Parte 4
Domenica mezzogiorno, Lui
Domenica mezzogiorno, Lei
Domenica pomeriggio, ancora Lei
Domenica mezzogiorno, Lui
Il resto della mattinata era scorso lento e pigro, passeggiando per il centro della città.
“Ma quanti turisti!” esclamò la donna.
“Anche noi siamo turisti..” commentò un po’ distaccato Phil. Stava pensando che la serata precedente era stata molto piacevole (e la nottata poi, non parliamone!), ma…
C’era qualcosa in lui che non riusciva a spiegarsi. Certo, quella telefonata del suo avvocato la sera prima l’aveva un po’ sorpreso, ma…
C’erano troppi ‘ma’ nel suo cervello: e questo significava che il motivo del suo lieve malessere non era ancora affiorato, anche se sotto sotto stava lavorando alacremente.
Eppure lui era lì, in una città bellissima, con una donna bellissima, che lo amava..
Lo amava? Quello non l’aveva ancora capito…. Forse no.
Con il pensiero volò ancora una volta alla sera di New York: pensò che gli era capitato un po’ troppo spesso quel week end; forse il problema era lì.
“Amore, ti vedo un po’ distratto…” gli disse la donna.
“Mah, forse è tutta questa gente, questa confusione…”
Lei lo guardò un po’ stupita: ma nella Grande Mela non erano abituati alla folla ed alla confusione? Scosse un po’ la testa, poi rispose:
“Caro, vuoi rientrare in albergo?” e poi aggiunse con fare allusivo “Stanotte ed anche stamattina non mi sembravi così di cattivo umore, ed abbiamo ancora un po’ di tempo prima di dover andare alla stazione.”
Phil la guardò: sembrava soppesare la proposta per qualche istante, poi le disse:
“Mah, non so. Forse è meglio se mangiamo un boccone…”
“Che ti succede, amore? Qualcosa non va?”
“No. No, cara. Tu sei splendida, e stiamo passando uno splendido weekend. Sono in una città favolosa, con una donna favolosa: cosa posso volere di più?”
“E allora…?”
“Forse sono un po’ stanco…”
La donna lo guardò un po’ perplessa: sì, c’era qualcosa che non funzionava, ed il suo intuito le suggeriva che non era legato alla telefonata del legale della serata precedente….
Non sapeva esattamente cosa, ma c’era qualcosa in lui che adesso le sfuggiva.
Ripresero a camminare, e Phil guardò la donna che teneva per mano, sforzandosi di mettere in secondo piano il pensiero di NewYork.
“Sei bellissima, lo sai?”
“Tutto qui, amore?”
“No, sei uno schianto, sei probabilmente la donna più bella che io abbia mai conosciuto..” e, mentre le dava un piccolo bacio alla base del collo, aggiunse con voce più bassa “ ..e che abbia mai amato.”
“Davvero?” chiese lei di rimando, inarcando lievemente la schiena al tocco di quel bacio.
“Davvero…” rispose Phil.
Ma lui stesso si accorse che lo aveva detto senza troppa convinzione.
Aveva appena realizzato che il problema stava proprio in quelle parole che le aveva appena detto: ora era chiaro anche a lui, lui non la amava. Mentre una fitta gli trapassava il cuore, il ricordo di New York si riaffacciò prepotente nei suoi pensieri.
“Ma quanti turisti!” esclamò la donna.
“Anche noi siamo turisti..” commentò un po’ distaccato Phil. Stava pensando che la serata precedente era stata molto piacevole (e la nottata poi, non parliamone!), ma…
C’era qualcosa in lui che non riusciva a spiegarsi. Certo, quella telefonata del suo avvocato la sera prima l’aveva un po’ sorpreso, ma…
C’erano troppi ‘ma’ nel suo cervello: e questo significava che il motivo del suo lieve malessere non era ancora affiorato, anche se sotto sotto stava lavorando alacremente.
Eppure lui era lì, in una città bellissima, con una donna bellissima, che lo amava..
Lo amava? Quello non l’aveva ancora capito…. Forse no.
Con il pensiero volò ancora una volta alla sera di New York: pensò che gli era capitato un po’ troppo spesso quel week end; forse il problema era lì.
“Amore, ti vedo un po’ distratto…” gli disse la donna.
