mercoledì 26 maggio 2010

Nudo, foglie verdi e busto - Parte 6

Parte 6

8 Maggio, Praga
Il responsabile del ramo "sinistri top" dei Lloyds in Repubblica Ceca era nel suo ufficio, pensoso, con il giornale davanti aperto sulla scrivania: la notizia era quella di un furto, un grande furto d’opere d’arte. Il problema vero invece era che l'assicurato era uno dei suoi clienti.
Alle 11 in punto arrivò la telefonata che temeva di ricevere: prima di rispondere, guardò dritto negli occhi il suo assistente, con aria afflitta.
Poi prese un lungo sospiro, azionò il pulsante del vivavoce, e rispose:
"Pronto, Karl Mainer, Direzione Grandi Clienti. Come posso esserle utile?"
"Buongiorno Signor Mainer, sono l'avvocato Julio Jones, e chiamo per conto del mio assistito, il Signor Alexander Tusek. Immagino abbia già ricevuto il nostro fax."
"Sì, l'abbiamo ricevuto, e ne siamo costernati. Come si sente il Signor Tusek?"
"Beh, piuttosto scosso, come immaginerà: svegliarsi la mattina, scoprire che un fuoristrada, dopo aver devastato buona parte del giardino all'italiana intorno alla casa, ha sfondato la finestra del salone e si è introdotto in casa propria, è – già di per sé – uno shock. Accorgersi poi che dalla propria collezione privata sono stati sottratte quattro opere d'arte di inestimabile valore, questo è un colpo durissimo da sostenere. Pertanto non me ne vorrà se non potrò passarglielo all'apparecchio..."
"Certo, certo: comprendo. Gli significhi lei la nostra solidarietà, la prego."
"Grazie, presenterò. Ora, chiamavo per conoscere quali saranno i prossimi passi che dovremo intraprendere. La polizia ha già fatto il sopralluogo sulla scena del misfatto, ed ha già redatto i relativi verbali di effrazione e di furto. Ho già provveduto naturalmente ad inviarveli..."
"Sì, avvocato, li abbiamo già ricevuti, insieme anche alla perizia valutativa redatta dal vostro esperto di parte, il Dottor Keller. Guarda caso poi – non so se lo sapeva - il Dottor Abram Keller è anche il nostro esperto di riferimento, una persona degnissima e di grande capacità, uno dei massimi esperti oserei dire: non credo ci possano essere dubbi sulle sue stime, almeno non da parte di questa compagnia assicurativa..."
"Ah, bene! Vedi a volte le coincidenze? Questa cosa farà molto piacere al Signor Tusek. Vuol dire che ho consigliato bene il mio Cliente quando ho proposto proprio voi per queste polizze... E quindi?"
"E quindi... sto già facendo redigere l'atto di liquidazione. Dovrò prima inviarlo ovviamente a Londra, capirà, per la ratifica: non si tratta di un importo che possiamo trattare nella nostra autonomia..."
L'avvocato dall'altro lato del telefono rimase in silenzio, come volesse far intendere che era contrariato dalle pastoie burocratiche; il funzionario guardò il proprio assistente che se ne stava immobile in piedi di fronte a lui, con il viso terreo e gli occhi sgranati. Stava pensando alla sua famiglia, al suo lavoro, alla sua carriera: tutto dipendeva per loro due da quell'istante. Era chiaro che una mossa sbagliata con un Cliente del calibro di Alexander Tusek significava compromettere anni di lavoro in quella compagnia. Anche Karl Mainer stava pensando alle stesse cose; e quindi si affrettò ad aggiungere:
" … ma se non ci sono problemi, e sono sicuro che non ce ne saranno, già tra tre o quattro giorni avremo l'autorizzazione a rimborsare il sinistro.."
Una grossa goccia di sudore si staccò dai capelli del funzionario, e percorse tutto il suo viso, fino a scomparire nel collo della camicia già slacciato da una buona mezzora.
"Molto bene Signor Mainer: il Signor Tusek è felice che lei voglia occuparsi personalmente affinchè questa antipatica questione si risolva al più presto. Le farò avere già nel pomeriggio un appoggio bancario sul quale ci farete pervenire l'importo. Le auguro una buona giornata."
