sabato 14 agosto 2010

Storia di un soldato e della donna che gli insegnò ad amare

Epilogo

Il sole aveva cominciato da poco la lenta discesa verso l’orizzonte quando Kehr decise di mettere in atto il suo piano: sebbene sapesse che era una missione suicida, non aveva paura di morire, non sapendo nemmeno cosa significasse la parola paura.
Finì il suo lavoro nelle stalle ben prima degli altri giorni e si diresse verso il castello, più precisamente verso l’entrata delle segrete. Una volta entrato, si accertò che le guardie che erano sempre presenti se ne fossero andate - incredibile quello che poteva fare un po’ di denaro. Arrivato alla postazione di guardia, indossò una delle armature lì presenti e prese la spada più grossa che trovò. Con un ghigno soddisfatto guardò la lama per tutta la sua lunghezza e la rinfoderò. Mai come in quel momento sapeva cosa doveva fare.

Emy era ancora scossa dalle rivelazioni appena ricevute, ma non aveva molto tempo per decidere. Senza esitare posizionò di nuovo le mani all’altezza del petto come aveva fatto poco prima, ma questa volta era pronta a fare quel che voleva: scappare da lì.
Sentì di nuovo la voce degli assedianti e decise di aprirsi un varco nella direzione opposta. Vide come prima le pareti che si muovevano, ma questa volta una porzione sembrava avere un ritmo diverso, quasi fosse estranea alla muratura. Si avvicinò lentamente e vide che quella sezione di muro si tingeva di colori sempre più strani, fino a diventare un vortice confuso di tinte contrastanti. Senza esitazione, come se sapesse da sempre cosa fosse, si avvicinò fino quasi a sfiorarne la superficie. In quel momento le truppe del Comandante irruppero nella casa ma non fecero in tempo a capire cosa stesse succedendo che a voce unisona sia l’Angelo che Sestelle urlarono -NO!!!-, ma era troppo tardi. Emy entrò nel vortice e la casa scomparve dietro di lei.
-Questa non ci voleva proprio…- disse con rabbia Sestelle -Ora ci vorrà almeno un ora prima di poterla raggiungere-
-Vuol dire che non puoi aprire subito un portale con la medesima direzione?- chiese l’Angelo
-Certo che no, idiota!- Sestelle si mise davanti alla zona in cui era sparita Emy e si mise nella stessa posizione in cui era stata Emy -Va da lei. Tu sai dov’è. Ma non farti vedere e interferisci solo se i nostri piani vengono rovinati-
L’angelo annuì e spiccò il volo.

Kehr si avvicinava agitato ma cauto verso la sala del trono. Più di una volta aveva incontrato altre guardie ma nessuno lo aveva fermato: per fortuna l’armatura copriva il volto che, benché fosse somigliante a quello di tutti gli altri soldati, si differenziava per gli occhi: chiari e non neri come la pece.
Avanzò finchè non arrivò alla porta che conduceva dentro la sala del trono. Lì erano di guardia due soldati che, evidentemente, non avevano molto da fare. Si avvicinò e con voce secca disse -Il vostro turno è finito, vi copro io…- Un po’ sorpresi, i due soldati si guardarono tra loro ma poi se ne andarono, ben felici di poter uscire prima da quel posto. Kehr attese che i passi dei due fossero lontani, dopodiché aprì la porta ed entrò.
Il buio dominava quasi tutta la sala, tranne la zona in cui era posto il trono su cui Algon I sembrava che riposasse. Kehr si avvicinò lentamente, sguainando la spada. Sapeva che lo stava facendo per i bene del suo popolo, ma uccidere il suo re era per lui un atrocità incredibile. Quando fu davanti al trono, alzò la spada per sferrare un solo, letale colpo ma si fermò quando vide che il colore della pelle del re non era il solito marrone ma più bianco, quasi fosse…
-Morto?- esclamò sorpreso. Non sembrava nemmeno che fosse morto da poco, perché l’odore di carne in putrefazione era mescolato a quello delle candele e degli incensi presenti in quella sala.
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di vetri rotti e, guardando in alto, vide una figura alata che picchiava verso il pavimento. Poco prima di impattare il pavimento, si fermò e atterrò con delicatezza.
-Cosa diavolo…?- esclamò sorpreso
-Che cosa?- disse il nuovo arrivato.
Si guardarono reciprocamente per un attimo e furono interrotti da un tonfo, come di una persona che cadesse.

