Ludovica guardò
Elettra, aspettando che finisse il sorso di birra.
Scrutò il suo viso, ripensando a
quanto da poco in fondo fosse nata la loro amicizia, nonostante si conoscessero
da una decina d’anni.
Capita, pensava Ludovica, che
“conosci” qualcuno perchè i figli frequentano la stessa scuola, ti vedi quasi
tutti i giorni davanti ai cancelli, tifi alle stesse partite di calcio, passi i
pomeriggi ad aspettarli alle feste di compleanno. Ma in fondo, non sai davvero
chi c’è dentro quel corpo che conosci e frequenti e a volte non ti interessa
nemmeno. Ludovica era convinta che le vere amicizie sono quelle che nascono
giorno dopo giorno: quando senti che la persona che sta di fronte a te “vale la
pena” di essere “vissuta” o quando inizi ad accumulare, in modo a volte
inconsapevole, alcuni “stralci di vita” che diventano importanti emozioni e
ricordi per entrambi. Fino ad allora, rifletteva, era rimasta chiusa in se
stessa, senza lasciare che nessuno varcasse quella soglia della sua anima, dove
preferiva restare da sola, in silenzio.
Elettra era stata un’eccezione
per lei: le lunghe chiacchierate ai bordi della piscina e le emozioni legate
alla scrittura avevano spianato lentamente una strada, a sprazzi di piccole
confessioni e veloci occhiate d’intesa e Ludovica si era alla fine convinta che
valesse davvero la pena incamminarsi lungo quel sentiero. Così aveva proposto quel
“viaggio insolito” sui Navigli, insolito per loro che erano abituate a
trascorrere le serate sui divani di casa, mentre i figli dormivano (da piccoli)
o fingevano di farlo (ora che erano più grandi) ed i mariti erano via da casa
per lavoro.
I due bicchieri erano appena
stati riempiti per la seconda volta e la spuma ancora scoppiettava, dissolvendo
le bianche bollicine. Ludovica si accese una sigaretta ed aspirò il fumo dritto
in gola. Il locale che avevano scelto per la loro serata da single era uno dei
pochi che aveva investito nell’impianto di aerazione, per consentire ai clienti
fumatori di farsi un doppio giro di bionde: quelle da bere e quelle da fumare.
- Allora, che ne pensi? – Ludovica ripetette la
domanda a Elettra, aspettando con ansia la risposta.
- Mi sembra un po’ azzardato, Ludo... – rispose
titubante Elettra.
- Ma perchè? – insistette Ludovica – In fondo il
blog nè lo scrive, nè lo guarda quasi più nessuno. Siamo rimaste io e te, prendiamone
atto... Secondo me vale la pena di
puntare a qualcosa di più grande... no? Credo sia il momento...
- Sì, ma addirittura un libro con la nostra
storia...
- Guarda... sedici capitoli se ne vanno con le
storie dei blogger. Chi sono, cosa fanno, perchè scrivono... due a testa e
siamo a posto. Possiamo anche inventarceli i blogger, mica dobbiamo per forza
aderire alla realtà, se questo è il tuo timore... Poi il viaggio e siamo già
oltre la metà.
- Quale viaggio? No, no... ripetimi la storia...
mi sono distratta...
- Ah... capisco da cosa sei distratta... – le
sorrise Ludovica, guardando alla sua sinistra.
- No – sussurrò Elettra per non farsi ascoltare
dai vicini di tavolo. – O sì... anche quello... ma non è solo quello. Cinema?
Ascolta un po’...
Ludovica si acquietò. Spense la
sigaretta, accostò il bicchiere alle labbra e fingendo di sorseggiare con calma
la birra, drizzò le antenne per poter ascoltare la conversazione che aveva così
attirato l’attenzione di Elettra.
«Il regista non
riesce ad arrivare qui prima di venerdì prossimo.» disse Moro.
«Ma abbiamo così
tante cose da fare, Ste, che non ce ne accorgiamo... Hai visto la piccola?»
disse Biondo.
«Un viso perfetto.
Proprio quello che lo sceneggiatore aveva in mente... Dove l’hai scovata?»
disse Moro.
«In treno. Tornavo
a Roma per il funerale di mia nonna e lei era lì. Di fronte a me. Non riuscivo
a credere ai miei occhi... Ho cominciato a parlarle e mi sono detto “E’
lei...”. Ha appena finito l’università, è a caccia di lavoro... ho fatto uno
più uno e le ho fatto la proposta. Le ho dato la sceneggiatura da leggere, in
treno. Mi ha scritto subito dopo, nel pomeriggio. Un SMS. E’ entusiasta! Ha
accettato...» disse Biondo.
«Il problema però
è che la sceneggiatura è a metà. Quello stronzo di Davide proprio ora doveva
mollarci?» disse Stefano il Moro.
«Troveremo
qualcuno... stai tranquillo...» disse Biondo.
Ludovica appoggiò il bicchiere. Le luccicavano gli occhi e guardò
Elettra, riprendendo il discorso ad alta voce, appositamente per farsi sentire
dai due vicini.
- Allora, la storia che avevo in mente è questa: otto
blogger si ritrovano insieme, lanciano un blog di racconti che va a gonfie
vele, ma poi improvvisamente quasi nessuno gli sta più dietro. Chi ha da fare
con il lavoro, chi con la casa, chi con la scuola, chi con la famiglia...