La comunicazione si chiuse, e l'assistente lo fissò con sguardo interrogativo: probabilmente aveva assistito a una delle telefonate più memorabili della sua carriera.
"Capo, a quando ammonta la perizia del danno?" chiese d'un tratto, curioso.
"Avrai letto anche tu di quel magnate che recentemente ha speso 106 milioni di dollari per acquistare un Picasso, vero? I giornali non dovrebbero pubblicare notizie del genere! Maledetti!"
"Non capisco! Perchè, Capo?"
"Perchè uno stronzo qualsiasi pensa di rubare un altro Picasso, e di fare un bottino di molti milioni!!! Non riesce a capire che non riuscirà mai a rivenderlo a nessun ricettatore, un pezzo simile: vede solo i 106 milioni di dollari che lo chiamano in sogno, e dice 'Perchè no?'. E poi a noi tocca risarcire il malcapitato ex-possessore..."
Si alzò, e si diresse verso l'armadio in fondo alla stanza: aprì l'anta inferiore, si chinò, spostò un finto gruppo di libri, e scoprì uno scomparto bar rifornito di superalcolici.
Guardò in faccia l'assistente, e riprese: "Io devo proprio farmi un burbon. Ne vuoi un goccio anche tu?"
"Ma, no.. grazie ma a quest'ora.."
"E pensa che questo stronzo non ne ha rubato uno, ma quattro. Quattro, capisci? Valutati trenta milioni di dollari!"
"Dovremo rimborsare trenta milioni di dollari!?!" esclamò sbalordito l'assistente.
Mainer lo guardò indulgente, sorridendo: "Trenta milioni ciascuno, caro mio..."
L'assistente impallidì: "Forse, adesso, quel bicchierino mi ci vorrebbe..."
Ora l’assistente ne era certo: poco prima aveva assistito davvero alla telefonata più indimenticabile non solo della sua carriera, ma di tutta la sua giovane vita.
***
8 Maggio, Zurigo
Quando squillò l'interfono, l'uomo stava leggendo attentamente la pagina finanziaria del quotidiano, cercando di cogliere un nesso tra le oscillazioni dello Yen e il costo delle option sul rame che stava monitorando da qualche settimana.
"Il Dottor Abram Keller sulla due, signore" disse la segretaria.
Sul viso rubizzo dell'uomo si disegnò un sorriso, e subito sollevò il ricevitore del telefono, premendo il tasto dela linea due.
"Pronto, Dottor Keller, come sta?" disse il tedesco, osservando il suo viso rubizzo riflesso nella grande vetrata, amava guardarsi mentre parlava. "E come sta il caro Signor Tusek? Tutto bene?"
"Buongiorno a lei. La chiamo per informarla che il Signor Tusek ha valutato positivamente la proposta del nostro accordo, ed era disposto a sottoscriverlo."
"Era?!?..." Il sorriso si era spento sulle sue labbra.
"Malauguratamente proprio stanotte alcuni malfattori si sono introdotti nell'abitazione del Signor Tusek, ed hanno asportato alcune preziosissime opere d'arte, tra cui quelle oggetto della nostra trattativa..."
Al tedesco si gelò il sangue nelle vene: non solo gli era appena sfumata la possibilità di concludere un grande affare con una provvigione molto lucrosa per lui, ma addirittura si profilava un problema ben più grosso. Tutti sanno che tali furti di opere d’arte sono generalmente su commissione, e il Signor Tusek, al quale lui stesso aveva appena fatto pervenire una offerta d'acquisto proprio per quelle opere, avrebbe potuto facilmente fare due più due, arrivando così a sospettare che fosse stato proprio a lui il mandante!
E tutti sapevano bene che non era salutare mettersi contro Alexander Tusek! Doveva sapere, doveva capire se stavano facendo quel ragionamento o meno, se lo stavano sospettando, doveva essere certo...