“Mah, forse è tutta questa gente, questa confusione…”
Lei lo guardò un po’ stupita: ma nella Grande Mela non erano abituati alla folla ed alla confusione? Scosse un po’ la testa, poi rispose:
“Caro, vuoi rientrare in albergo?” e poi aggiunse con fare allusivo “Stanotte ed anche stamattina non mi sembravi così di cattivo umore, ed abbiamo ancora un po’ di tempo prima di dover andare alla stazione.”
Phil la guardò: sembrava soppesare la proposta per qualche istante, poi le disse:
“Mah, non so. Forse è meglio se mangiamo un boccone…”
“Che ti succede, amore? Qualcosa non va?”
“No. No, cara. Tu sei splendida, e stiamo passando uno splendido weekend. Sono in una città favolosa, con una donna favolosa: cosa posso volere di più?”
“E allora…?”
“Forse sono un po’ stanco…”
La donna lo guardò un po’ perplessa: sì, c’era qualcosa che non funzionava, ed il suo intuito le suggeriva che non era legato alla telefonata del legale della serata precedente….
Non sapeva esattamente cosa, ma c’era qualcosa in lui che adesso le sfuggiva.
Ripresero a camminare, e Phil guardò la donna che teneva per mano, sforzandosi di mettere in secondo piano il pensiero di NewYork.
“Sei bellissima, lo sai?”
“Tutto qui, amore?”
“No, sei uno schianto, sei probabilmente la donna più bella che io abbia mai conosciuto..” e, mentre le dava un piccolo bacio alla base del collo, aggiunse con voce più bassa “ ..e che abbia mai amato.”
“Davvero?” chiese lei di rimando, inarcando lievemente la schiena al tocco di quel bacio.
“Davvero…” rispose Phil.
Ma lui stesso si accorse che lo aveva detto senza troppa convinzione.
Aveva appena realizzato che il problema stava proprio in quelle parole che le aveva appena detto: ora era chiaro anche a lui, lui non la amava. Mentre una fitta gli trapassava il cuore, il ricordo di New York si riaffacciò prepotente nei suoi pensieri.
***
Domenica mezzogiorno, Lei
Si sedettero in un bistrot, in un piccolo vicolo secondario.
“Cosa desideri, cara?”
“Qualcosa di leggero.”
“Sì, hai ragione. Forse è meglio, tra un po' dobbiamo andare in stazione..”
Lui chiamò il cameriere con un gesto, e mentre Raffaella ordinò un'insalata nizzarda per lei, e una caprese per lui, l’uomo ripiombò nei suoi pensieri.
“Sembra che tu abbia pensieri cupi. Che succede, tesoro?”
“Niente, cara. Niente.”
Raffaella non era convinta: e così ritornò a pensare alla notte precedente: allora le era sembrato felice, appagato, quasi… innamorato. No, un momento: innamorato no, mai. Eccitato forse; entusiasta… ma non innamorato. Ecco qui la spiegazione: lui non era innamorato, e anche lei non lo era davvero. Gli voleva bene, quello sì, ma…
E quasi senza rendersene conto, lo spettro di New York ritornò a posizionarsi tra loro due.
“Dimmi che hai: lo vedo che non sei a posto!” disse Raffaella guardandolo indagatrice negli occhi.
“No, sono cose mie…” rispose l’uomo “Lascia stare, tanto….”
Raffaella non si mosse di un millimetro, e gli occhi sembravano voler trapanare quelli del suo interlocutore, alla ricerca di una verità che lui si sforzava di nascondervi dietro.
“Va bene!” disse ad un certo punto l’uomo, con fare da capitolazione “Ho dei guai legali, ho ricevuto quello che qui da voi chiamano avviso di garanzia e sono piuttosto preoccupato. Procura di Milano: si sa che quelli prima ti sbattono dentro e poi ti chiedono come ti chiami...”
Raffaella scosse la testa, e si sorprese a pensare un ‘menomale’ davvero troppo inopportuno.
“E poi lo sai, io sono straniero, e per me è piuttosto difficile seguire i meandri delle vostre leggi e leggettine: sono seriamente preoccupato.”
“Ma a chi ti sei rivolto?”
