PREMESSA: sebbene stia postando questa storia, avevo in mente di non renderla pubblica finchè non fosse stata abbastanza lunga da essere considerata un romanzo... ma poi mi sono accorto che appena tre pagine in un paio di mesi sono davvero poche, perciò inizierò a pubblicare questa storia a cadenza settimanale a partire da lunedì prossimo, in modo da spronarmi a scrivere qualcosa di concreto.
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JILIEN
Prima Parte
Gocce di pioggia le bagnarono il viso, svegliandola dal sonno che l’aveva presa poche ore prima. Impiegò un momento a realizzare dove fosse: non si era ancora abituata a quella vita fatta di continui spostamenti, sebbene nella stessa città. Jilian si alzò a malincuore, nonostante sapesse che doveva trovare un riparo. Una volta in piedi, si guardò attorno per determinare l’ora dalla posizione del sole: l’alba stava per sorgere ma si riusciva lo stesso a intravedere il contorno delle case squadrate della città, soprattutto dalla vista che deriva dall’essere sopra il tetto di una di quelle. Proprio per il fatto che poteva godere di un così bel panorama, Jilien rimase a fissare l’orizzonte, nel punto in cui il sole iniziava a spuntare.
Dopo essersi riscaldata i muscoli con una ginnastica leggera, si sporse oltre il muro per vedere a che altezza fosse: sembravano almeno sei o sette metri e il tetto più vicino al terreno era a cinque metri di distanza. Tornò al punto dove aveva dormito fino a qualche minuto prima e raccolse la borsa sulla quale si era coricata e controllò che fosse presente tutto ciò che aveva lasciato il giorno prima: una pagnotta, pochi soldi che era riuscita a “racimolare”, come diceva a sé stessa, e il ciondolo che le aveva sempre portato fortuna, o almeno così le piaceva pensare.
Dopo aver rimesso le cose nella borsa se la mise a tracolla e passi misurati arrivò all’estremità opposta della casa. Si girò verso il tetto dell’abitazione più vicina, scrollò le spalle e corse verso il ciglio della casa. All’ultimo passo spiccò un balzo, atterrando mezzo metro all’interno del tetto facendo una capriola per attutire l’impatto. Si alzò nuovamente per cercare un punto dove scendere e, una volta trovato, si aggrappò con le mani al tetto e si calò dalla casa, prima appigliandosi ad una delle finestre e poi lasciandosi cadere, atterrando per strada senza fare rumore.
Una volta a terra, si guardò in giro per vedere se qualcuno l’avesse notata ma per fortuna a quell’ora stavano ancora tutti dormendo. Si girò verso il vicolo più vicino e ci si infilò dentro, sapendo esattamente dove andare. Percorse tutta la stradina, fino a sbucare su una via più grande, una delle vie principali della città di Mohrsen, uno dei centri più importanti della regione per commercio e per la sua posizione, vicino al confine sud. Percorse la via maestra verso il sole nascente in quasi tutta la sua lunghezza, a passi veloci e con il cappuccio sulla testa per evitare di essere riconosciuta dalla gente mattiniera che sporadicamente incrociava sulla via.
Quando passò vicino ad una bacheca di legno su cui erano affisse i ritratti dei ricercati, si fermò un momento per vedere se la sua figura rientrava tra i criminali. Solo tre cartelli, con altrettante figure, erano appese alla bacheca: un uomo sulla quarantina, colpevole solo di vagabondaggio; lei con un accusa di ripetuti furti e con una taglia di quasi cinquecento monete. Sorrise nel vedersi esattamente come si era ricordata: capelli corti che non riuscivano a nascondere gli occhi blu che l’avevano caratterizzata sin dalla nascita, un viso che lei reputava bello e, nella descrizione che si poteva leggere sul fondo della pagina, una serie di testimonianze che affermano di aver visto una specie di coda uscire dal corpo della ragazza. Jilien ridacchiò nel vedere che quel particolare era comune in tutte le sue “apparizioni” e che suscitava ancora parecchia paura e timore reverenziale. Smise di sorridere quando passò a vedere l’ultima persona accusata di essere un criminale: un viso, coperto da un cappuccio che non lasciava scoperto niente se non un paio di occhi glaciali, sia come sguardo che come colore.
Come se la vista di quello sguardo non fosse già abbastanza spaventosa, Jilien si pietrificò davanti alla lista di persone che risultavano essere assassinate da quella persona: molti uomini politici, ma anche soldati d’alto rango e gente molto influente. Si riscosse solo dopo qualche minuto, quando sentì delle voci di uomini che si avvicinavano. Si accertò che il suo volto fosse ben coperto e si allontanò, ma non fece in tempo a fare che pochi passi che una delle voci disse a voce alta –Alt! Chi è là?-
Jilien si voltò lentamente per scoprire chi aveva parlato e si ritrovò di fronte due membri dell’esercito cittadino, uomini che in tempo di pace svolgevano ruoli di pubblica sicurezza.