"Che tragedia! Come farò a dirlo al mio Cliente? Oh, che disastro...Ma chi può essere stato? Chi può essere tanto... pazzo da mettersi contro il Signor Tusek? Oh che follia..."
"Il Signor Tusek ancora non sa chi possa aver osato un simile atto. Comunque si scusa, ma l'affare – purtroppo – non potrà essere perfezionato per mancanza... dei soggetti interessati. Il Signor Tusek spera proprio che i suoi Clienti possano rimediare in altro modo a tale disdetta, rimpiazzando con altre opere quelle che il Signor Tusek non potrà più fornir loro..."
Il tedesco era sempre più spaventato: le parole dell'esperto antiquario praghese non lo stavano tranquillizzando affatto. Anzi, il fatto che citasse apertamente i suoi Clienti gòi metteva addosso ancor più timore: se ci pensava, gli sembrava che quelle parole velassero una strisciante minaccia: sembravano un avvertimento, un messaggio in codice...
Desiderò essere lontano mille miglia da lì: lui sapeva benissimo di non aver mai nemmeno pensato di ordinare una simile follia, ma... ma i suoi Clienti? Forse quei maledetti musi gialli pensavano di fregarli, tutti quanti? Si slacciò il colletto della camicia, allentando il nodo della lussuosa cravatta di Marinella, acquistata a Napoli qualche settimana prima.
"..E a tal proposito il Signor Tusek mi ha incaricato di farvi i suoi più sinceri complimenti per l'acquisto del famoso "Nu au Plateau de Sculpteur", il Picasso battuto l'altra sera da Christie's. Davvero un pezzo pregiato, che rivela un gran gusto del compratore. Proprio il pezzo che serviva, aggiungerei io.."
Ora l'ansia era elevatissima: il tedesco non riusciva quasi più a respirare, e il battito cardiaco era molto accelerato. Nei suoi occhi si dipinse la paura: immaginavano davvero che erano stati loro?
"Io non.. Noi.. Beh.. Non siamo stati noi… Cioè, dico: a New York…"
"Non si disturbi a negare. Sappiamo benissimo entrambi che certe attività non si possono ammettere, per il bene dei nostri rispettivi Clienti. Ma entrambi altrettanto benissimo sappiamo anche come va il mondo, e chi è che fa che cosa, non è vero? Bene, buona giornata. E porti i saluti di Alexander Tusek ai suoi Clienti…"
L'uomo restò per qualche secondo con il ricevitore in mano: le ultime parole continuavano a rimbombargli nelle orecchie, e più le riascoltava, più non gli piacevano. Sembravano proprio una minaccia di stampo mafioso…
Quando finalmente riattaccò, vide di nuovo il suo viso riflesso nella vetrata: adesso c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo. Non ne era proprio certo, ma forse poteva essere terrore...
***
8 Maggio, Milano
Raffaella Masini concluse la connessione cifrata con il sito web di una banca lussemburghese, e chiuse il portatile. Allungò le gambe sotto il grande tavolo della biblioteca, e guardò fisso dinanzi a sé, persa nei suoi pensieri.
Erano state tre settimane densissime di attività, da quella mattina dopo Pasqua in cui le avevano offerto quel lavoro di mediazione.
In un primo tempo avrebbe voluto rifiutare: non era proprio il suo lavoro. Lei si era sempre occupata di spionaggio industriale, aveva anche collaborato con prestigiose agenzie di intelligence, ma l’arte…
Eppure l’uomo dall’altra parte del filo l’aveva convinta, con quel suo inglese molto ‘mitteleuropeo’ e la sua sicurezza sorniona. Chissà se era tedesco? Svizzero? Mah.
Ed allora, con la professionalità che la contraddistingueva, si era studiata tutto il catalogo di Christie’s, calandosi perfettamente nella parte della gallerista. Era stata dura, ma…
Passò la mano sul coperchio del piccolo pc: le piaceva sentir scorrere sotto le dita la superficie lucida e nera dell’oggetto tecnologico.
Finalmente, dopo tanti giorni di tensione, si sentì rilassata e… felice.
Felice? Sì felice!
Da quanto tempo non provava più quella sensazione appagante?