“Non lo so ancora: i miei legali stanno cercando un corrispondente qui in Italia, e…”
“Tesoro, ma perché non me ne hai parlato prima? Conosco un buon legale a Milano, l’Avvocato Silvani, la sorella di una mia carissima amica …”
Ma mentre pronunciava quelle parole Raffaella contemporaneamente pensava a quanto si sentisse sollevata dal fatto che i problemi che lo affliggevano fossero con la giustizia: lei temeva che lui fosse preoccupato perchè aveva capito che qualcosa in lei era cambiata, che lei in realtà non lo amava più…
“E pensi che sarebbe in grado di aiutarmi?”
“Ma certo! Anzi, chiamo subito la mia amica, ormai sarà già alzata anche lei, così mi faccio dare il numero di telefono..”
E mentre stava componendo il numero, Raffaella decise razionalmente quello che poco prima aveva capito: se era lei che non lo amava, per quanto fosse stato bello ed appagante il week-end, doveva dirgli che la loro relazione era finita. Lo spettro di New York accanto a lei sembrò tirare un sospiro di sollievo, quasi volesse dirle ‘Era ora!’
“Pronto?”
“Pronto, Melissa? Ciaaao, come stai?…….”
Mentre Raffaella parlava con l’amica, l’uomo la osservava pensieroso. Era dalla sera prima che pensava al loro rapporto, e che cercava di capire cosa si agitava nella testa della donna. La conosceva ormai abbastanza bene per intuire che c’era qualcosa in lei che non andava più come prima, dopo New York…
“Cosa desideri, cara?”
“Qualcosa di leggero.”
“Sì, hai ragione. Forse è meglio, tra un po' dobbiamo andare in stazione..”
Lui chiamò il cameriere con un gesto, e mentre Raffaella ordinò un'insalata nizzarda per lei, e una caprese per lui, l’uomo ripiombò nei suoi pensieri.
“Sembra che tu abbia pensieri cupi. Che succede, tesoro?”
“Niente, cara. Niente.”
Raffaella non era convinta: e così ritornò a pensare alla notte precedente: allora le era sembrato felice, appagato, quasi… innamorato. No, un momento: innamorato no, mai. Eccitato forse; entusiasta… ma non innamorato. Ecco qui la spiegazione: lui non era innamorato, e anche lei non lo era davvero. Gli voleva bene, quello sì, ma…
E quasi senza rendersene conto, lo spettro di New York ritornò a posizionarsi tra loro due.
“Dimmi che hai: lo vedo che non sei a posto!” disse Raffaella guardandolo indagatrice negli occhi.
“No, sono cose mie…” rispose l’uomo “Lascia stare, tanto….”
Raffaella non si mosse di un millimetro, e gli occhi sembravano voler trapanare quelli del suo interlocutore, alla ricerca di una verità che lui si sforzava di nascondervi dietro.
“Va bene!” disse ad un certo punto l’uomo, con fare da capitolazione “Ho dei guai legali, ho ricevuto quello che qui da voi chiamano avviso di garanzia e sono piuttosto preoccupato. Procura di Milano: si sa che quelli prima ti sbattono dentro e poi ti chiedono come ti chiami...”
Raffaella scosse la testa, e si sorprese a pensare un ‘menomale’ davvero troppo inopportuno.
“E poi lo sai, io sono straniero, e per me è piuttosto difficile seguire i meandri delle vostre leggi e leggettine: sono seriamente preoccupato.”
“Ma a chi ti sei rivolto?”
“Non lo so ancora: i miei legali stanno cercando un corrispondente qui in Italia, e…”
“Tesoro, ma perché non me ne hai parlato prima? Conosco un buon legale a Milano, l’Avvocato Silvani, la sorella di una mia carissima amica …”
Ma mentre pronunciava quelle parole Raffaella contemporaneamente pensava a quanto si sentisse sollevata dal fatto che i problemi che lo affliggevano fossero con la giustizia: lei temeva che lui fosse preoccupato perchè aveva capito che qualcosa in lei era cambiata, che lei in realtà non lo amava più…
“E pensi che sarebbe in grado di aiutarmi?”
“Ma certo! Anzi, chiamo subito la mia amica, ormai sarà già alzata anche lei, così mi faccio dare il numero di telefono..”
E mentre stava componendo il numero, Raffaella decise razionalmente quello che poco prima aveva capito: se era lei che non lo amava, per quanto fosse stato bello ed appagante il week-end, doveva dirgli che la loro relazione era finita. Lo spettro di New York accanto a lei sembrò tirare un sospiro di sollievo, quasi volesse dirle ‘Era ora!’
