lunedì 12 luglio 2010

Neko Adventure

JILIEN
Quarta Parte

La porta Settentrionale della città di Mohrsen era il punto in cui entravano quasi tutti i mercanti provenienti dal resto dello stato che erano diretti verso il confine Sud. Al momento, però, più che mercanti erano presenti molti contadini, artigiani e persone comuni, tutti indaffarati chi per addobbare gli ultimi spazi, chi per finire di esporre la propria merce speranzoso che l’arrivo del governatore portasse anche un po’ di clientela.
Jilien camminava senza una meta precisa in tutta quella confusione fatta di persone che correvano, urla e versi di vari animali. Sentendo un verso non esattamente comune, si diresse verso un espositore che sembrava fosse piuttosto preoccupato per il contenuto di una gabbia. Avvicinandosi, vide l’uomo prendere un bastone da terra e, infilato il braccio tra le sbarre, percuotere qualunque cosa ci fosse lì dentro. Vedendo quella scena, Jilien sentì la rabbia montare il lei: qualunque animale ci fosse in quella gabbia, non era certo quello il modo per farlo stare buono anzi, avrebbe solamente fatto infuriare la belva.
Mentre stava dirigendosi verso quella scena, poteva sentire perfettamente l’uomo maledire la creatura rinchiusa, nonostante fosse a più di venti metri da lui. Arrivata alle spalle dell’espositore, lo girò di forza per le spalle e lo sbattè contro le sbarre della gabbia
-Ahi! Chi sei? Cosa vuoi?- chiese spaventato
-Ti pare questo il modo di trattare un essere vivente?-
-Cosa vuoi? Credi di sapere come domare le tigri, te?-
-Tigri?- Jilien sorrise divertita -Mi faccia entrare nella gabbia-
-Vorresti… Ma tu sei completamente matto!- lo sguardo dell’uomo ora era di puro terrore -Matto ti dico! Nessuno riesce a domare questa tigre!-
-Tu fammi entrare…-
Il domatore non sapeva più cosa fare e, preso dalla paura per il tono di quello strano tipo sbucato dal nulla, aprì lentamente la gabbia. Jilien chinò il capo in segno di ringraziamento ed entrò nella gabbia.
La prima cosa che sentì fu il suo odore: pungente, selvatico, da vero capobranco. Riconobbe la sagoma nella penombra e vi si avvicinò. Quel tipo aveva dato un po’ di spazio a quella povera tigre, ma non abbastanza perché l’animale potesse sfuggire alle percosse che, ora che i suoi occhi si erano abituati al buio, Jilien poteva constatare fossero quotidiane a giudicare dai lividi che presentava la tigre. Mossa da un senso di compassione, Jilien tentò di avvicinarsi alle ferite, ma l’animale le ringhiò contro e si strinse ancora di più contro la parete della gabbia. A quella vista, la ragazza si mise a gattoni e si avvicinò all’animale, facendosi annusare in modo da poterla calmare. Una volta accertato che la tigre non era più un pericolo, si alzò e le prese la testa con le mani, iniziando a coccolarla. Sentì che l’animale si distendeva e si rilassava al suo contatto e a Jilien sembrò quasi che stesse iniziando a fare le fusa ma sapeva che doveva andare: era nella sua natura non stare per più di qualche minuto nello stesso posto, a meno che non dovesse riposarsi.
Jilien si allontanò dalla tigre ma questa le prese un lembo dei pantaloni e la tirò a sé -Mi dispiace,- disse con voce triste -ma devo andare. Ma non ti preoccupare, il tuo padrone non oserà più picchiarti-.
Si avvicinò alle sbarre e il domatore la fece uscire subito, con un aria stupefatta in volto -Ma tu, ma come…- iniziò a balbettare, incredulo di ciò che aveva appena visto
-Vedi di non picchiare più quel magnifico animale, altrimenti tornerò quando dormirai e aprirò la gabbia, così vedremo se sai effettivamente domare una belva!-
L’uomo rispose facendo sì con la testa e rimase a fissare quello strano tipo mentre si confondeva con la folla. Una volta che non riuscì più a vederlo, si girò verso la gabbia e guardò la tigre, dicendo -Scusa se ti ho picchiato… Giuro che non lo farò più, e se farai la brava magari ti darò anche un po’ di carne in più, che dici?- Mentre parlava si sentì un cretino a usare un tono del genere con un animale che non capiva una parola di quello che diceva, ma la tigre si avvicinò alle sbarre ed iniziò a leccare la mano dell’uomo che stupito di quel cambiamento, iniziò a ridere di gusto.

Continua...

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