Guardò il suo volto riflesso nel vetro dei finestroni, e si sistemò con un gesto morbido l’onda dei suoi capelli sulla fronte. Era davvero felicità, quella?
Certo, due milioni di dollari accreditati sul quel conto cifrato erano una bella soddisfazione: ma non era sicura che fosse solo per quello.
Si alzò, raccolse il netbook e lo depose con attenzione nella borsa tracolla di Piquadro in pelle arancione, poi trascinandosi un trolley da cabina in pendant uscì in strada, alla ricerca di un taxi.
Un turbinio di pensieri le si agitavano per la testa: per chi aveva lavorato? Non lo sapeva nemmeno lei. Sulla transazione il mittente era un altro conto cifrato, anche se lei era riuscito a scoprire che la manca emittente era ubicata alle B.V.I., le Isole Vergini Britanniche, uno dei tanti paradisi fiscali. Usati anche dalla Mafia. Un ombra le passò sullo sguardo: e se lei non fosse riuscita a portare a casa la trattativa? Cosa le sarebbe potuto succedere?
E Phil? Già, Phil. Non è un uomo che, una volta conosciuto, si possa dimenticare facilmente…
Fermò un taxi di passaggio, e salì : "Stazione centrale"
L’ombra di un attimo prima si era già diradata.
"Va in vacanza, signorina?" chiese sorridente un ciarliero tassista che ostentava un viso da vecchio milanese, guardandola nello specchietto retrovisore.
"A Venezia" rispose lei.
"Ah, bene, speriamo che ci sia il sole.."
Raffaella Masini sorrise. Questa volta non era necessario poter visitare la città: il programma era un altro…
***
8 Maggio, Roma
Appena sceso dalla cabina dell’aereo, Phil accese il suo cellulare. Non che qualcuno lo stesse aspettando, lì a Roma, ma era in impaziente attesa comunque di avere una notizia …
Recuperò la sua valigia, e si diresse verso il centro Avis dell’aereoporto: avrebbe dovuto noleggiare una macchina europea, e la cosa, viste le sue dimensioni fuori dallo standard del vecchio continente, non lo metteva mai di buonumore.
Appena fuori dal terminal internazionale, il Blackberry vibrò.
"Ah, finalmente!" pensò Phil, e lesse la mail.

RICHIESTA AUTORIZZAZIONE ACCREDITO.
Secure Bank Tranfer
Importo: USD 2,000,000.00
Beneficiario: *********
Codice BKT: BVI2010CITY02
Per favore, confermare con codice segreto
"Facciamo subito, prima che ci ripensino!" disse ad alta voce, rispondendo al messaggio con un codice di sedici cifre.
La notizia dell’accredito del suo compenso aveva rasserenato l’americano.
Erano giorni che pensava e ripensava a quell’incarico: promessi due milioni di dollari da un Cliente sconosciuto, e per di più solo per partecipare a un’asta; non solo: le istruzioni erano di fermarsi al raggiungimento di un valore limite, valore che ‘il Cliente’ riteneva insuperabile.
Mah, c’erano cose che non riusciva a capire: nessuno gli aveva mai detto di fermarsi. Di solito, se il pezzo lo volevano, nessun prezzo era troppo elevato. Invece stavolta…
Allora lui aveva preteso che il compenso gli fosse accreditato sul suo conto cifrato alle Isole Cayman, e il Cliente non aveva battuto ciglio; ed infatti il Transfer veniva da una banca delle B.V.I., lo si capiva dal codice BKT. O per lo meno, lui ormai lo sapeva bene.
Comunque era stato pagato, e la cosa per lui finiva lì.
Ora bisognava riposarsi adeguatamente.
Salì sulla Mercedes coupè scura, e subito abbassò il tettuccio elettrico reclinabile: la giornata era decisamente primaverile a Roma, e almeno nel tratto cittadino fino all’ingresso dell’autostrada si sarebbe goduto quel bel teporino italiano.
L’auto viaggiava silenziosa e sicura, e Phil sorrise, pensando alla sua prossima vacanza.
"Venezia, sto arrivando."
(segue)

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