-Ma che…?- esclamò Emy -Dove sono finita?- guardandosi intorno non vide altro che buoi, eccezion fatta per una zona in cui sembrava esserci un trono, vicino al quale c’era un sodato e, al centro della sala, l’Angelo. Si alzò in piedi e si avvicinò, entrando nella zona di luce.
-Emy?- esclamò l’Angelo, sorpreso -Ma cosa sta succedendo?-
-Me lo stavo chiedendo anch’io…- disse Kehr -Il Re è morto, tu precipiti dal soffitto e lei compare dal nulla…-
-Cosa? Argon I è morto?- urlò l’Angelo. Poi l’espressione di stupore si tramutò in rabbia -Quell’arpia… aveva progettato tutto fin dall’inizio!-
-Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?- chiese Emy disperata
-Tu devi andartene da qui, prima che…-
-Prima che arrivi io?- disse Sestelle entrando in scena con un sorriso crudele sulle labbra -Bene bene bene… cosa abbiamo qui? Io vedo l’assassino del re, un traditore e una piccola ladra…- disse indicando rispettivamente Kehr, l’Angelo ed Emy
-Tu…- disse Kehr colmo di rabbia -Sei stata tu ad uccidere il re… e perché hai addosso le vesti del mio Comandante?-
-Stupido, è LEI il Comandante!- disse l’Angelo
-Non è possibile… il Comandante è uno dei guerrieri più valorosi del regno… non può essere una donna!- Kehr si avvicinò verso Sestelle con la spada estratta -Tu ora morirari per quello che hai fatto…-
-Dopo di te, mio caro…- disse Sestelle con un sorriso.

Kehr si slanciò verso Sestelle con una rabbia inaudita, ma il Comandante schivava ogni colpo con facilità -Tutto qui? Mi deludi, Kehr…-. A quelle parole il soldato iniziò a colpire con più veemenza, cercando in tutti i modi di colpire quella traditrice.
Mentre assisteva allo scontro, Emy si sentì in dovere di fare qualcosa, così alzò nuovamente le mani all’altezza del petto e sentì una grande energia che scorreva nei suoi palmi. Concentrandosi mirò a Sestelle, con tutta la sua forza urlò e sentì che l’energia veniva scagliata verso quella che un tempo era sua nonna. Sestelle si rese conto del pericolo quando era troppo tardi: venne colpita in pieno e la forza di quell’attacco la fece volare diversi metri indietro, fino a cadere con un tonfo sordo sul pavimento. Kehr si avvicinò a lei, vedendola mentre rantolava, con gli occhi ormai spenti: segno che la sua vita era ormai al termine. Assicuratosi che non si sarebbe più riuscita ad alzare, si girò ma riuscì a sentire le ultime parole del suo Comandante: -Lei è come me… anzi, lei È me…-, detto questo, esalò il suo ultimo respiro.
Kehr non fece molto caso a quelle parole e quando l’Angelo gli chiese cosa avesse detto, non rispose, ma si voltò verso Emy. Guardandola con attenzione, poteva vedere che nei suoi occhi qualcosa stava cambiando: uno aveva cambiato colore ed era diventato rosso sangue.
Guardando quella mutazione, il viso dell’Angelo si rabbuiò e disse con tono grave -Finchè anche l’altro non sarà così, non c’è pericolo... ma dobbiamo stare attenti lo stesso.- Emy non capiva cosa significassero quelle parole, ma era grata che ora tutto si sarebbe sistemato. Aveva come l’impressione di sapere come sarebbe andata a finire quella storia: Kehr era la persona più adatta al comando e senza il Comandante, non ci sarebbero stati ostacoli.
Né per lui, ne per noi.

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