“Pronto?”
“Pronto, Melissa? Ciaaao, come stai?…….”
Mentre Raffaella parlava con l’amica, l’uomo la osservava pensieroso. Era dalla sera prima che pensava al loro rapporto, e che cercava di capire cosa si agitava nella testa della donna. La conosceva ormai abbastanza bene per intuire che c’era qualcosa in lei che non andava più come prima, dopo New York…
***
Domenica pomeriggio, ancora Lei
Raffaella, appesa al braccio rassicurante dell’uomo, si stringeva a lui, quasi volesse dirgli che non lo voleva più lasciare andare via; dentro di lei invece il suo cuore era ormai già molto distante da quell’uomo.
Durante tutto il pomeriggio aveva rimuginato su quella cosa, ed era arrivata alla conclusione incontrovertibile che era proprio finita.
Lo guardò di sottecchi: erano da qualche minuto fermi in piedi, l’uno accanto all’altra, mentre osservavano un giocoliere di strada durante la sua esibizione funambolica. Il viso dell’uomo era teso: osservando i suoi occhi dilatati in pensieri lontani e la contrazione della bella mascella volitiva si poteva intuire la preoccupazione che lo animava.
Era un uomo affascinante, ma Raffaella aveva deciso. O meglio, l’aveva fatto per lei il suo cuore, perché il suo fisico reclamava ancora la parte di weekend non ancora consumata.
Il funambolo, quasi percepisse la situazione, fece un guizzo volutamente troppo vicino ai due abbracciati, che improvvisamente si risvegliarono dai loro torpori.
Lui la guardò in viso, poi portandola dolcemente per il braccio la condusse un po’ più lontano dal crocchio di astanti, e si incamminò lungo il lato della piazza ora inondata dalla rossa luce del sole calante.
“Sto sempre bene vicino a te, Raffaella” esordì l’uomo “ma questa volta ti ho sentita spesso lontana da me.”
“Cosa intendi?”
“Anche se eravamo vicini, insieme, tu non c’eri. La tua mente era davvero altrove. Non so cosa ti stia capitando, ma dopo New York io oggi ti sento diversa…”
La donna chinò il capo, pensierosa. Anche lei lo sentiva distante, distratto. Quasi estraneo.
“Vieni” finalmente gli disse “forse è meglio tornare in albergo a prendere i bagagli. Tra qualche ora partirà il treno per Milano, forse è meglio così.”
E mestamente si diressero verso il palazzotto signorile che ospitava l’hotel.
(segue)Durante tutto il pomeriggio aveva rimuginato su quella cosa, ed era arrivata alla conclusione incontrovertibile che era proprio finita.
Lo guardò di sottecchi: erano da qualche minuto fermi in piedi, l’uno accanto all’altra, mentre osservavano un giocoliere di strada durante la sua esibizione funambolica. Il viso dell’uomo era teso: osservando i suoi occhi dilatati in pensieri lontani e la contrazione della bella mascella volitiva si poteva intuire la preoccupazione che lo animava.
Era un uomo affascinante, ma Raffaella aveva deciso. O meglio, l’aveva fatto per lei il suo cuore, perché il suo fisico reclamava ancora la parte di weekend non ancora consumata.
Il funambolo, quasi percepisse la situazione, fece un guizzo volutamente troppo vicino ai due abbracciati, che improvvisamente si risvegliarono dai loro torpori.
Lui la guardò in viso, poi portandola dolcemente per il braccio la condusse un po’ più lontano dal crocchio di astanti, e si incamminò lungo il lato della piazza ora inondata dalla rossa luce del sole calante.
“Sto sempre bene vicino a te, Raffaella” esordì l’uomo “ma questa volta ti ho sentita spesso lontana da me.”
“Cosa intendi?”
“Anche se eravamo vicini, insieme, tu non c’eri. La tua mente era davvero altrove. Non so cosa ti stia capitando, ma dopo New York io oggi ti sento diversa…”
La donna chinò il capo, pensierosa. Anche lei lo sentiva distante, distratto. Quasi estraneo.
“Vieni” finalmente gli disse “forse è meglio tornare in albergo a prendere i bagagli. Tra qualche ora partirà il treno per Milano, forse è meglio così.”
E mestamente si diressero verso il palazzotto signorile che ospitava l’hotel.
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