La sala era completamente illuminata da grandi candelieri, e il personale di servizio si affaccendava correndo avanti e indietro dalle cucine, perché la cena fosse perfetta in ogni suo aspetto. Il locale era piuttosto lungo, con i soffitti alti affrescati, ed il desco imbandito l’attraversava completamente.
Moltissimi erano i posti a tavola, tutti perfettamente apparecchiati, con posate di pesante e lucidissimo argento, stoviglie in porcellana finissima e artisticamente decorata, e preziosi calici in cristallo di Boemia.
Però, malgrado i molti posti preparati, solo quattro delle grosse poltrone imbottite e damascate erano davvero occupate.
Le quattro persone che sedevano al tavolo sembravano molto affiatate, benchè si vedessero per la prima volta solo quella sera.
Il personale di cucina era stato molto occupato, e ciascuno dei convitati aveva potuto gustare i suoi piatti preferiti, cucinati nel migliore dei modi, e assaporare i vini più graditi, scelti con cura dal maestro sommelier.
La conversazione tra i quattro fluiva leggera e informale, anche se nell’aria si percepiva un senso di attesa, come se un evento stesse per verificarsi.
D’un tratto Phil, che sedeva a capotavola, emise un piccolo colpo di tosse, e si alzò in piedi, con il suo calice nella mano destra. Teneva l'altra mano nella tasca del pantalone, sollevando appena la falda della giacca. Tutti gli altri convitati ammutolirono, e lo guardarono attenti: percepivano la lieve esitazione dell'uomo, il suo piccolo imbarazzo nel constatare che lo avevano di fatto eletto al ruolo di padrone di casa.
Phil abbassò per un attimo lo sguardo, come a cercare le parole, poi sollevò lgli occhi luminosi su tutti gli altri, sorrise brevemente e disse:
- Cari amici, benvenuti a questa cena. Se oggi siamo qui insieme e stiamo festeggiando questo giorno, è perché ognuno di noi ha creduto in questa nostra missione.
L’uomo si fermò un secondo, guardando ad uno ad uno i suoi compagni di tavolata.
Alla sua sinistra era seduta una strana ragazza, avvolta in una veste che ne dissimulava le forme, con un cappuccio a coprire la nuca. Era di carnagione scura, con capelli scuri e occhi incredibilmente blu. E sembrava avesse una coda.
Lo guardava con attenzione, anche se palesava una certa innata diffidenza.
Alla sua destra, una donna sui venticinque anni: sembrava una di quelle studentesse che si recano in Inghilterra per un periodo di studio: indossava l'abito più bello che Phil avesse mai visto. Seta pura, morbida e lucente, di un colore azzurro come nemmeno il cielo più limpido della sua infanzia aveva mai conosciuto.
Anch’ella lo osservava con attenzione, aspettando che Phil continuasse a parlare.
Di fianco ad essa un ragazzo, giovane e ambizioso, con gli occhi splendenti e uno strano monile rilucente appeso al collo, osservava la scena con il mento appoggiato sul palmo della mano, ed il gomito a sua volta appoggiato sul bordo del grande tavolo. Il monile continuava a incuriosire Phil: lo guardava da quando erano arrivati, e sembrava fosse un orologio, di quelli da taschino; però era stranamente senza lancette.
L’uomo alto continuò:
- Davvero, non so cosa avrei fatto senza di voi. Una missione come questa, per me solo, sarebbe stata troppo onerosa, quasi impossibile.
Fu la donna con l'abito azzurro che rispose per prima:
- Mio caro Phil, le parole sono spiriti liberi, difficili da catturare, e ancor di più da addomesticare!
- Lo so, cara Nellie (ti posso chiamare cosi', tu che non hai nome?). Ma tu sei una campionessa in questo campo, con le parole hai fatto miracoli, e tutti noi te ne siamo grati. Senza di te non saremmo arrivati dove siamo.
Allora la strana ragazza, quella con (forse) la coda, si agitò per un attimo sulla sedia, poi con voce neutra disse:
- Signori, oltre alle semplici parole abbiamo dovuto anche padroneggiare la fantasia: anche senza di quella non riusciremmo a far vivere questa missione.
- Molto giusto, cara Jilien. Ed anche in questo il nostro gruppo ha un campione, e sei proprio tu. Se non ci fossero stati i tuoi sprazzi vitali e le tue intuizioni magiche, non avremmo raggiunto questo risultato.
Il ragazzino dagli occhi svegli e sognanti ascoltava con un'espressione attenta, poi d'un tratto disse:
- Beh, Signor Phil...
- Chiamami semplicemente Phil, per favore.
- Ok, grazie. Dunque, Phil, ci hai detto di essere contento di noi; ma non dobbiamo dimenticare però che sei stato tu ad invitarci qui, stasera, a questa cena. Noi qui abbiamo potuto dare libero sfogo ai nostri desideri, abbiamo potuto scegliere qualunque pietanza, o qualunque vino, e la cucina ce lo ha preparato. Penso che anche noi ti dobbiamo ringraziare per questo.