-Fatti riconoscere!- continuò il militare.
Jilien rispose –Sono solo di passaggio, signori… ho fatto qualcosa che non dovevo?- chiese cercando di mettersi tra gli uomini e la bacheca dei criminali, per evitare che disgraziatamente uno di quei due potesse riconoscerla tra i ritratti, nonostante la pioggia fine rendesse impossibile distinguere i tratti ad una distanza maggiore di un metro
-No, ma per regolamento ogni cittadino trovato fuori dalla propria abitazione tra il tramonto e l’alba deve identificarsi… perciò chi sei?- chiese uno dei due uomini, quello più giovane.
Jilien continuò a muoversi per ostruire la visuale dei ricercati –Sono… sono solo una lontana parente di uno dei cittadini di questa città- -Speriamo che se la bevano…- pensò tra sé e sé
-Ah sì? E di chi saresti parente, di grazia?- insisté la guardia più anziana
-Di certo non lo conoscete… Noi in famiglia lo chiamiamo Zio Herm-
-Zio Herm?- chiese perplesso il militare giovane
-Sì, Zio Herm. E ora, se non vi dispiace, dovrei andare in una locanda per dormire un po’. Sapete come sono le riunioni di famiglia, si inizia con un bicchiere e si finisce con la bottiglia in mano…- mentre diceva questo, Jilien tentò di dare alle sue parole un tono biascicato, come se avesse effettivamente bevuto un po’ troppo
-Va bene… continua pure- concluse la guardia anziana -Ma non combinare guai, intesi?-
-Non si preoccupi, signore- rispose Jilien facendo un saluto militare molto ironico.
-Ora vai, però. Non ti voglio vedere in giro a bighellonare quando arriverà il governatore della provincia- continuò in tono seccato la guardia
Jilien annuì e andò dritta tra i due militari, sbattendo per sbaglio contro una delle due -Scusate ancora…- disse
La guardia giovane si girò verso di lei per rivolgerle un occhiata minacciosa, ma vide che la cintura che sorreggeva le braghe della ragazza si stava muovendo. Ci mise un attimo a ricordare dove aveva sentito di una cosa del genere -Ferma!- urlò a Jilien. La ragazza si bloccò sul posto e girò solamente la testa
-Qualche problema?- chiese con un sorriso
-So chi sei… Ladra!- le urlò la guardia e si lanciò verso la ragazza con l’intento di prenderla.
Jilien fece un unico salto poco prima che la guardia la raggiungesse e atterrò decisa sulla sua testa, sbilanciandolo e facendolo cadere a terra, senza mai togliersi il sorriso sulla faccia.
La seconda guardia, vedendo la scena, decise di intervenire, ma non riuscì a fare che pochi metri prima che la ragazza, con un salto incredibile, tirasse un potente calcio in pieno petto all’uomo, mettendolo al tappeto.
Dopo essere atterrata con grazia, Jilien si guardò intorno ma non vide nessuno, così decise di divertirsi ancora un po’. Si avvicinò alla guardia giovane e disse -La prossima volta, ricordati che è da maleducati guardare le fattezza di una signorina- e detto ciò si girò e schiaffeggiò la nuca del soldato con la coda, soffocando una risata divertita. Dopo aver deciso che aveva perso fin troppo tempo, attorcigliò la coda come era prima di quell’incontro, ovvero intorno alla vita, e riprese a camminare verso est, lungo la via principale, sapendo che di lì a poco avrebbe trovato una taverna dove avrebbe potuto restare all’asciutto per un po’.
Continua...
Zucchero bruciato di Avni Doshi
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Scritto molto bene, il libro è ricco di immagini insolite, originali, e le
quattrocento pagine circa scorrono leggere, attraversando il dolore di un...
2 anni fa
Davvero intrigante! Mi inquieta la cadenza settimanale (sono curiosa per natura).. ma tant'è :-)
RispondiEliminaMeno che settimanale la cadenza non riuscirei a mantenerla... al contrario di te, io (putroppo) non scrivo molto
RispondiEliminaJilien, eh? E con la coda!
RispondiEliminaHai fantasia non solo da vendere, ma ci puoi fare un discount!
Bella! Attendo impaziente la seconda puntata, Xyoai e ritorno!
curioso, interessante, inaspettato
RispondiEliminaGrazie a tutti per i commenti positivi!
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