nuova. Guardò ancora i tratti del viso di Sonia che la vicinanza del bacio gli consentivano di distinguere: era la prima volta che si trovava abbracciato ad una donna così sensuale, così meravigliosa. E lei l'aveva persino baciato per prima: una vera fata dell'amore. Mario alla fine cedette, e chiuse gli occhi: da quell'attimo perse la cognizione del tempo, ed il suo corpo era libero e fluttuante come fosse su una nuvola, baciato dalla luce della luna.
La sua mente volteggiava lieta, tra mille pensieri: la festa, il vino, quella bella donna, la sua sfacciataggine nel corteggiarla, il seducente sorriso di lei, quel bacio infinito....

D'un tratto si aprirono le portefinestre, e buona parte degli invitati – accompagnati dal fragore della musica - sciamarono nel giardino, inneggiando ad Halloween.
Mario aprì di soprassalto gli occhi, e si trovò solo sul dondolo.
Vide gli altri invitati ballare sul prato, qualche metro più in là. Ma di Sonia nessuna traccia.
Guardò in giro, si alzò e la cercò dappertutto, chiese a chiunque se avesse visto quella donna dai capelli lunghi e neri, arruffati e selvaggi...
Ma pareva che nessuno l'avesse vista, quella notte.

Si risedette sul dondolo, sconsolato e confuso, mentre gli ospiti rientravano al chiuso nei ben più caldi locali interni, ed il vocio della festa andava sopendosi nel giardino.
Mario restò immobile, seduto sulla panca di ferro, dondolandosi appena.
Ancora non capiva: E Sonia? Sonia! Dove era finita?
D'un tratto dal punto più scuro del giardino vide che anche la coppietta di prima riemergeva dal loro nascondiglio intimo e rientravano a loro volta al calduccio.
E fu solo allora, tornato completamente solo, che lo vide: lì per terra, vicino al suo, era rimasto anche il bicchiere di lei.
Lo prese e se lo portò dinanzi agli occhi per osservarlo meglio: era sporco di rossetto sul bordo, ed il rossetto formava un disegno insolito, come un viso sorridente, ma che sembrava gli facesse... l'occhiolino.
- Sonia! - chiamò ancora una volta.
Ma non ebbe nessuna risposta. Sembrava che la donna si fosse volatilizzata.
Però...
Però Mario notò che adesso le lanterne a forma di zucca non erano più solo quattro, ma cinque: una nuova zucca occhieggiava vicino al posto dove lui e Sonia erano abbracciati fino a poco prima. La osservò: era identica alle altre quattro, ma... avrebbe giurato che mentre le era vicino le lampadine di quella lanterna avessero avuto un lampeggio.
Fece scorrere intorno a sè lo sguardo, e vide che anche tutte le altre avevano avuto lo stesso lampeggio. Come se avessero chiuso un occhio, lo stesso, tutte insieme.
Un occhiolino.
Una magia. Di Halloween.

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