Fumavo l’ennesima sigaretta. Il posacenere non ne teneva più e così buttavo direttamente la cenere e le cicche nel cestino di alluminio. Avevo scritto da circa due ore e mezza il terzo motivo e il mio sequestratore non si era fatto ancora vivo. Ero rimasto sveglio tutto il tempo, nonostante il caldo e la stanchezza premevano per sopraffarmi, appositamente per vedere la sua reazione, indovinare un sorriso trionfale negli occhi e godermi la mia uscita trionfale all’aria aperta.
E invece nulla. L’icona in basso non si illuminava. Il terminale era fermo, in attesa che io, soltanto io, digitassi qualcosa e intorno non si muoveva nulla, nessun rumore sospetto, nessun immagine umana dietro il vetro. Ero solo. Ero spossato. Provai di nuovo a comporre dei numeri sulla tastiera ma nulla: il blackberry non trasmetteva, il telefono fisso rispondeva con il solito tutu ad ogni chiamata che facessi, persino quella del mio interno che era evidentemente occupato. Mi accasciai sulla poltrona e pensai che in fondo avrei dovuto aspettare soltanto un’altra ora e mezza per uscire da quell’inferno di cristallo nel quale qualcuno che mi conosceva - ma non si era dato pena di presentarsi – mi aveva relegato dalla sera prima. Accesi un’altra sigaretta e avevo appena finito la prima boccata che sentii l’ascensore fermarsi al piano. “C’è qualcuno! Finalmente.... era ora”. Dopo nemmeno cinque minuti vidi un’ombra colorata di azzurro dietro la porta dell’ufficio. Subito dopo la chiave girò nella toppa e la signora Paula entrò nel mio ufficio sorprendosi della confusione, della puzza di fumo, chiuso e sudore che c’era dentro.
- Señor! Que haces.. oh mi scusi signore, ma cosa ci fa lei qui e cosa è tutto questo disordine?
- Metta a posto, Paula, poi le spiegherò. Grazie!
Mi precipitai giù. Avevo un estremo bisogno di respirare aria pulita e fresca. Saltai i tornelli e uscii dal palazzo, sbirciando nella guardiola dove Antonio dormicchiava.
- Antonio, da che ora sei qui?
- Eh oh? Mi scusi Dottore?
- Da che ora sei qui ti ho chiesto?
- Da ieri sera Dottore.
- E perchè non mi hai risposto quando ti ho chiamato? Sono rimasto chiuso nel mio ufficio tutta la notte...
- Maronna che disgrazia! Giuro Dottò che non mi sono mosso di qui se non per andare a fare i controlli ai soliti orari
- Si va bene va bene, ti sei addormentato?
- Dottò, è vero, non ci crede?
- Beh ti credo e dimmi.Oltre a me, hai visto qualcuno qui dentro?
- No Dottò. Nessuno fino a stamattina quando è arrivata l’impresa di pulizie. Ho aperto apposta per loro. Nessuno che fosse stato dentro avrebbe potuto uscire prima delle sette.
- Lo so...
- Mi spiace Dottò, ma come è potuto succedere?
- Nulla nulla. Chiamami D’Antonio per favore. Digli che se non arriva nel giro di mezz’ora è licenziato.
- Subito Dottò!
- Io vado a prendermi un caffè un po’ d’acqua al bar.
- Certo Dottò, c’ha ragione...
- E non darmi ragione... la ragione si dà ai fessi, non te l’ha insegnato tua madre?
- Sì dottò... cioè...
- Va bene Antonio, va bene. Sto scherzando... Chiamami D’Antonio, ci vediamo dopo.
Dunque apparentemente non c’era nessuno nell’edificio. O forse chi mi aveva fatto quello stupido scherzo era rimasto tutta notte dentro. Accidenti! Presi il blackberry che mi ero trascinato dietro e mentre aspettavo il caffè chiamai mia moglie per chiederle come mai non mi avesse fatto cercare.
- Ciao Christine!
- Ah, eccoti qui... allora finito la notte al lavoro?
- Tu che ne sai?
- Come che ne so.. mi hai mandato un sms che il tuo capo ti ha chiesto di preparargli una presentazione con i risultati del semestre e quindi ti fermavi in ufficio tutta notte?!
- Non ti ho mandato nessun sms del genere... – dissi mordendomi le labbra
- Sei tutto scemo stamattina? Dai, come è andata?
- Nulla, poi ti racconto. Ci vediamo più tardi. Oggi torno presto
- Voglio sperare... tesoro Ciao!
- Ciao
Anche questo... ma come si è preso il permesso di scrivere sms per conto mio, entrare nella mia vita in questo modo, rinchiudermi in una stanza con il rischio di farmi soffocare? Chi caspita era e come aveva fatto? Uscii dal bar e tornai verso l’ufficio. D’Antonio aveva fatto prima del previsto. Si vede che le mie minacce a volte sono prese proprio sul serio... Gli raccontai quello che era successo e salimmo nel mio ufficio, dove Paula aveva velocemente ripulito tutto, spruzzando in giro un po’ di quel profumo di violette che fagocitava la puzza di fumo quando esageravo con le sigarette. Daphne arrivò qualche istante dopo e mi salutò ignara:
- Buongiorno Dottore. Tutto bene stamattina?
Andai verso di lei e appoggiai le mani alla sua scrivania. Dovevo avere gli occhi rossi di rabbia e quasi la bava alla bocca perchè lei mi guardò terrorizzata mentre le chiedevo:
- Daphne, risponda, mi ha per caso chiuso a chiave nella mia stanza ieri sera?
- Dottore, ma che dice? Si ricorda che sono andata via presto ieri per via del bambino...
- Lo so. Me lo ricordo, ma io sono rimasto chiuso a chiave dall’esterno in quella stanza, con i telefoni ed il cellulare che non funzionavano e porca miseria qualcuno deve pure aver fatto girare quelle maledette chiavi! – il tono di voce era cresciuto in modo allarmante al punto che D’Antonio mi portò via rassicurando Daphne e ci chiudemmo nel mio ufficio.
- Ascolta, non puoi reagire così. Adesso te lo troviamo il colpevole...
- Guarda qui... guarda qui per favore. E’ ancora qui la schermata con le tre.... oddio, ha risposto? Guarda... ho scritto come terza motivazione “C O N O S C E R T I” e lui ha risposto, ma quando? Quando sono sceso non lo aveva fatto e Antonio mi ha detto che non c’era nessuno?!
- Stai tranquillo. Appena arrivano quelli della Sicurezza Informatica guardiamo il tuo computer a fondo e vediamo chi è stato. Li ho appena chiamati. Stai tranquillo che lo troviamo quel figlio di puttana, lo troviamo. Mi gioco il posto, guarda...
- Fossi in te lo non lo farei. E’ proprio un bastardo... hai letto cosa ha scritto? “MI CONOSCI GIA’... SONO LA TUA COSCIENZA”
(continua)
Un cappello pieno di ciliege, di Oriana Fallaci
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Avevo iniziato a leggere questo libro molti anni fa e non ero riuscita a
superare le prime dieci pagine. Adesso, forse complice un’età più avanzata
e un...
5 mesi fa
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