Tutti gli altri commensali annuirono, e Nellie abbozzò persino un piccolo applauso alle parole del ragazzo. Phil, abbozzando un sorriso sornione e soddisfatto, rispose:
- Per quanto nelle mie piccole possibilità, Sebastian, sì. E’ vero. Grazie per avermelo detto.
Si vedeva chiaramente che ora l'uomo si era rilassato, ed appariva felice:
- C’è una cosa però che non riusciamo a capire.
aggiunse il ragazzo dagli occhi sognanti.
- Per lo meno: noi ci siamo dati una spiegazione, ma non ne abbiamo una certezza.
disse la donna vestita di azzurro.
- E’ vero: è quello che tutti noi ci siamo chiesti, per tutta la cena.
concluse la ragazza dagli occhi blu.
Phil li guardò ad uno ad uno, poi – con calcolata calma – disse:
- Volete che indovini la vostra domanda?
Gli altri commensali, all’unisono, annuirono.
- Bene. La risposta è questa: in questa cena, al posto dei vostri autori, siete stati invitati voi perché questa cena è proprio come il mondo dove avete preso vita. Virtuale, ma bellissimo. Nessuno tra noi avrebbe pensato un solo momento di vivere questa cena, in onore dei primi cento scritti, e di conoscere persone così diverse riunite allo stesso desco, ed animate dalle stesse passioni. Grazie. Grazie a ciascuno di voi.
Gli altri commensali si alzarono a loro volta in piedi, alzando ciascuno il proprio calice, ciascuno con il proprio vino, per brindare ai 'cento'.
Dopo che ebbero brindato, Phil continuo':
- Pero' c'è un'altra cosa. Guardate attorno a voi: vedete quante sedie vuote, attorno alla nostra tavola apparecchiata?
Tutti si guardarono intorno, poi il ragazzino sveglio disse, ridendo:
- Io lo so perchè ci sono tutte queste sedie.
Phil lo guardò con simpatia, inclinando un po' il capo nella sua direzione; il ragazzo continuò:
- Sono già preparate per tutti i nuovi commensali che si aggiungeranno a noi, nei prossimi tempi.
- Esattamente, Sebastian.
rispose l'uomo alto.
La ragazza dagli occhi blu guardò gli altri commensali, ed aggiunse:
- Questo significa che ci saranno altri personaggi, scritti da altri autori, che si siederanno con noi la prossima volta?
Phil annuì.
- Certo, cara Jilien. - rispose al suo posto 'Nellie' – E saremo proprio noi che faremo questo nuovo passo: dopo aver fatto conoscere ai nostri lettori le nostre storie, dobbiamo trovare nuove storie che nuovi autori accettino di inventare e scrivere...
- ...perchè la nostra missione sia sempre viva.
Concluse Sebastian.
Phil allora alzò una nuova volta il calice in un nuovo brindisi, e disse:
- Siamo troppo affiatati: non ho dovuto dirvi nulla, avete capito tutto da soli. Questa è la nostra forza, e questo è quello che più mi piace di... noi. Alla salute!
- Ai prossimi cento! - risposero in coro gli altri tre, facendo tintinnare lieti i calici.
Bart sollevò gli occhi un po' stanchi, restando a guardare verso l'infinito davanti a lui: poi si raddrizzò il busto, stirò le dita delle mani stendendole sopra la tastiera, e quindi si appoggiò allo schienale della seggiola. Rifletteva sui fatti di questi ultimi mesi: il blog, gli autori, i lettori... I personaggi di cui si era momentaneamente appropriato, e che aveva fatto vivere durante la cena, non riuscivano però a comunicare una cosa, importantissima. La più importante.
Proprio non ce l'avrebbe fatta senza di loro: lui lo sapeva. E proprio per quello era a loro così grato.
Ecco doveva dirglielo. No, meglio: doveva scriverglielo:
GRAZIE. Di cuore. A voi tutti.
Il più bel COMPLEpost che potevi regalarci!
RispondiEliminaMi hai lasciato senza parole... e sai bene quanto sia difficile :-) Grazie Bart e grazie anche Kara e XyoaiaoyX - certo però X che un nome più semplice potevi anche sceglierlo....
Complimenti davvero. A tutti noi. Solo io sento "Tanti auguri a noi"?
RispondiElimina@The White Peacock: nah... altrimenti come avrei fatto a rompevi le scatole?
.. Benedetto Copy&Paste .. XyoaiaoyX XyoaiaoyX XyoaiaoyX XyoaiaoyX XyoaiaoyX XyoaiaoyX XyoaiaoyX ... :-)
RispondiEliminaed infine....io che non ho...o forse è meglio dire che ho .... ho gli occhi lucidi, un pò di malinconia nel cuore, ancora tanta paura....ma mi sento, tra voi, a ...casa. grazie
RispondiEliminaCongratulazioni per i 100 post. Continuate così.
RispondiEliminaMax (semplicemente un lettore)
Grazie a tutti voi, autori e lettori.
RispondiEliminaRipeto, forse sarà stata mia l'idea, ma senza di voi...
Un abbraccio.