Insomma, solite cose... Nessuno ci tiene, ci tiene davvero, intendo... tranne
loro due... ne fanno quasi una malattia...
-
E il capo?
- Preso, anche lui... troppo preso anche solo per
accorgersi che quelle due un po’ ci soffrono...
- Due donne?
- Sì... sì credo sia meglio... ci viene meglio,
non credi?
-
Già...
- Insomma... le due decidono di scrivere un libro
raccontando come sono arrivate lì. Dobbiamo trovare il cuore del libro...
qualcosa per cui litigano, fra loro o con gli altri... non so... un concorso? diritti
d’autore? Qualcosa per la quale le relazioni si complicano, si aggrovigliano...
una storia tra i personaggi... un caso editoriale? Non so, non ci ho ancora
ragionato su come si deve... Comunque le manderei a fare un viaggio insieme, come
Thelma e Louise, hai presente?
- Brad è mio! – scoppiò a ridere Elettra.
- Dàii... stai attenta... Un viaggio durante il
quale le protagoniste “crescono”, si rendono conto che il blog non può essere
la loro sola vita e in qualche modo ripensano al tutto, tornano indietro,
riagganciano i rapporti con gli altri... Insomma c’è ancora da lavorarci, ma
l’idea è questa... allora?
- Non so se sono pronta a scrivere un libro... e
poi lo sai che per noi il blog “è” un po’ la vita... sia io che te amiamo
scrivere, è un’appendice delle nostre emozioni. Non possiamo farne a meno...
«Scusate
ragazze... sono incappato per caso nella vostra conversazione» disse Biondo
togliendosi gli occhiali e appoggiandoli sul tavolo. Due fari verdi
incrociarono gli occhi di Ludovica, che guardò Elettra come per dirle “Ci siamo!”.
- Certo, con
i tavolini così vicini di questo locale è facile “incappare” nelle
conversazioni degli altri, “per caso”... – gli sorrise Ludovica.
- A me capita sempre “per caso”... – aggiunse Elettra guardando Moro di fronte a
sé.
«Voi... sì,
insomma voi “scrivete”?» disse Moro rivolgendosi a Elettra.
- Sì, un blog... – rispose Elettra.
- Oh... ma anche altro – aggiunse Ludovica –
stiamo facendo il salto proprio adesso! Ragionavamo su un libro...
«Mai pensato di
scrivere una sceneggiatura?» disse Moro.
- No – rispose Elettra – perchè?
«Il nostro
sceneggiatore ci ha dato buca a metà dell’opera.» disse Biondo «ma sono convinto
che questa sia la mia settimana fortunata! Ho trovato l’attrice per una parte
minore ma ostica, un volto di una venticinquenne molto particolare... l’ho
trovato per caso... e se voi foste brave... magari... » e lasciò in sospeso la
frase per invitare Elettra e Ludovica a continuare.
-
Magari...? Noi abbiamo lavoro, famiglia e
impegni extra. Scriviamo principalmente di notte. Cosa ci stai proponendo
esattamente? A proposito... Io sono Ludovica.
Le presentazioni si susseguirono
a ruota: Elettra, Stefano e Manuel.
«La storia è
per uno sceneggiato televisivo della Rai.» intervenne Manuel il Biondo «Un
thriller. Una donna viene trovata morta alla periferia di Milano, presso un
parco. Si pensa al solito omicidio per stupro, ma poi un po’ di cose non
tornano. Una ragazza giovane, una vagabonda ha visto tutto, ma non parla. Non
ha proprio la parola: l’ha persa da piccola. Uno psicologo la segue e cerca di
creare un rapporto con lei per poter capire cosa è successo al parco. »
- Bella! Ma dov’è il problema? – chiese Ludovica.
«La
sceneggiatura è a metà. Davide ci ha mollato ed ora non abbiamo chi ci scrive
la storia... » spiegò Stefano.
- Possibile? Uno sceneggiato della Rai e non si
riesce a trovare nessuno per scriverlo? Mm... siete messi male, ragazzi... e
faccio anche fatica a crederci... sa di balla... vero Ludo? – chiese Elettra,
sorridendo all’amica.
«Beh, in realtà
è una serie di sceneggiati tesi a presentare nuovi volti nel mondo del cinema e
dello spettacolo. Devono essere tutti “di primo pelo”: dagli attori, ai registi,
agli sceneggiatori, eccetera... quindi dobbiamo trovare qualcuno che non abbia
mai fatto questo mestiere... voi sareste perfette!» spiegò Manuel.
- Io ci sto! – disse Ludovica, guardando Elettra,
sperando che accettasse anche lei.
- Ma... – rispose cautamente Elettra, raffrendando
l’entusiasmo genuino di Ludovica – quali sono i termini di questa
collaborazione?
- Ferma! – la bloccò Ludovica – stasera non ho
voglia di parlare di lavoro. Che ne dite se ci godiamo la serata e nei prossimi
giorni discutiamo dei dettagli di questa storia?
«Credo sia
perfetto... !» le rispose Manuel, accarezzandole lo sguardo con un sorriso.
«Aggiudicato!»
accettò Stefano, guardando Elettra che brindava in alto con il suo bicchiere
quasi vuoto.
- Cameriere, champagne! – ordinò Elettra, facendo
l’occhiolino a Ludovica.
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